La produzione italiana è in crisi, la moda italiana di più
Glaciazione delle vendite e un'eccessiva dipendenza dagli export pesano sulla cassa
25 Settembre 2024
Di recente ISTAT ha pubblicato i dati relativi al calo della produzione italiana relativi allo scorso luglio – un calo che prosegue da diciotto mesi e che soprattutto interessa il settore del tessile e dell’abbigliamento, che con la sua flessione del 18,3% è il più tormentato di tutto quanto il panorama industriale e manifatturiero italiano. Questi dati, un po’ stringati nel comunicato ufficiale di ISTAT, hanno trovato un’eco nei dati sull’industria della moda presentati durante la conferenza della Camera Nazionale della Moda Italiana in preparazione della Milan Fashion Week, che ha parlato di un forte rallentamento per il settore della moda italiana nel 2024 dopo un primo boom post-pandemico. Nel 2024, secondo le proiezioni, le vendite del settore della moda e delle industrie connesse (tessile, abbigliamento, pelletteria, calzature, gioielli, occhiali e cosmetici) dovrebbero diminuire del 3,5%, attestandosi a un giro d’affari di 97,7 miliardi di euro. Questo dato rappresenta una contrazione rispetto ai 101,3 miliardi di euro registrati nel 2023, anno in cui il settore aveva comunque segnato una crescita del 2,5% rispetto all'anno precedente che a sua volta aveva visto un aumento del fatturato del 20,8% rispetto al 2021. C’è stata poi una contrazione del 6,1% delle vendite nella prima metà del 2024, che prosegue dalla seconda metà del 2023. Migliore la salute delle esportazioni, che nel 2023 sono cresciute del 2,9% e hanno raggiunto gli 88,8 miliardi di euro, e che secondo le proiezioni di quest’anno dovrebbero continuare a crescere del 5,5%, per un valore complessivo di 93,7 miliardi di euro – ma solo perché il valore è in crescita non significa che il dato sia complessivamente positivo.
@nssmagazine We had the opportunity to visit the Italian factory where Nike created the “Every Stitch Considered” collection, a project that combines the focus on Swoosh’s technical materials with the meticulousness of Made in Italy craftsmanship. Observing closely the production process, we can only be optimistic about the future of luxury sportswear. @Nike #NikeESC #nike #factory #swoosh #sportswear #madeinitaly #process #knitwear #italia #italy original sound - nss magazine
Soltanto nei primi cinque mesi del 2024, le esportazioni sono cresciute del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2023 ma a disparità di categorie: quelle di tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature sono scese del 3,8%, mentre quelle di gioielleria, occhialeria e cosmetica sono salite del 29,6%, nello specifico, la gioielleria ha visto un'incredibile crescita del 58%. Si capisce però che questi dati riguardano categorie che coprono una minima parte del mondo degli accessori e del beauty, quasi come a dire che il core business di numerose aziende si sta esaurendo. A supporto del quadro delineato dal CNMI, i dati ISTAT rivelano ulteriori segnali di debolezza per l'intero settore ma soprattutto per la moda che per tessile, abbigliamento, pelli e accessori ha visto un calo drammatico del 18,3%, mentre il comparto della fabbricazione di mezzi di trasporto, il secondo più colpito, ha subito una riduzione dell’11,4%. La situazione critica del settore moda, specialmente nel comparto tessile e abbigliamento, si riflette nelle difficoltà del distretto della pelle di Firenze, tra i più colpiti dalla riduzione degli acquisti di prodotti italiani da parte delle grandi griffe. Tra gennaio e luglio 2024, secondo Il Sole 24Ore, la produzione del comparto tessile-abbigliamento è diminuita di quasi 11 punti percentuali – un dato drammatico che deriva anche dall’attuale difficoltà di reperire maestranze come sarte, pellettieri, artigiani e in generale operatori specializzati nel campo della manifattura. Anche l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, con il petrolio Brent che ha raggiunto un valore medio di 84,2 dollari al barile tra aprile e agosto 2024, rappresenta una sfida.
Produzione industria a luglio -0,9% mensile, -3,3% annuo.
— Claudio O'Neale Torbinio (@My_Salute) September 12, 2024
Crolla soprattutto la produzione tessile, -18,3% su anno
Ma abbiamo la "Piena occupazione", di nullafacenti sottopagati.
Il settore della moda, in particolare il lusso, risente inoltre di un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, sia per l'incertezza economica globale (le forti tensioni geopolitiche pesano sui costi di produzione e trasporto anche se l’economia internazionale regge) che per una crescente attenzione verso consumi più consapevoli e sostenibili. La riduzione della domanda di articoli di alta gamma sta penalizzando le aziende italiane, che sono fortemente dipendenti dalle esportazioni di prodotti di lusso e che dunque non solo soffrono per l’impoverimento generale del settore sul piano della domanda globale (la scorsa settimana Barclays ha definito la debolezza dell’economia cinese «strutturale e non ciclica» in riferimento ai consumi di lusso che non dovrebbero riprendere) ma anche per il rallentamento produttivo e, infine, per il calo delle esportazioni.