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Cos’è Glassdoor e perchè spaventa la moda?

Una finestra sulle condizioni lavorative dei brand di lusso

Cos’è Glassdoor e perchè spaventa la moda? Una finestra sulle condizioni lavorative dei brand di lusso

«Pro: solo la macchinetta del caffè Nespresso, Contro: Da dove iniziare? Un po’ tutto»: è uno dei commenti che si leggono su Glassdoor, piattaforma online fondata nel 2008 che rende possibile agli utenti di recensire il loro posto di lavoro, attuale o passato. L’idea dietro al sito è nata da un errore del fondatore Rich Barton, magnate dell’internet, che durante la sua carica da CEO di Zillow (la piattaforma americana per la compra-vendita di immobili) aveva per sbaglio stampato in ufficio le recensioni annuali sui dipendenti, con tanto di note sull’aumento - o meno - di tutto il personale dell’azienda. Parlandone dopo anni con alcuni amici, Tim Besse e Robert Hohman (attuale CEO), è arrivata l’eureka. In un mondo pieno di piattaforme come LinkedIn, Indeed e varie, mancava una piattaforma che ribaltasse la narrativa, mettendo al centro il lavoratore. Glassdoor non è una discarica emotiva legata alle frustrazioni lavorative, quanto piuttosto un alleato per le persone in fase di assunzione in cerca di pareri imparziali sul loro possibile posto di lavoro. Sebbene nel tempo il focus si sia allontanato dalle sole recensioni, ora Glassdoor si sta concentrando sul creare dei profili aziendali, considerando vari parametri che vanno dalla media della retribuzione, ai benefit, passando per i processi di selezione. Nelle ultime settimane, Glassdoor ha fatto scalpore per essere stato al centro delle accuse di abusi contro la designer inglese Phoebe Philo e la sua azienda. Da lì è sorta un’altra questione: come si comportano i brand di moda con i loro dipendenti? 

@elileviofficial if only i checked @glassdoor first #nyc #marketingscam #joblife #jobinterview #linkedintips I want to buy a gun - Teagan

Gli aggiornamenti di Glassdoor, in particolare l'ultimo, hanno reso la piattaforma sempre più affidabile, soprattutto grazie all'autenticità delle recensioni. Infatti, non è possibile pubblicare un giudizio su un'azienda senza prima verificare che la persona abbia effettivamente lavorato lì. Il documento richiesto dalla piattaforma per questa verifica? Una busta paga o, in alternativa, una spiegazione dettagliata della remunerazione, comprensiva di benefit, giorni di ferie e altre informazioni rilevanti. Nel mondo della moda, dopo le accuse rivolte a Phoebe Philo e tanti altri prima di lei, è diventato quasi naturale chiedersi come performino i brand di lusso su Glassdoor prima di mandare un application. Il brand dell'ex direttrice creativa di Celine ha una media di 1,3 stelle, mentre la maggior parte delle case di moda si piazzano intorno alle 3,5 stelle. Tra i marchi con le valutazioni più alte troviamo Chanel, Hermès e Alexander McQueen, quest'ultimo con il miglior punteggio di 4,2 stelle. Invece tra i brand con le valutazioni più basse ci sono Stella McCartney e Oscar De La Renta, che restano sotto le tre stelle. La maggior parte delle recensioni negative per questi marchi riguarda le lunghe e faticose ore di lavoro e l'ambiente tossico negli uffici. 

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Per quanto riguarda i grandi gruppi, sia LVMH che Kering mantengono punteggi mediamente alti, con rispettivamente 3,9 e 3,7 stelle, accompagnati da molte recensioni che esprimono grande rispetto per il posto di lavoro. Tuttavia, emergono alcune discrepanze all'interno del Gruppo Prada: mentre Miu Miu non riesce a superare le 3 stelle, con numerose critiche rivolte al management, Prada si allinea con la media dei brand di lusso, ottenendo 3,5 stelle. Nonostante ciò, nessun marchio risulta immune alle numerose recensioni negative che segnalano orari di lavoro frenetici, un equilibrio tra vita privata e lavorativa quasi inesistente e, in alcuni casi, abusi verbali da parte dei vertici aziendali.

Come tutte le piattaforme di recensioni, il principale obiettivo di Glassdoor è sempre stato quello di riequilibrare i rapporti di potere all’interno dei luoghi di lavoro, offrendo ai dipendenti uno spazio dove possono sia elogiare l’azienda per cui lavorano, favorendone la crescita, sia denunciarne le problematiche e la cattiva gestione, distruggendo la reputazione del marchio. Alcune tra le più grandi multinazionali, come Nike, Facebook e Electronic Arts hanno riportato che durante i colloqui di lavoro, gli stessi candidati presentano agli HR alcune recensioni negative di Glassdoor, chiedendo delucidazioni sulle accuse. Le nuove generazioni non sono più disposte a tollerare un panorama lavorativo in cui abusi e tossicità vengono accettati come parte integrante della “gavetta” o come necessarie per la crescita professionale. Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un’ondata di accuse di violazioni dei diritti umani e delle norme lavorative contro giganti della moda come Dior e Giorgio Armani, smantellando così quel “velo di omertà” che per decenni ha protetto l’industria della moda. Questo fenomeno ha messo in evidenza una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori, che non temono più di denunciare pubblicamente ingiustizie e comportamenti scorretti. Le aziende, d’altra parte, sono ora costrette a confrontarsi con una crescente trasparenza, che rende difficile nascondere pratiche inadeguate dietro la loro immagine patinata.