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Storia delle bandiere anglofile nella pop culture

Torneranno davvero?

Storia delle bandiere anglofile nella pop culture   Torneranno davvero?
Alexander McQueen
Stromzi, Glasto 2019
Dilara Findikoglu
Marc Jacobs SS16
Michele Lamy for Heaven by Marc Jacobs
Marc Jacobs SS16
Moschino SS16
Miguel Androver
Miguel Androver
Alexander McQueen
Alexander McQueen for David Bowie
Kate Moss in archival Galliano
Alexander McQueen FW 2008-09
The Rolling Stones in Texas, 1975
The Who
Sex Pistols God Save the Queen
The Sex Pistols
The Sex Pistols
Vivienne Westwood
Vivienne Westwood
Vivienne Westwood
Geri Halliwell Brit Awards 1997
Dua Lipa Brit Awards 2021
Liam Gallagher
Liam Gallagher
Kate Moss
Kate Moss for Galliano SS93

Una bandiera non è solo un pezzo di stoffa, ma un’icona che, in quanto tale, porta con sé tutta una serie di significati culturali che possono venire rispettati o meno. Mentre agli inizi dello scorso autunno si annunciava il ritorno del fantastico indie sleaze, il movimento a cavallo tra il 2000 e il 2010, tra i più appassionati dell’estetica sorgeva la domanda: ma quindi torneremo a indossare vestiti con le bandiere inglesi e americane? Lo stile prende il nome dalla musica indie, un genere che in quegli anni aveva trovato ampio spazio di crescita nel Regno Unito e negli Stati Uniti grazie a band come gli Strokes, gli Arctic Monkeys e i Libertines. I fan delle tre band si ritrovavano con indosso magliette, cappellini e borse con una riproduzione della Union Jack o della bandiera a stelle e strisce non tanto per patriottismo, quanto per ribellione. Così come negli ultimi anni le community solitamente emarginate dal mondo dello sport si sono appropriate di estetiche come il balletcore o il blokecore, l’indie sleaze indossa i colori della sua nazione per richiamare l’attenzione dei vertici al governo. Del resto erano gli anni della Recessione: quale altro modo per affrontare un periodo buio se non ridendoci su? 

 

Storia della Union Jack nella moda 

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Vivienne Westwood
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The Sex Pistols
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The Sex Pistols
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Sex Pistols God Save the Queen
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Vivienne Westwood
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The Who
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The Rolling Stones in Texas, 1975
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Vivienne Westwood
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Alexander McQueen for David Bowie
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Alexander McQueen
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Alexander McQueen
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Alexander McQueen FW 2008-09
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Kate Moss for Galliano SS93
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Kate Moss
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Liam Gallagher
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Liam Gallagher
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Dua Lipa Brit Awards 2021
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Geri Halliwell Brit Awards 1997
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Kate Moss in archival Galliano
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Stromzi, Glasto 2019
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Dilara Findikoglu

Persino le origini della bandiera inglese nella moda sono ribelli. Parte dalla strada e dai palcoscenici di band impavide come gli Who o i Rolling Stones, ma ancora di più dagli outfit dei punk, e il corrispondente gruppo dei Sex Pistols. Come c’era da aspettarselo, poiché lei stessa contributrice del movimento e del successo della band di Sid Vicious assieme al compagno Malcolm Mclaren, è stata Vivienne Westwood la prima designer a portare la Union Jack in passerella. Per un punk, indossare la bandiera inglese era il massimo della satira, uno scherzo anti-establishment che sfregia un immagine istituzionale con quel look DIY da spille da balia e magliette stracciate. Era un trend provocatorio fino a che Westwood non lo ha portato in Fashion Week sotto forma di reiterazione rococò, nonostante anche lei fosse parte della subcultura. Negli anni ’90, la Union Jack diventa uno status symbol per tutto il mondo: la indossa Ginger Spice ai Brit Awards del 1997 (un trucco che riprende Dua Lipa per la sua performance dell’edizione del 2021), la riportano sul palco band come gli Oasis, e poi ancora Kate Moss all'epoca dell’indie sleaze e Alexander McQueen, grande dissidente dell’alta moda, la stampa assieme al volto della Regina Elisabetta II su un abito della FW09 (ma prima, negli anni '90, su un cappotto per una performance di David Bowie). Tutt’ora, in passerella come per le strade di Londra, la Union Jack viene ripresa da stilisti, creativi e cantanti che lanciano messaggi di critica al governo. Negli anni in cui Boris Johnson era premier, era stato il rapper Stormzy a presentarsi sul palco di Glastonbury 2019 con un giubbotto antiproiettile decorato da una stampa bianca, rossa e blu, mentre nel settembre 2022, per lo show “No Borders”, la designer Dilara Findikoglu ha riportato gli stessi colori su un mini dress a corsetto, in pieno stile Westwood.  

 

Storia della bandiera americana nella moda 

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Michele Lamy for Heaven by Marc Jacobs
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Marc Jacobs SS16
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Marc Jacobs SS16
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Moschino SS16
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Miguel Androver
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Miguel Androver

Dopo aver raccontato le ragioni che hanno spinto le community più anti-nazionaliste del Regno Unito a indossare abiti e accessori con l’Union Jack, diventa facile spiegare come è successo lo stesso negli Stati Uniti, forse il paese più patriottico al mondo. Dopo che stilisti come Ralph Lauren l'hanno riportata nelle loro collezioni old money, tra pullover blu, t-shirt bianche e blue jeans, è arrivato il turno di creativi sovvertitori. Nel corso della storia, la bandiera americana è stata presa come esempio di stile dai repubblicani più conservatori, che la indossano stampata su maglie camouflage con l’aquila, altro simbolo del Paese, ma anche dai liberali che per prenderli in giro copiano il look con un taglio un po’ più queer. È stata indossata dagli hippie per protestare contro la guerra in Vietnam, mentre in passerella è stata ripresa da designer come Miguel Androver, Jeremy Scott e Marc Jacobs per lanciare una critica. Per diversi anni, a partire dall’attentato alle Torri Gemelle del 2001, è successo l'opposto, e anche le star meno schierate della pop culture sono apparse in pubblico indossando la bandiera americana, un fenomeno che anni dopo ha dato vita alla trasformazione ideologica della bandiera in quanto grafica “hot”, sotto la guida in primis di Lana del Rey. In quel caso, i micro shorts di jeans con le tasche a stelle e strisce non se li scorda nessuno.