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C'è sempre più fast fashion sui siti di seconda mano

Su Vinted ci sono oltre 6 milioni di prodotti Zara

C'è sempre più fast fashion sui siti di seconda mano Su Vinted ci sono oltre 6 milioni di prodotti Zara

Con ben 61,8 milioni di capi Zara pubblicati per la vendita sulla piattaforma di seconda mano Vinted, emerge un quadro complesso dei comportamenti dei consumatori di fast fashion e degli sforzi di sostenibilità nel settore retail. Accanto a Zara, su Vinted ci sono circa 59,7 milioni di articoli H&M, 21,8 milioni Shein, 21 milioni Primark e 10,2 milioni Mango, a conferma non solo del dominio di mercato che esercitano i brand di fast fashion, ma anche della loro schiacciante capacità produttiva. Zara, di proprietà di Inditex, è in grado di sostituire le collezioni ogni due settimane (Shein per contro ne carica 10mila al giorno sul sito) pur di rispondere al ricambio di tendenze. Non a caso, i capi sono talmente legati a fad e trend specifici che nel giro di poco tempo finiscono ammassati sui profili Vinted di chi li ha acquistati. Con una desiderabilità a scadenza breve, i capi fast fashion continuano a rappresentare un problema monumentale per la sostenibilità. 

Nonostante i consumatori sembrino essere sempre più consapevoli dell'importanza di estendere il ciclo di vita dei loro capi, piuttosto che scartarli dopo un uso limitato, la crescente prevalenza di articoli fast fashion sulle piattaforme di resale rende evidenti i danni che la produzione e il consumo di massa stanno procurando sia dal punto di vista della sostenibilità che da quello di settore: con un ricambio dei trend tanto rapido da rendere un capo meno desiderabile nel giro di due settimane, la moda è destinata a perdere credibilità. In un recente Tweet che è andato virale su X, due creator hanno dimostrato con due foto dello stesso articolo in due tipi di qualità differente come il fast fashion ha trasformato la nostra percezione. Le persone «dicono di preferire il taglio a destra perché quello a sinistra sembra troppo vecchio. La sciatteria e la bassa qualità come segno di giovinezza e quindi desiderabile è una svolta interessante dal punto di vista culturale, soprattutto con l'ascesa della fast fashion», ha commentato Cora Harrington. In più, un sistema circolare dovrebbe basarsi sul presupposto che i capi di buona qualità durino più di una stagione, non che i brand di fast fashion producano centinaia di milioni di capi all'anno, in gran parte realizzati in poliestere.

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Stuart Trevor, fondatore di All Saints e del brand vintage Stuart Trevor, ha monitorato il numero di capi Zara elencati su Vinted per un periodo di 77 giorni, tra marzo e giugno scorsi. Condividendo i suoi risultati su LinkedIn, Trevor ha evidenziato un aumento da 52,4 milioni a fine marzo a 61 milioni a metà giugno, con una media di 100.000 nuovi capi aggiunti al giorno, un quadro che mette in discussione l'efficacia di Vinted e di tutte le altre piattaforme di seconda mano nell'attutire i danni ambientali causati dallo shopping compulsivo. Se è così facile rivendere, è possibile che siano le piattaforme stesse a incentivare (seppure involontariamente) l'acquisto in primo luogo? Con una situazione complessa come questa, risulta difficile individuare chiaramente le colpe da attribuire a ciascuna parte. 

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Mentre l'industria della moda si confronta con la propria impronta ambientale, il ruolo di Vinted nel sistema è destinato a evolversi. Anche se offrono una soluzione parziale al problema dei rifiuti tessili, sono necessarie modifiche più complete ai modelli di produzione, consumo e smaltimento per raggiungere una vera sostenibilità nel settore. Piattaforme come Vestiaire Collective hanno bandito da anni i capi di fast fashion dalle proprie pagine, ma non è chiaro quanto questa soluzione sia stata in grado di risolvere il problema. Malgrado in questo caso il potere decisionale sia in mano alle aziende che continuano a produrre senza sosta, i consumatori hanno ancora la possibilità - e il dovere, potremmo aggiungere - di far sentire la propria opinione attraverso il voto più potente che ci sia quando si parla di moda: i soldi.