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La moda georgiana e l’arte della dissidenza attraverso gli abiti

Intervista a Irakli Rusadze, founder di Situationist

La moda georgiana e l’arte della dissidenza attraverso gli abiti Intervista a Irakli Rusadze, founder di Situationist

A maggio si è tenuta a Tbilisi la fashion week georgiana o, per meglio dire, quel che ne resta, tra proteste soppresse in violenza e instabilità politica. Fino allo scorso anno prendeva il nome di Mercedes-Benz Fashion Week Tbilisi, o MBFW Tbilisi, aggiungendosi alla lunga lista di momenti internazionali promossi dalla casa automobilistica tedesca. L’edizione di quest’anno, rinominata Culture Days Tbilisi, si è svolta dal 9 al 12 maggio, ed è stata un pallido surrogato del vivido melting pot di creatività che era solito animare il Paese. Ma, nonostante il vuoto lasciato da media, influencer e tutti coloro che sono soliti dedicare una storia Instagram ai brand locali, la moda georgiana non è mai stata così eloquente, politica, unita nel denunciare le intrusioni russe e nel raccontare il sogno di un futuro europeo e democratico. Nello specifico, quest’anno, i creativi hanno protestato animatamente contro il disegno di legge sugli agenti stranieri e la legge anti-LGBT, dalle mure del Bassiani, capitale del clubbing e della controcultura, alle passerelle, passando per le strade.

I marchi Prodiashvili e Berhasm hanno reinterpretando la bandiera dell’Unione Europea (nel caso del secondo le stelle gialle sono state sostituite da borjgali, simbolo tradizionale georgiano). Lo stesso Prodiashvili ha dovuto riprogrammare l’intervista con Vogue Runway perché era stato sveglio tutta la notte a protestare e la sua pelle e i suoi occhi erano irritati dai gas lacrimogeni. Situationist ha invece creato una coperta composta da 183 paia di suole di scarpe fatte a mano, lavorate all'uncinetto a rappresentare l’UE. «Credo che ognuno di noi debba utilizzare le piattaforme a disposizione per difendere i valori in cui crede. Impegnarsi attraverso mezzi culturali infonde al nostro lavoro uno scopo più profondo. I vestiti che indossiamo definiscono la persona che presentiamo alla società, in un'epoca in cui ogni scelta riflette una posizione» racconta Irakli Rusadze, founder e direttore creativo del marchio che dal 2016 in poi ha raccontato la cultura georgiana al mondo tra Tbilisi, Milano e Parigi. Dalla t-shirt stampata con la bandiera georgiana in passerella per la collezione SS17 alla campagna che raffigura i look minimalistici del brand in contrasto con una serie di variopinti abiti tradizionali georgiani, Rusadze dimostra che la moda è politica e che gli abiti possono «trascendere gli scopi commerciali o estetici, permettendoci di trasmettere un messaggio forte e radicato nel presente.» 

Il nome stesso del brand si ispira al gruppo di intellettuali, artisti e filosofi della metà del XX secolo noti come situazionisti che furono l’emblema della dissidenza politica e dell’avanguardia culturale di quegli anni. Appassionato di moda sin da bambino, Rusadze ha iniziato la sua carriera visitando piccoli atelier, ispirandosi alla moda di strada di Tbilisi e alle donne cresciute cucendo i propri abiti da sé («Lo trovavo straordinario»). La dedizione per la cultura georgiana passa per la rielaborazione di simboli e i codici culturali in capi che giocano con silhouette androgine e linee semplici: «Ho sempre creduto che la creazione di collezioni possa servire da ponte per condividere ed esportare al di là dei nostri confini la cultura georgiana, che rimane sconosciuta a molti. La storia georgiana, insieme alla Georgia contemporanea, è la mia principale fonte di ispirazione. Il nostro forte simbolismo continua a trasmettere messaggi che sono ancora attuali.» 

Per la SS19 Demna Gvasalia presentava la sua ultima collezione ai Vetements - prima di passare definitivamente il testimone al fratello Guram - ispirata "alla famiglia e alla violenza": non solo un tributo alla sua patria, ma un progetto per educare il resto del mondo sulla lotta della Georgia. Per la FW22, questa volta da Balenciaga, le silhouette oversize e completi total black concepiti dal designer avvolgevano le modelle, che invece di calcare la solita passerella patinata camminavano in mezzo a una bufera, come profughi in fuga, in segno di solidarietà alla causa Ucraina. Violenza, migrazione e guerra hanno definito la storia della Georgia ma ne hanno anche plasmato lo spirito, una tempra che di generazione in generazione anima il popolo in un instancabile anelito di resilienza. In tempi sfidanti per la democrazia e in giorni in cui i cittadini europei sono chiamati alle urne a decidere le sorti del propri governi, la protesta georgiana è un esempio di collettività, di cura per il prossimo e speranza. Come nelle parole di Rusadze: «La cultura georgiana è unica, con una ricca storia e un forte senso di identità. C'è qualcosa di speciale nel modo in cui viviamo e ci relazioniamo gli uni con gli altri, che non posso paragonare a nessun'altra cultura. La guerra ha avuto un impatto significativo sui georgiani. I ricordi del conflitto hanno lasciato segni profondi, plasmando il modo in cui le nostre nuove generazioni vedono il mondo. Ma nonostante le difficoltà, c'è una resilienza che attraversa tutti noi, ne siamo stati testimoni e attori nelle ultime settimane in durante le proteste. Conosciamo i sacrifici compiuti dai nostri antenati e questo motiva la nostra spinta verso un futuro migliore, un futuro europeo.»