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Quando la moda ci vede doppio

E segue gli algoritmi

Quando la moda ci vede doppio E segue gli algoritmi
Chloé
Givenchy
Bottega Veneta
Bottega Veneta
Prada
Coach
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Fendi

I vestiti non sono altro che la rappresentazione fisica del nostro stile di attaccamento nei confronti dei beni materiali. Gli oggetti che scegliamo per definirci, per rappresentarci agli occhi di noi stessi e degli altri rivelano molto non solo di chi li indossa, ma soprattutto di chi li crea. Così come le persone, anche le collezioni in passerella espongono piccoli segreti sui brand a cui appartengono, sia essa un marchio di successo o un brand in decadenza che fatica a lanciare il nuovo pezzo forte. Nelle ultime Fashion Week è emerso un trend che richiama la necessità sempre più impellente da parte dei conglomerati del lusso di vendere di più, così come le influenze delle potenze algoritmiche e dell’intelligenza artificiale sul consumismo. Dopo il boom dello shopping post-pandemia e il "ritiro" dei consumatori in una fase successiva, la crisi del lusso non solo ha spinto i brand a proporre silhouette più vendibili, ma proprio più prodotti. Tutto si è fatto più costoso, ma anche più numeroso: le maglie vanno portate una sopra l’altra, le borse vanno raddoppiate, i look sfilano in coppia e così via. Nell’epoca degli algoritmi, anche la moda ci vede doppio.

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Bottega Veneta
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Bottega Veneta
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Givenchy
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Chloé
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Coach
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Coach
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Fendi
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Prada

Uno degli articoli più semplici da sdoppiare in passerella sono le borse. Per la FW24, da Bottega Veneta l’iconico motivo intrecciato è stato utilizzato per rivestire coppie di tote e tracolle, maxi e mini, nere e bianche. Alcune modelle portavano due pochette sovrapposte, altre al polso avevano famose versioni della maison insieme a tote bag in rete che, come ormai ci si può aspettare, sembravano in cotone ma erano di pelle. Un anno prima, Givenchy usava lo stesso trucco impilando Voyou di diverse dimensioni e Chloé realizzava microbag legate insieme da un grande anello dorato. Nell’ultimissima collezione del brand, adesso diretto da Chemena Kamali, le borse a mano hanno mantenuto una doppia funzione facendosi braccialetto come da Prada, che nell’ultima FW24 ha usato delle cinture. Tornando alla FW24, Coach ha posto l’accento sulle proprie lavorazioni di pelletteria con look total black e tracolle ricoperte di gadget e di altre borse. 

@nssmagazine Layering, layering and layering. Taking closer look at Miu Miu SS24 collection. #miumiu #layers #layering #miucciaprada #fashion #tiktokfashion #tee #longsleeve #fashiontiktok IZ-US - Aphex Twin
 
Al di là degli accessori, nelle ultime collezioni si denota una tendenza a estremizzare il concetto di “sdoppiamento” anche negli interi look, un trend che si inserisce in un discorso più ampio sull’idea di algoritmo, di ripetizione e di alienazione con cui il mondo sta facendo i conti negli ultimi decenni. Alcuni brand hanno scelto di moltiplicare top, giacche e look interi: alla SS24 di Comme des Garçons Homme Plus, il pubblico è rimasto a bocca aperta di fronte alla doppia punta arrotondata di un paio di scarpe stringate. Anche da Miu Miu è stata sperimentata la “moltiplicazione” delle calzature, ma sui lacci della collaborazione con New Balance. Similmente, per la SS23 lo stesso brand ha sovrapposto top, gonne e slip creando un effetto di stratificazione riproposto anche in occasione della FW24, con vere e proprie cuciture tra i maglioni e gli orli delle camicie - concetto presente anche nella FW24 di Undercover, in cui venivano proposti outfit tutti un pezzo. Abbiamo poi visto i gemelli di DSquared “scambiarsi” in passerella come se fossero lo stesso modello per presentare al pubblico due outfit contemporaneamente, lo “stacking” delle cinture da JW Anderson e la giacca antivento di Balenciaga che unisce insieme bomber, camicia scozzese e hoodie. Tre in uno.
 
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È come se i brand avessero preso ispirazione dai computer e dai loro codici, ripetitivi e sistematici, per assecondare la necessità dei consumatori di avere a disposizione “tanto di tutto”, l’imbarazzo della scelta. La tendenza a “codificare” lo styling delle collezioni, però, rischia di produrre un effetto indesiderato nel potenziale acquirente. Con lo sdoppiamento di tutto, ogni look diventa replicabile, riducibile ad una formula, e così la creatività viene meno. Come l’intelligenza artificiale, che è conosciuta per la sua capacità di copiare materiale già in circolazione sul web, riflettere la replicabilità delle immagini digitali nei vestiti risulta impassibile, quasi privo di emotività. Come un algoritmo che pubblica metodicamente contenuti che potrebbero piacerci, la nuova moda è ancora più alienante di prima: se già agli albori dei “core”, dal ballet core al gorp core, i trend avevano reso l’espressione individuale una mera ripetizione di tendenze omologate, adesso l’ossessione per il “nuovo” e il “copiabile” sta trasformando i vestiti da veicolo di comunicazione a divisa. Se l’abito è davvero l’estensione materiale della nostra personalità, allora è arrivato il momento di abbandonare le formule proposte dai brand per riprendere in mano la propria libertà.