Hermès denunciato per "pratiche commerciali scorrette"
Una corte californiana sostiene che il procedimento di acquisto per una Birkin sia illegale
21 Marzo 2024
Una corte californiana ha citato in causa la maison francese Hermès per pratiche commerciali scorrette nella vendita di Birkin, accessorio di culto del brand. Tina Cavalleri e Mark Glinoga, che hanno esposto denuncia, sostengono che Hermès abbia esercitato il cosiddetto «market power» dato dalla «unica desiderabilità, incredibile domanda e scarsa offerta» delle iconiche tote per alzarne il prezzo. Nel documento, Cavalleri e Glinoga accusano il brand di aver creato uno schema che obbliga i clienti a investire in altri prodotti firmati Hermès per poter ottenere l’opportunità di comprare una Birkin. La borsa di Hermés che prende il nome dall’attrice Jane Birkin è nata nel 1984, ed è diventata presto uno status symbol inaccesibile ai più. Se all’inizio per acquistare uno di questi accessori occorreva prima essere inseriti in una famigerata lista d’attesa, è stata poi rimossa, ma il valore dell’accessorio ha continuato a salire. Ad oggi, viene riconosciuta come un bene-rifugio (o investment piece), con studi recenti che dimostrano che la borsa ha avuto un rendimento medio del 14,2% tra il 1984 e il 2015.
Tra le affermazioni inconfutabili che hanno presentato Tina Cavalleri e Mark Glinoga, c’è il fatto che i consumatori non possono semplicemente entrare in una boutique Hermès e acquistare una Birkin: è necessario essere ritenuti “meritevoli” anche solo per visionarla. È questo punto ciò che rende la causa contro Hermès notevole, in quanto l’influenza dello storico degli acquisti del cliente ha un ruolo portante nella probabilità che esso possa acquistare una Birkin. L’accusa è stata esposta dopo svariati tentativi di ottenere la famigerata borsa da parte di Cavalleri e Glinoga, quando i commessi del negozio hanno spiegato ai due clienti che per ottenere «potenzialmente» una delle Birkin sarebbe stato necessario spendere di più in altri articoli della maison. La causa sottolinea il ruolo dei sales associate nello schema, implicando che dato che ottengono il 3% di commissioni sulle vendite, questo procedimento giova anche loro, che non ottengono percentuali sulle vendite di Birkin. Secondo il rapporto di Cavalleri e Glinoga, Hermès sarebbe colpevole di «impegnarsi volontariamente e intenzionalmente in una condotta predatoria, escludente e anticoncorrenziale con il disegno, lo scopo e l'effetto di mantenere illegalmente il suo mercato e/o il suo potere monopolistico».