L’Europa ha ufficialmente bannato i diamanti russi
Ecco cosa c’è da sapere
08 Gennaio 2024
Una notizia di cui si era già sentito parlare nell’autunno del 2023, ma che questo gennaio ha confermato la sua veridicità, l’Europa si appresta ad imporre un ban sui diamanti importati dalla Russia con l'intento di sfidare la potenza da due anni in guerra con l'Ucraina. A partire da questa settimana, il produttore di diamanti più grande al mondo, Alrosa, è stato inserito all’interno della lista di sanzionati dall’Unione Europea. Il risultato di un’operazione di restrizioni progettata con il G7, la decisione vede il supporto di potenze come la Francia, la Germania, l’ Italia, il Regno Unito, il Canada, il Giappone e gli Stati Uniti. La decisione è stata lavorata per due anni, racconta un esperto a BoF, una negoziazione cominciata agli albori della guerra che ha incrociato il disaccordo del Belgio, un importante snodo commerciale per le pietre preziose. A partire da adesso, il sistema di produzione e di diamanti al di fuori della Russia cambierà, e con questo anche il commercio del settore. Se fino ad adesso la trasparenza e la rintracciabilità dei materiali erano solo temi che apparivano in sottofondo, affrontati dalle catene di produzione in maniera saltuaria, adesso diventano mandatori.
In line with the diamond ban we have introduced with the 12th package of #sanctions, the EU today lists Alrosa, the largest diamond-mining company in the world & its CEO.
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 3, 2024
This is part of our coordinated efforts at @G7 level to deprive Russia of this important revenue source. https://t.co/FatCbq4Iit
Il progetto prevede tre restrizioni da ufficializzare nel corso del 2024. La prima, messa in atto la prima settimana di gennaio, blocca l’importazione di diamanti russi prodotti non-industrialmente in Europa e negli Stati del G7; la seconda, a partire da marzo, impedirà anche l’arrivo di diamanti russi processati in paesi del terzo mondo, mentre a settembre verrà implementata una legge che impone a tutti gli Stati venditori di diamanti di documentare i propri prodotti - in Europa anche gli orologi decorati da diamanti - con certificati circa la loro provenienza. Qualsiasi pietra originaria della Russia sarà bandita dalla vendita in tutti i Paesi che aderiscono all’iniziativa, anche se il diamante è stato lavorato in un altro continente. Considerando che i processi di lavorazione dei diamanti sono soliti contare su numerosi passaggi, sia per il taglio che per l’affinamento, la rintracciabilità delle pietre diventa un argomento più complicato di qualsiasi altro bene prezioso. Per adesso, sappiamo che il piano sta venendo messo a punto, anche se non è ben chiaro in che modo verranno verificate le origini dei diamanti - e le rispettive certificazioni. Prendono parte al piano il World Diamond Council, il World Diamond Centre di Anversa, il Gem and Jewellery Export Council dell’India e The Gemological Institute d’America, e si pensa che si arriverà ad una soluzione effettiva entro marzo.
Take the lead. As a pioneer in responsible sourcing and the leader in diamond traceability, we are now able to share information on where our newly sourced, individually registered diamonds are cut, polished, graded and set. #TiffanySustainability pic.twitter.com/4jg8XjfnMw
— Tiffany & Co. (@TiffanyAndCo) January 14, 2021
Con le nuove sanzioni aumentano le attenzioni che devono prestare i rivenditori e gli acquirenti di pietre preziose. La rintracciabilità, un argomento finora delegato al mondo della sostenibilità, più che della politica, diventa quindi un tema scottante, un tassello che questo 2024 scardinerà radicalmente il mondo del retail di lusso. Tiffany, di proprietà di LVMH, e Richemont hanno dichiarato di aver smesso di acquistare pietre dalla Russia da tempo, mentre Dimexon ha implementato un servizio di rintracciamento a disposizione dei clienti, in modo da poter collegare ogni diamante al suo luogo d’origine. La questione, evidenziano gli esperti, potrebbe non solo minare le vendite di diamanti, ma incoraggiare l’industria, presto privata di un terzo della fornitura di pietre preziose al mondo, a cercare soluzioni discutibili in caso di esaurimento scorte.