L'avanguardia Y2K delle PUMA Mostro
In vista del loro imminente ritorno a metà gennaio
03 Gennaio 2024
Nuovo anno, nuova silhouette. Presa dall’onda di nostalgia verso il primo decennio dei 2000 in cui tutti siamo più o meno cresciuti, Puma ha resuscitato l'iconica silhouette Mostro per il 2024, segnando una rinascita di questo design avanguardista dopo anni di relativo letargo. La Mostro, il cui nome è proprio italiano, creò all’epoca del suo lancio un'estetica che superava quelle delle sneaker tradizionali in un decennio in cui era essenziale per tutti l’esplorazione di un concetto di modernità nuovo, slegato dagli elementi più riconoscibili del passato. Gli anni ’90 erano finiti, le ansie del Millennium Bug (che è anche l’origine del termine Y2K) erano passate e tutti sentivano l’affacciarsi di una nuova era – l’anno delle Puma Mostro fu anche l’anno di Matrix, di Existenz, della nuova trilogia di Star Wars, per pensare solo a quanto il senso di novità stesse arrivando anche al cinema. Il ritorno sulle scene delle Mostro cattura in effetti l'essenza dell'originale, viviamo in un mondo post-moderno e soprattutto post-sneaker in cui la stessa idea di lacci tradizionali pare superata e la silhouette deve essere semplicemente nuova. Ed è quasi ironico che questo look futuristico venga proprio dal passato, adeguatamente aggiornato a esigenze e materiali più moderni, con una classica tomaia in mesh, sovrapposizioni in metallic silver del Puma Formstrip e una chiusura a strappo elastica. Presentata con una campagna che ha per sfondo New York, la Mostro tornerà sul mercato il prossimo 13 gennaio, riaprendo sicuramente le porte a una sana dose di nostalgia e arrivando in un’annata che, tra collaborazioni, release e throwback del proprio archivio, si annuncia davvero campale per il brand tedesco. Ma qual è l’origine delle Mostro?
Presentate in origine nel 1999, partorite dalla mente dello storico designer di Puma Peter Schmidt (e, come ricorda anche Grailed, dietro suggerimento dell'archivista del brand Helmut Fischer) , la Puma Mostro emerse come una fusione innovativa di due sport improbabili: gli sprint spike degli anni '60 e le scarpe da surf degli anni '80. Questo matrimonio non convenzionale risultò in un design decisamente unico con una suola in gomma a rilievi e una chiusura asimmetrica a strappo in velcro. La versatilità del Mostro era sottolineata dalla varietà di materiali utilizzati che, dopo il successo iniziale del primo modello, divennero davvero moltissimi. Se ne contano versioni in mesh, pelle, ripstop, lino, camoscio e pelle traforata. La natura sperimentale delle Mostro permise a Puma di distaccarsi dalle calzature tradizionalmente incentrate sugli sport, aprendo il marchio al mondo della moda.
E forse il motivo per cui l’immaginazione collettiva, in questi anni, ama tornare sul footwear dell’epoca è proprio il senso di sperimentazione che prevaleva in quel periodo: dalle mega-scarpe da skate come le Etnies e le Osiris, alle scarpe super-alte da rave, passando per le iconiche America’s Cup di Prada che aprirono un dialogo tra passerella e sportswear, fino alle Onitsuka Tiger argentate, quasi tutti i modelli futuristici di Oakley, le Nike TN e anche silhouette un po’ bizzarre, oggi relegate al passato, come le Heelys con le ruote per scivolare sul pavimento e farsi malissimo. Puma in quell’epoca andava forte con la creatività (altra silhouette iconica arrivata qualche anno dopo fu la oggi introvabile Satori Lux, per chi la ricorda) e, in un periodo in cui i brand di sneaker si rivolgevano principalmente agli appassionati di sport, le Mostro differenziarono Puma che iniziò ad avventurarsi nei circoli della moda diventando poi un simbolo dell'approccio innovativo del brand al design, spingendo i confini e abbracciando l'avanguardia. Puma, ricordiamolo, aveva già collaborato l'anno prima con Jil Sander, link-up che sarebbe proseguito anche negli anni successivi, e avrebbe prodotto una sneaker per Alexander McQueen da lì a pochi anni.
Man mano che le Mostro guadagnavano consensi, attiravano anche l'attenzione dei giganti della pop culture. Quelli erano anche gli anni degli abiti colorati, modulari e riagganciabili di Helmut Lang che sperimentava con nuovi materiali sintetici e costruzioni futuristiche; ma anche della rivoluzione sporty che Galliano portava da Dior con tripudi di capi colorati ed esuberanti ispirati al guardaroba della nuova generazione di giovani che popolava le strade crescendo nel mezzo della febbre hip-hop e RnB che non si sarebbe praticamente più fermata. Dopo gli infeltriti anni ’90, si sentiva bisogno di colore, di nuovi materiali, di dinamismo. L'approvazione di Bjork, ma anche di Madonna durante il suo Drowned World Tour del 2001 proiettò le Mostro alla ribalta mondiale. Il debutto sul grande schermo accanto a Scarlett Johansson ed Ewan McGregor nel film The Island del 2005 allargò il suo raggio d'azione e ne consolidò lo status di fenomeno culturale. Nel tempo le maree dei trend cambiarono: da un lato, il progressivo consolidarsi del repertorio streetwear che avrebbe trovato la sua decisiva e più coesa manifestazione con l’ascesa di Virgil Abloh nel decennio successivo vide anche il ritorno del mainstream; dall’altro, il nascente movimento alternativo/hipster preferì concentrarsi su silhouette del passato e dress shoes. Il futurismo del design, stranamente, divenne fuori luogo in un’epoca in cui si voleva trovare un new normal.
Ma anche quella marea cambia: dopo la sbronza di sneaker più o meno convenzionali e replicate in ogni concepibile colorway, oggi siamo tornati a sognare il futuro e riscoprire ciò che era stato dimenticato del passato – a cui ci riferiamo comunemente come archivio. Le sock sneakers, ad esempio, stanno facendo il loro ritorno; le scarpe tech-oriented sono tra i modelli più popolari e anche la classica Mostro continua a godere dell'amore delle celebrity. Viste negli ultimi tempi sul profilo Instagram di Skepta e addosso ad A$AP Rocky al Las Vegas Grand Prix del 2023 hanno dimostrato l'appeal duraturo di questa iconica silhouette. La Mostro, apparsa in versione mid in una capsule ispirata a Black Panther nel 2018, è persino salito in passerella: Ottolinger ha riportato indietro la silhouette sotto forma di stivale, ad esempio, mentre altri modelli del brand, opportunamente adattati, hanno confermato il fascino che diversi brand di lusso iniziano a provare verso l’archivio del brand. «In ambito moda, quando scegliamo i partner, dobbiamo sempre instaurare prima un dialogo», ci ha raccontato l’anno scorso l’attuale direttore creativo del brand Heiko Desens. «Abbiamo aperto il gioco delle collaborazioni nel settore dell'alta moda con marchi molto avant-garde come McQueen. Erano tutti scettici, si chiedevano cosa stessimo facendo, ma ora guardano indietro e apprezzano quelle release. Vogliamo che il consumatore percepisca Puma come quasi un underdog». La nostra predizione? Se le sneaker dai vibe ‘70s hanno dominato il 2023, potrebbe essere proprio l’estetica futurista a dominare l’anno appena iniziato.