La storia della Cargo-mania
Dalle trincee alla passerella
13 Ottobre 2023
Raramente un capo d’abbigliamento mette d’accordo il lusso e la strada quanto il cargo pant. Archetipo fondamentale del menswear, nato all’alba della Seconda Guerra Mondiale, questo modello di pantalone ha attraversato epoche, confini nazionali e generazionali, oltre che diverse subculture per diventare, oggi, forse l’unico pezzo di guardaroba su cui regni una sorta di universale concordia per il mondo intero. Dal lusso più elevato fino ai più plasticosi, scadenti prodotti di Shein, il pantalone cargo si muove (con le opportune modifiche) trasversalmente tra ogni categoria di mercato pensabile. E se in questa stagione il pantalone cargo ha sorpreso molti apparendo sulla passerella di Saint Laurent, complice una tempesta perfetta di amore per i pantaloni oversize, fascino per l’utility e trend del quiet luxury, il suo status nel mondo della moda è cambiato molte volte in quasi un secolo dalla loro prima apparizione non in passerella, ma nelle caserme britanniche di fine anni ’30.
Dal campo di fuoco alla strada
La storia dei pantaloni cargo inizia negli anni '30 quando l'esercito britannico si rese conto della necessità di un'uniforme più moderna e pratica. Il loro abbigliamento esistente, noto come "Service Dress", era diventato obsoleto con l'evolversi della guerra e l'introduzione di carri armati e altre attrezzature meccanizzate. L'alto comando britannico progettò dunque una nuova uniforme standardizzata adatta alle esigenze del combattimento moderno, e il risultato fu il "Battle Dress", ufficialmente rilasciato nel 1938. Questa nuova uniforme rappresentò una significativa rottura rispetto alla formalità dell'abbigliamento militare precedente, concentrandosi sulla funzionalità. I pantaloni, in particolare, subirono una trasformazione, presentando una tasca per le mappe appena sopra il ginocchio sinistro e una tasca più piccola per le medicazioni sul fianco destro e posero le basi per ciò che oggi conosciamo come pantaloni cargo. Questi aggiornamenti possono sembrare semplici secondo gli standard odierni, ma furono rivoluzionari all'epoca, poiché trasformarono i pantaloni militari da semplici coperture per le gambe in componenti essenziali del corredo di un soldato.
Il Battle Dress del 1939 rimase lo standard durante la Seconda Guerra Mondiale, e anche se alcuni ufficiali più anziani resistettero inizialmente al look moderno, l'uniforme dimostrò il suo valore sul campo di battaglia e venne presto adottata da tutte le nazioni poste sotto il dominio coloniale della Corona. Diverse furono le cose negli Stati Uniti: nel 1942, William P. Yarborough, un comandante delle forze aviotrasportate dell'esercito degli Stati Uniti, fu incaricato di reinventare l'uniforme indossata dai paracadutisti. Questi soldati dovevano spesso saltare dagli aeroplani con oltre 100 libbre di equipaggiamento legato alla schiena, quindi, come soluzione per distribuire il peso, Yarborough scartò le tute intere impiegate fino ad allora a favore di un'uniforme a due pezzi con abbondanti tasche di nome M42, nelle tasche oblique della cui giacca si potevano conservare i coltelli automatici che servivano per liberarsi dei resti del paracadute una volta atterrati. I pantaloni in tela di cotone erano un naturale sviluppo del design del Battle Dress britannico, con due grandi tasche a soffietto (adatte a contenere tutto, dalle calze alle granate), e così i “paratrooper pants" iniziarono a essere chiamati “cargo pants”. A inizio anni ‘50 si passò dal modello M42 ai pantaloni OD-107, più snelli e con due tasche rettangolari sul davanti, impiegati durante la Guerra in Corea. Solo quando nel 1962 l'esercito si riunì per progettare un'uniforme specifica per il clima tropicale delle foreste umide del Vietnam (con William P. Yaborough nuovamente in prima linea), i pantaloni cargo fecero il loro ritorno.
Proprio a partire dalla seconda metà del secolo, iniziò a consolidarsi l’industria del surplus militare e dell’usato, con i vecchi capi dell’esercito che divennero alternative economiche ai classici abiti formali normalmente accettati in contesti sociali (ancora si discuteva della liceità dei jeans, figurarsi) e gli stili militari, con la loro funzionalità, arrivarono nelle mani dei giovani delle classi più economicamente svantaggiate accendendo una fascinazione che sarebbe poi diventata generazionale. Negli anni '50, '60 e '70, il surplus militare svolse un ruolo fondamentale nel rendere accessibili i capi ispirati all'abbigliamento militare a scalatori, escursionisti, campeggiatori, cacciatori e pescatori, nonché a varie sottoculture. Ma fu solo negli anni '80 che i pantaloni cargo (anche in forma di shorts) hanno goduto di un'impennata di popolarità nella moda civile. Tra i più celebri ci sono quelli di Bugle Boy lanciati nel 1986, ma gli esempi sono tantissimi con brand come Triple 5 Soul, Eckōed, LRG più diffusi nel campo hip-hop nel decennio successivo. Il design venne inizialmente usato in ambito workwear per poi trovare favore tra i golfisti e gli escursionisti, che ne hanno apprezzato il comfort e la praticità. Il kaki è diventato il colore preferito per questi pantaloni cargo, probabilmente come un omaggio alle loro origini militari.
Da lì in poi, la comodità dei cargo li fece diventare popolari come abiti per andare in skate e ballare, diventando da pilastro del proto-streetwear (insieme ai Dickies popolari nella West Coast) degli abiti funzionali nel mondo della breakdance e in seguito dell’hip-hop quando, a metà degli anni ’90, era nata la scena underground differenziandosi dall’hip-hop più immediatamente commerciale – i cargo (molto popolari i JNCO Jeans) facevano parte del look distintivo di molti artisti che volevano differenziarsi da rivali che indossavano ancora pantaloni di spandex, quelli multicolori di Cross Colours e Karl Kani, le tute intere e smanicate di Busta Rhymes e i terribili pantaloni MC Hammer.
Dalla strada alla moda
Stabilire quando si verificò l’intersezione dei cargo pants dell’hip-hop con la moda è complesso. Scavando negli archivi storici di WWD, si nota immediatamente che le prime menzioni di cargo pants si riferiscono all’industria del denim, ancora separata dalla moda di lusso, mentre la loro apparizione viene notata alla Paris Fashion Week SS95 sulla passerella di Claude Montana. Altri cargo furono inclusi nella prima collezione DKNY di Donna Karan lanciata nel ’97. Segue un’altra menzione, più tardi, alla New York Fashion Week nella collezione SS98 di Marithé + François Girbaud e alla Milan Fashion Week nella SS98 di Ferragamo tornando la stagione successiva nella FW99 di Classe, il brand fondato da Alviero Martini che sarebbe in seguito diventato Prima Classe come lo conosciamo. Nello stesso anno, Walter Van Beirendonck lanciò Wild & Lethal Trash in cui erano presenti dei cargo pants. Parlando a WWD nel luglio ’98, il vice-presidente del womanswear di Ralph Lauren, Lewis Koppelman disse: «Il pantalone cargo è l'articolo più caldo. È il capo più venduto della linea all'ingrosso e siamo entusiasti che la reazione dei rivenditori sia stata altrettanto forte». Nella stagione SS99 i cargo apparverso nello show di Sonia Rykiel mentre nel 2000 furono i cargo di Dior a diventare dei best-seller tra le star americane e entrarono sempre più nel linguaggio mainstream con l’avvicinarsi del millennio.
Il salto definitivo avvenne nel 2002 quando Nicholas Ghesquiere trasformò i cargo nella base di moltissimi look della SS02 di Balenciaga, staccandoli definitivamente dal mondo streetwear e sportivo e facendone un nuovo archetipo del lusso – anche se possiamo presumere che fossero largamente diffusi. L’anno successivo toccò prima a Jean Paul Gaultier e poi a Dolce & Gabbana con la loro SS03 popolarizzare i cargo pants con una collezione divenuta oggi iconica.
Il 2003 fu uno degli anni più importanti per la vendita dei cargo, unanimamente descritti come il capo più venduto della stagione primaverile insieme alla micro-gonna. Già a dicembre, però, il trend pareva saturo. Il modello comunque non sparì mai veramente dalla moda: i mall brand americani come Abercrombie & Fitch li avevano resi tanto popolari che era impossibile per i designer di moda evitare di crearne traduzioni di lusso. Tanto più che i cargo rimasero un pilastro dell’estetica streetwear, nobilitandosi via via e diventando, oggi, il modello più popolare per la Gen Z.
Di recente, le collezioni SS24 viste in America e nelle principali capitali della moda europee erano piene di pantaloni cargo, del tutto spogliati dalla loro essenza militaresca e divenuti, oltre che funzionali, anche ottime occasioni per esplorare la bellezza di tagli e drappeggi. Il caso più eclatante è stato di certo Saint Laurent, la cui ultima collezione era un’ode alla giacca sahariana (e alle sue tasche) e ha incluso nello specifico pantaloni cargo accoppiati a top trasparenti ultra-aderenti. In altri casi, invece, che vanno da Ferrari a Dries Van Noten, passando per Balenciaga, Junya Watanabe, Marine Serre e soprattutto The Attico, il classico modello cargo è diventato un campo di gioco per la fantasiosa disposizione delle tasche, il ricalibramento delle vestibilità (di recente, si preferisce la monumentale) e gli abbinamenti più particolari. A vent’anni di distanza dal loro anno-record, insomma, i cargo pants sono più che in salute che mai - e siamo pronti a scommettere che la loro popolarità non svanirà tanto presto.