Nike è sotto indagine in Canada con accuse di lavoro forzato
Insieme a lei, anche l’azienda canadese Dynasty Gold Corp.
13 Luglio 2023
Nike Canada Corp., branch canadese di Nike, e l’azienda Dynasty Gold Corp. sono attualmente sotto inchiesta da parte di un'agenzia governativa canadese per presunte violazioni del lavoro forzato degli Uiguri in Cina all'interno delle loro supply chain. Martedì scorso, Sheri Meyerhoffer, a capo del Canadian Ombudsperson for Responsible Enterprise, un'agenzia governativa istituita nel 2019 per affrontare le denunce di violazioni dei diritti umani da parte delle aziende canadesi che operano all'estero, ha annunciato l'avvio delle indagini sulle due aziende. Una coalizione di 28 organizzazioni per i diritti civili, tra cui l'Uyghur Rights Advocacy Project, ha presentato all’ufficio di Meyerhoffer più di due dozzine di denunce relative a pratiche di lavoro forzato. Nella prima denuncia, Nike Canada Corp. è accusata di avere tra i propri fornitori sei aziende cinesi che l'Australian Strategic Policy Institute (ASPI) ha correlato al lavoro forzato degli Uiguri. Secondo un rapporto del 2020, inoltre, circa 80.000 uiguri sono stati trasferiti a lavorare in fabbriche in tutta la Cina arrivando direttamente, in alcuni casi, dagli stessi campi di prigionia.
Cosa c’entra Nike con il lavoro forzato in Cina?
Le denunce contro Nike Canada Corp. si basano principalmente sulle informazioni raccolte dall'Australian Strategic Policy Institute, che afferma che l'azienda ha legami con aziende cinesi associate al lavoro forzato degli Uiguri. Sebbene Nike abbia affermato di non avere più collegamenti con queste aziende e abbia fornito informazioni sulle sue pratiche di due diligence, l'ufficio di Meyerhoffer ha deciso di procedere con l'indagine. Nike ha precedentemente smentito le accuse di beneficiare del lavoro forzato, sottolineando di non acquistare prodotti dalla Regione autonoma Uigura dello Xinjiang e confermando con i suoi fornitori che non utilizzano tessuti o filati provenienti dalla regione. Non di meno Meyerhoffer ha dichiarato di aver provato più volte e invano di parlare con i rappresentati di Nike Canada Corp. già da un anno mentre all’inizio del 2023, la società-madre, ovvero la Nike americana, ha rifiutato un meeting dichiarando soltanto di essere «impegnata in una produzione etica e responsabile e di rispettare gli standard internazionali del lavoro». In un altro statement, Nike ha ulteriormente negato le accuse dicendo di non fornirsi dalle fabbriche incriminate, informazione che non corrisponderebbe al rapporto dell’ente australiano – motivo per cui l’indagine è stata avviata.