L'empatia del vissuto secondo Golden Goose
Il CEO Silvio Campara ci racconta la filosofia del brand veneziano
26 Luglio 2023
Quella di Golden Goose è una storia in divenire, un viaggio partito da Venezia nel 2000 che toccando mete lontanissime è arrivato fino ai parchi da skate californiani e ai grattacieli di Tokyo. Oggi questa storia vale ben 500 milioni di euro, e sebbene l’azienda veneziana sia guidata da un team di sognatori, come ci spiega il CEO dell’azienda Silvio Campara, ciò che le ha permesso di raggiungere un obiettivo così imponente è quanto più lontano dall’inafferrabile. A formare la trama tenace di Golden Goose, spiega Campara, sono tre grandi pilastri - «il prodotto, i luoghi, e le persone» - e un’ideale fondamentalmente «people-obsessed,» che permette al brand di stabilire un dialogo con i propri clienti, scendendo in campo al fianco del consumatore ed inserendosi tra il prodotto e questo come chiave d’accesso per la condivisione di un messaggio che spazia dall'idea di emozione a quella di artigianato e d’arte. E mentre per gli altri grandi nomi della fashion industry decidere di eliminare la parola «luxury» dal proprio vocabolario potrebbe sembrare una follia, per i sognatori come Campara e il suo team è l’unico modo per far sì che le emozioni rimangano un punto fermo per il brand e per chi continua ad affidarsi a Golden Goose. Come ci spiega il CEO stesso durante la nostra intervista, «Cosa c’è di più timeless di un sentimento?»
La stella come icona
«Fin dall'inizio,» spiega Campara in merito all’eccezionale espansione di Golden Goose degli ultimi anni, «l’obiettivo è stato quello di non diluire mai il messaggio, ma di cercare di portarlo ad un audience più grande possibile attraverso le persone, i suoi luoghi e soprattutto il prodotto.» Sono queste, secondo la filosofia di Golden Goose, le tre istituzioni che non mancano mai di affondare le proprie radici in ciascuno dei progetti del brand, una struttura che riesce a realizzarsi anche nella sfera digital grazie all'esclusività dei prodotti disponibili online, e alla possibilità di personalizzazione - nel mondo di Golden Goose con il nome di co-creation - fruibile sul sito come in boutique. Per Campara, ciò che rende l’esperienza d’acquisto speciale per ogni consumatore è l’approccio genuino ed autentico del brand. «Golden nasce da un pensiero semplicissimo: l’essere umano non è perfetto. Passa tutta la sua vita a migliorarsi, a vivere ogni fallimento ed ogni gioia come un tassello per approfondire se stesso,» spiega il CEO. È la stella, nell’universo del brand, ciò che riassume questo aspetto della vita di ognuno; un’immagine che nel brand trova forma in un ritratto incompleto, spezzato, simbolo dell’imperfezione. «La semplicità delle forme, l’empatia data dall’essere rovinato,» aggiunge Campara, «fa sì che quell’oggetto diventi spesso qualcosa con il quale tu vuoi vivere quel tuo momento più intimo.»
Il primo Love Brand
«L’elemento del sogno è fondamentale,» spiega Campara tornando a sottolineare gli ultimi grandi traguardi dell’azienda. «Se tu mi chiedi, come avete fatto a passare da diciassette dipendenti, dieci anni fa, ad essere oggi 1546 dipendenti, e ad essere tutti all’unisono? In realtà il messaggio tende a stare sulla pelle di tutti, non è un messaggio confezionato, è così universale, così potente, così profondo, che addirittura dà spazio alle persone di riuscire a farlo proprio.» Capace di eliminare la patina alienante del glamour, una costante irrinunciabile nel mondo del lusso, Golden Goose predilige investire nella qualità dei propri articoli piuttosto che in un marketing insensato, nella relazione con i propri consumatori, piuttosto che in una condivisione unilaterale di un immaginario prefabbricato. Motivo per cui chi decide di acquistare un paio di Golden Goose spesso decide di ritornare in cerca di un nuovo paio di sneaker da aggiungere alla collezione. Assumendo il ruolo di Love Brand non solo durante la produzione e la vendita del prodotto - per creare una sneaker, gli artigiani dell’azienda impiegano una media di quattro ore e mezza - ma anche nel periodo che segue l’acquisto, Golden Goose elargisce il proprio servizio di repairing anche ai capi che non portano la firma del brand veneziano, ed è stato il primo, nel 2018, a lanciare l’iniziativa di co-creation all’interno dei propri negozi. «In ognuna delle experience che tu vivi in Golden c’è sempre una persona con te, tu hai un dream-maker per riparare la tua sneaker. Che non è sostenibilità, è amore,» ribadisce Campara, sottolineando che oltre a fare bene al Pianeta, riparare abiti e accessori porta anche a salvare i ricordi di chi li ha indossati in momenti importanti della propria vita. «Siamo stati il primo brand nella storia ad includere il consumatore all’interno del processo creativo,» aggiunge Campara. «Oggi siamo felicissimi di vedere come in realtà tanti ci stanno arrivando, ma il fatto di essere stati i primi ci ha dato un vantaggio enorme dal punto di vista del consumatore,» aggiunge il CEO. «Mentre il lusso ha un’incidenza sulle nuove generazioni del 4%, Golden Goose ha il 23%, proprio perché il tema della personalizzazione è un elemento oramai fondante.»
Gli artisti scelti da Golden Goose
Mentre i codici stilistici del brand seguono il fil rouge dell’imperfezione, dalle abrasioni e le macchie stampate sulle suole delle sneaker alla lavorazione vintage dei tessuti, presenti in ogni collezione, i progetti che Golden Goose concretizza al di fuori dei propri negozi partono da un’attenta scelta degli artisti e dei volti che rappresentano l’azienda, in tutti i continenti. Il lancio dei nuovi store Golden Goose che offrono attività di co-creation e co-action in collaborazione con artigiani esperti, è già arrivata a New York, Dubai e Miami, e presto arriverà in altre mete. Un progetto che punta alla sostenibilità e alla salvaguardia dell’artigianato, mentre la Forward Agenda continua il suo viaggio a gonfie vele in giro per il mondo nella terra natale del brand ha preso vita una nuova impresa, anch'essa non poco ambiziosa. «Noi prendiamo sempre ispirazione dalle persone,» spiega Campara mentre ci racconta la nascita di HAUS of Dreamers, un progetto avviato in questi mesi a Venezia con lo scopo di collaborare con creativi a collezioni che hanno il compito di accendere il dialogo tra le persone. «Quello che noi stiamo facendo a Venezia non è altro che le vecchie accademie greche, mettendo insieme delle persone con talento e dando loro la possibilità di poterlo esprimere. Rendere l’ordinario straordinario credo che sia super moderno.» I cinque artisti scelti da Golden Goose - Fabio Novembre, SUNMI, Suki Waterhouse, Quannah Chasinghorse, e Dr. Woo - incarnano, secondo Campara, la definizione di sognatore, ossia la missione ultima di Golden Goose. «Abbiamo cercato di scegliere delle persone che sentissero che questa era anche la loro missione, e che condividessero allo stesso modo le nostre passioni.»
L'emozione come forza motrice
Il brand si e’ sempre ispirato al mondo dello skate a cui e’ stato legato fin dagli esordi in modo organico. L'evento From Venice to Venice, nel 2021, ne ha riconfermato l’unione tramite l’indimenticabile performance del campione olimpico Cory Juneau e di un gruppo selezionato della skate community locale che si è esibito sulle acque della Laguna di Venezia. Nel 2022, il brand ha celebrato un nuovo capitolo del viaggio From Venice to Venice, in California. L'iconico Pink Motel è servito da palcoscenico all'esperienza immersiva alla scoperta dell'universo Golden Goose. Un luogo che incarna l'iconografia americana e che ha fatto da ponte tra il brand e le comunità locali di Los Angeles. La leggendaria piscina del Pink Motel è stata trasformata in una skate bowl che ha ospitato la performance di Cory Juneau e di una selezione di atleti del panorama skate di Los Angeles. «Golden ha sempre mantenuto lo skate come la naturale destinazione e ispirazione per la sua community, perché Golden è esattamente la stessa cosa,» spiega Campara. Con la stessa voglia di imparare e di migliorarsi di uno skater che sta per sfidare un suo amico, Golden Goose si confronta con i grandi della fashion industry, con i propri clienti e con chi vorrebbe entrare a far parte del suo mondo non per competizione, ma per ispirazione. Ed è questa la metafora che racchiude al meglio la filosofia di un brand che, nato a Venezia poco più di vent’anni fa, ha saputo lasciarsi guidare dalle persone che hanno creduto in lui senza sgomitare, ma accogliendo a braccia aperte chiunque negli anni abbia notato in Golden Goose quella luce che lo rende a tutti gli effetti un brand aspirational. «Vogliamo semplicemente dare voce ai sentimenti delle persone,» conclude Campara, «in una società dove senti solamente la pressione del giudizio, riuscire a dare uno strumento per rilasciare positività e amore io lo trovo un messaggio bellissimo.»