Patreon può essere una nuova casa per il giornalismo di moda?
In un momento di incertezza social, la piattaforma sta diventando un porto sicuro
18 Gennaio 2023
É passato poco meno di un anno da quando Meta ha inaugurato la funzione Instagram Subscriptions, il servizio che permette ai creator di offrire ai propri utenti una quantità di contenuti esclusivi in cambio di un abbonamento dal costo variabile. Un modo per creare «una relazione ancora più intima con i follower e i fan», come aveva raccontato a Instagram @bunnymichael, una delle creator scelte per prendere parte al progetto. L’idea di poter convertire il proprio seguito direttamente sulla piattaforma è di per sé un’idea interessante, visto soprattutto il ruolo che da sempre Instagram ha avuto nell’economia dei creator digitali, un mezzo per far accumulare follower senza però avere un vero output. «Il problema con Instagram Subscriptions è che chiedi soldi per dare qualcosa che già possono avere gratis - ha invece ribattuto la creator e monetization coach @kbousq - Inoltre, costruendo i tuoi abbonamenti sulla piattaforma di Instagram non avrai mai il pieno controllo. Cosa succederebbe se Instagram decidesse di rinunciare al programma dopo che vi siete costruiti una community?» Con un influencer marketing in continuo cambiamento, molti creator sentono l’urgenza di capitalizzare il seguito guadagnato nel corso degli anni, soprattutto in quello che è un momento di incertezza delle piattaforme social, alle prese con la continua necessità di reinventarsi per stare al passo con i competitor e con le richieste di un’utenza sempre più bisognosa.
@geoffreysiu Never underestimate the strength of a community!
original sound - Geoffrey Siu
Se il Creator Fund di TikTok si è dimostrato una via poco percorribile per monetizzare sul proprio successo (la media di guadagno si attesta tra i 2 e i 4 centesimi ogni 1000 visualizzazioni), gli ultimi anni hanno visto l’ascesa di Patreon come piattaforma usata dai creator per creare un legame con i propri utenti diverso da quello tradizionale. Nato nel 2013 da un’idea del musicista Jack Conte e del programmatore Sam Yam, Patreon permette ai content creator di guadagnare un reddito mensile fornendo una serie di contenuti ai propri abbonati, i patrons. Un modello che secondo quanto dichiarato dall’azienda, a marzo del 2022, poteva contare su 250mila creator e otto milioni di patron attivi in oltre duecento paesi del mondo. «Ho aperto Patreon perché avevo bisogno di soldi per migliorare la qualità dei miei contenuti» ha spiegato Fran Meneses, illustratice da oltre 300mila follower su Instagram, in un lunghissimo video Youtube in cui ripercorre i sei anni passati sulla piattaforma dove oggi conta circa 2500 sostenitori. «Adoro Patreon» conclude Meneses alla fine del suo racconto, «penso sia una grande piattaforma, soprattutto adesso che tutto è concentrato sull’algoritmo, in cui Instagram cambia continuamente e Youtube è diventato sempre più complesso nei suoi meccanismi».
Quella intorno all’algoritmo è in effetti una delle grandi battaglie dei social network: sono passati solo pochi mesi da quando lo slogan “Make Instagram Instagram again” aveva obbligato Meta a un enorme passo indietro dopo il goffo tentativo di rinnovare il suo social network, mentre TikTok è alle prese con le continue minacce di ban negli Stati Uniti e un algoritmo pressante in cui la necessità di creare e condividere contenuti quasi quotidianamente finisce per soffocare i creator. «Adoro il modo in cui posso interagire con il mio pubblico attraverso ogni piattaforma, ma con Patreon avrò la possibilità di condividere ancora di più» aveva scritto Brittany Xavier, influencer con 1,6 miliardi di follower su Instagram quando quattro mesi fa aveva deciso di aprire un account Patreon per allargare l’offerta di contenuti destinata ai propri utenti. Se qualcuno dei suoi follower l’aveva accusata di essere solamente alla ricerca di soldi, la scelta di Xavier si inserisce nell’idea di capitalizzare sui propri fan offrendo un contenuto in linea con quelli che già li avevano portati a fidelizzarsi in precedenza. Un ragionamento che acquista ulteriore valore se applicato a un’altra categoria di creator, quelli legati alla moda, mai come oggi alle prese con una fase di stallo da cui è difficile uscire. Se è vero che il giornalismo di moda sembra essersi spostato sui social, con tutti i pregi e i difetti del caso, è altrettanto vero che questo cambiamento ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta, tra il numero di voci che raccontano il mondo della moda e l’auditorio pronto ad ascoltarle.
«È sicuramente difficile distinguere tra un content creator e un giornalista di moda, soprattutto per la necessità intrinseca di promuoversi sui social media e di condividere opinioni su tutte le piattaforme» ci ha detto Alexandra Hildreth, conosciuta anche come @guyfieri.superfan su TikTok e diventata uno dei nomi più conosciuti e apprezzati nel fashion journalism grazie anche a una presenza online costante e mirata. La sovrapposizione dei ruoli nata dall’apparente facilità nella creazione dei contenuti ha portato alla necessità di distinguersi, offrendo qualcosa di più; se le newsletter rappresentano una delle opzioni più gettonate - la stessa Alexandra Hildreth ne ha una, anche Patreon sembra assolvere alla funzione. Diet Prada, ad esempio, ha inaugurato il suo account a luglio del 2020, mentre il fashion analyst Bliss Foster ha fatto lo stesso nel 2019. «Avevo aperto Patreon perché negli anni avevo ricevuto molti messaggi in cui mi veniva chiesto come poter supportare ulteriormente il mio lavoro» ci ha raccontato Odunayo Ojo, conosciuto online come Fashion Roadman, uno dei nomi più influenti tra quelli del nuovo giornalismo di moda. «Ma cosa significa oggi essere un giornalista di moda? In passato indicava qualcuno che scriveva, ma adesso può indicare anche qualcuno che crea contenuti online. Conosco molta gente che guadagna molti soldi tramite Patreon, più di quelli che guadagnerebbero limitandosi a scrivere». Se il confine tra giornalismo e presenza social sembra essere sempre più sottile, la sfida che offre una piattaforma come Patreon è quella di «essere più creativi per poter monetizzare il proprio contenuto» ci dice Ojo, dando così ai creator la possibilità di trasformare un periodo di profondi cambiamenti professionali nell'opportunità di reinventare una lavoro i cui confini, oggi, sono ben poco definiti. Se oggi la figura del giornalista non è più solamente quella nella sua accezione più classica, confinata nelle mura di una redazione, ma si è ibridata con il mondo dei social, Patreon sembra essere a tutti gli effetti il tool giusto nel momento giusto.