I materiali tossici di cui la moda non riesce a liberarsi
Gli sforzi per trovare delle alternative ai “forever chemicals”
08 Novembre 2022
Le promesse che si attribuiscono al fashion system sono tante e, spesso, hanno a che fare con l’impatto ambientale che deriva dall’industria tessile. Poco più di dieci anni fa, i più grandi brand di moda convenivano nell’ambizione di eliminare le sostanze chimiche nocive dalle loro catene di fornitura dopo che Greenpeace rendeva noto come i fiumi si colorassero di rosa a causa delle sostanze chimiche rilasciate. La questione sembra essere particolarmente veritiera per un gruppo di sostanze chimiche nocive tra cui i forever chemicals, ovvero un gruppo di sostanze tossiche che non si decompongono mai e sono state collegate a rischi per la salute, tra cui problemi riproduttivi e cancro.
Più tecnicamente note come sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, o PFAS, sono utilizzate per un per una serie di applicazioni pratiche, tra cui la trasformazione di tessuti ordinari in varianti ad alte prestazioni resistenti all'acqua, alle macchie, all'olio e persino alle pieghe. All'epoca, la preoccupazione si concentrava su un gruppo selezionato di PFAS considerati particolarmente pericolosi e inquinanti. Eppure, i brand più grandi hanno continuato a utilizzare grande quantità di questa tipologia di sostanze chimiche, mettendo in secondo piano l’evidenza dei fatti riscontrabile dai dati forniti dalla ricerca scientifica. «Sono sorprendentemente diffusi» ha dichiarato Alden Wicker, giornalista specializzato in scienze dei materiali e autore del libro To Dye For, incentrato sulle sostanze chimiche non regolamentate nell'abbigliamento che sarà pubblicato a giugno. «I PFAS sono presenti su tutto ciò che promette un qualche tipo di prestazione relativa alle macchie, all'impermeabilità o alla resistenza all'acqua» ha continuato su BOF.
I PFAS sono ancora presenti in una serie di capi di abbigliamento per lo sport, l'outdoor e la performance. Marchi come Patagonia e Canada Goose li utilizzano negli impermeabili e si ritrovano nel processo di produzione del tessuto Gore-Tex, il più performante in assoluto. Eliminarli rappresenta una sfida per l'intero settore. Finora gli sforzi per eliminare i PFAS sono stati lasciati ai marchi stessi, con un impatto limitato. Poche aziende produttrici di prodotti ad alte prestazioni sono riuscite a eliminare completamente le sostanze chimiche e molte non si sono ancora impegnate a provarci. Gli scandali sanitari in altri settori che utilizzano rivestimenti PFAS, come le pentole, hanno d’altra parte sensibilizzato l'opinione pubblica sui rischi associati a questa sostanza chimica e hanno indotto una regolamentazione più rigida, che costringerà l'industria della moda a prendere seriamente dei provvedimenti. A fine settembre, la California ha approvato una legge che vieta l'uso di queste sostanze nella produzione e nelle vendite entro il 2025 e leggi simili sono all'esame in Stati come il Maine, Washington e New York. Sull'altra sponda dell'Atlantico, i Paesi dell'Unione Europea stanno cercando di implementare ampi divieti sui PFAS in una serie di settori, compreso quello tessile. «Penso che i marchi potrebbero farlo se fossero costretti a farlo» ha dichiarato Wicker. Un'altra sfida è quella di trovare prodotti chimici alternativi e più sicuri che siano all'altezza dei PFAS in termini di prestazioni, prezzo e accessibilità. Le innovazioni più recenti sono appena arrivate sul mercato e, per la maggior parte, sono ancora lontane dall'essere ampiamente utilizzate.