Quest'anno Wimbledon è stato una masterclass di moda maschile
Una dimostrazione di come anche i look formali possono essere freschissimi
18 Luglio 2022
All’inizio di quest’estate c’è stato, all’interno della bolla della moda, un piccolo dibattito sull’abbigliamento formale da uomo tradizionale. Outfit come quelli che si vedono, poniamo, a Firenze nei giorni del Pitti, pur diventando più moderni con ogni stagione che passa, sono sempre più associati a un formalwear estremamente artefatto e demodé – paragonabile quasi a un ComicCon per emuli di Oscar Wilde e dei dandy di inizio ‘900. Alcune voci particolarmente progressiste del settore hanno lamentato l’eccessivo attaccamento a un costume maschile eteronormativo e un po’ antiquato: completi spezzati dai colori leziosi, pantaloni dall'orlo troppo corto, cravatte barocche abbinate a camicie club collar, bretelle, scarpe monkstrap fatte a mano, cappelli Panama a tesa larga, nodi Windsor alla cravatta – tutto un damerino-core diventato negli anni quasi doloroso da guardare, ormai aderente a un clichè troppo preciso e, dunque, asfittica e culturalmente inerte. Sorge dunque la domanda su quale sia lo stato dell’arte per il formalwear maschile nel 2022. E se con Pitti è giunta, in forme a volte un po’ contenziose, la domanda con l’ultima edizione di Wimbledon è arrivata la risposta. David Beckham, Tom Cruise, Rami Malek, Woody Harrelson, Andrew Garfield, Martins Imhangbe, Rege Jean-Page, Tom Daley, Jason Statham, Matt Smith, Paapa Essiedu, Tom Hiddleston, Jimmy Akingbola, Paul Mescal, Max Harwood, Mason Mount – questi sono solo alcuni degli uomini presenti nel celebre Royal Box del torneo, presentatisi in una parata di completi Ralph Lauren (molti non tutti) che hanno reso evidente come l’abbigliamento formale da uomo, quando eseguito senza manierismi e svolazzi di sorta, riesca a essere di una freschezza senza pari.
Semplicità e disinvoltura sono stati i comuni denominatori di una serie di outfit che hanno incluso di tutto: dai completi originali di Beckham e Andrew Garfield; a quelli formali di Tom Cruise, Rami Malek e Rege Jean-Page; fino a quelli più rilassati di Matt Smith, Max Harwood e Paapa Essiedu. Jimmy Akingbola e Tom Daley, vestiti rispettivamente in Ralph Lauren e Paul Smith, hanno portato un po’ di eccentricità con il loro uso del così come ha fatto Federer con un completo di Gucci che era di un basico blu navy all’esterno ma aveva una coloratissima fodera psichedelica all’interno. Da bravi americani in vacanza, invece, Woody Harrelson si è presentato in una tenuta del tutto informale con jogger, camicia e t-shirt (ricordiamo che agli spettatori è richiesto l’abito formale solo se invitati negli spalti della casa reale) mentre il resto dei look informali ma eleganti sono stati dominati dalle bowling shirt: quella di Mason Mount era Nanushka, quella del rapper Ghetts era Amiri e quelle del comico Munya Chawawa e di Taika Waititi erano Prada. La direzione collettiva intrapresa dai vari outfit è stata caratterizzata da una sensibilità vintage per colori e le silhouette, la tendenza verso un gusto verso la decorazione sottile ma sempre presente sotto forma di righe sulle camicie, accessori o tasche piazzate strategicamente e, per le scarpe, un’adesione vasta ai modelli laceless con una pioggia di mocassini e slip-on interrotta da sneaker abbastanza classiche e tendenzialmente bianche. Menzione d’onore va a Tom Sturridge che si è presentato con un paio di Air Force 1 bianche rovinate e distrutte in maniera quasi poetica – anche se il resto del suo outfit non denotava grande sofisticazione, anzi.
Se una lezione si può trarre da questa parata di outfit (ce ne erano anche di dimenticabili) è quella che per fortuna, oggi, gli orizzonti del formale si stanno allargando anche tra gli aristocratici spalti di Wimbledon. Attraverso la rigida “gabbia” del classico completo le varie celebrity hanno sperimentato con colori, con fit, con texture e con immaginari diversi mentre il più interessante filone degli outfit preppy ma rilassati che non includevano una giacca o una cravatta di per sè, hanno interpretato a modo proprio il concetto di eleganza formale, plasmandone e allargandone i limiti. Una bowling shirt e un pantalone dal fit perfetto, ma anche un paio di shorts, possono diventare formali, insomma, così come un completo come quelli di Beckham, in cui ogni pezzo possiede un colore e una decorazione propri può diventare un’alternativa interessante al classico blando completo senz’arte né parte buono nemmeno per un matrimonio in provincia. Il trick che gli spettatori di Wimbledon ci insegnano è quello di guardare oltre la forma e l’idea di completo che conosciamo, superare la natura formulare e canonizzata di quel look per guardare criticamente agli elementi che lo compongono, trovando lì la sua vera bellezza e il suo “respiro”: la combinazione dei colori, il gioco delle proporzioni, la lunghezza di un colletto e la svasatura di un pantalone, l’intarsio delle texture ma anche un certo tipo di eccentricità disinvolta. Il menswear migliore non si vede nella presenza di una “vecchia” eleganza ma nell’assenza di uno sforzo apparente.