Come i jockstrap sono arrivati in passerella
E dove andranno a finire
01 Luglio 2022
Poco prima della Milan Fashion Week, Jonathan Anderson aveva pubblicato sul suo profilo Instagram un post con scritto «Getting ready for fashion week». La foto in questione rappresentava un jockstrap, indumento prelevato dall’athleisure americano piegato a underwear particolarmente diffuso all’interno della comunità queer. La moda non si è mai astenuta dal portare l’intimo in passerella, anzi basterebbe andare a curiosare tra le collezioni e gli editoriali di Tom Ford da Gucci per rendersi conto del contrario, tanto che il perizoma apparso durante lo show SS97 con logo metallico è diventato un vero e proprio pezzo d’archivio online, innescando un’ondata revival Y2K nella rappresentazione dell’intimo femminile.
Boxer e mutande con branding in bella vista, spesso abbinate a pantaloni a vita bassa e a indumenti crop - da Dior Men a MSGM passando per Balenciaga - hanno scatenato un vero e proprio trend nel menswear, smistato tra le strade e i feed grazie agli show SS e FW 2022. Già nel 2018, in realtà, Gucci aveva legittimato l’uso del jockstrap in passerella: in pelle e tempestato di diamanti, quello proposto da Alessandro Michele per la collezione SS19 funzionava però da reggicalze. Privato della sua dimensione più marcatamente sensuale, il jockstrap ha iniziato a fare incursioni in più di un fashion show trasformandosi in una sorta di capo outerwear. Non più relegato a una funzione contenitiva occultata da pantaloni, il jockstrap è diventato un vero e proprio capo determinante nello styling di un outfit. Processo probabilmente accelerato dagli immaginari estetici esplorati dal mondo queer e dal successo di piattaforme come Onlyfans andato a sovrapporsi su una narrativa del sexy che ha trovato nella moda il suo doppelganger, il debutto del jockstrap in passerella ne è la controprova.
Se quello proposto da Eli Russell Linnetz ricamato di Lesage aveva il valore di 30.000 dollari, il modello di Ludovic de Saint Sernin è diventato l’oggetto di culto di una setta di adepti a una forma di erotismo confinante con il fetish. Fetish che è stato tradotto da VTMNTS in un’uniforme fatta di pelle, spalle imbottite e biancheria - jockstrap per l’appunto - che Guram Gvasalia ha deciso di ritagliare in volumi distribuiti intorno a ventri perfettamente scolpiti - «crop the bullshit» aveva dichiarato a Vogue durante la presentazione della SS23. E poi, inaspettata quanto istantaneamente virale, la svolta kinky di Thom Browne: jockstrap, borchie e accessori feticcio prelevati dal mondo marinaio sono stati i coinquilini di giacche e tweed ispirati alla couture anni ’40 e ’50. E la convivenza non è risultata affatto forzata dato che l’obiettivo non è stato quello di scandalizzare, quanto piuttosto quello di poter dare consistenza ad una silhouette maschile divertente e, allo stesso tempo, potente. Entro il 2024 il fatturato globale dell'abbigliamento maschile raggiungerà quasi i 500 miliardi di dollari, tanto vale investire sui jockstrap.