Qual è lo stato dell'e-commerce in Italia?
Lo abbiamo chiesto a Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale italiano
28 Aprile 2022
Sebbene il mondo stia gradualmente tornando ai ritmi pre-pandemici, è innegabile che lo scorso triennio, fatto di chiusure e finte ripartenze, ha cambiato radicalmente il nostro stile di vita, tramite trasformazioni che permangono anche ora che la “normalità” sembra più che mai a portata di mano. Tra i settori “che non torneranno più indietro” dopo le evoluzioni subite durante i mesi di isolamento, c’è sicuramente l’e-commerce, che, come tutto ciò che riguarda la sfera digital, ha conosciuto una crescita esponenziale e senza precedenti e, almeno fino ad ora, senza battute d’arresto. Un settore in continua evoluzione e strettamente connesso alle nostre abitudini di vita, che, come ci ha rivelato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia, ha compiuto "un salto evolutivo di 10 anni", prima per necessità, poi per abitudine. Ormai «la contrapposizione tra fisico e digitale è solo un concetto teorico. Ora che il 53% dei consumatori digitali italiani vorrebbe che persino i negozi tradizionali di quartiere adottassero nuove forme di vendita integrando e-commerce e pagamenti digitali, per i retailer è diventato fondamentale essere ‘presenti’ quando, dove e come vuole il cliente.» Ma come e quanto è cambiato l’e-commerce dopo la pandemia? Per aiutarci a rispondere abbiamo intervistato i massimi esperti del settore.
In un’epoca di sconvolgimenti a livello sociale ed economico, Netcomm indaga la modalità con cui i modelli di business si stiano adattando alle nuove abitudini dei consumatori: dal Metaverso alla sostenibilità, dall'intelligenza artificiale al cookie gate, organizzando anche un evento annuale in Italia che coinvolge 17.000 professionisti del digitale, con 3 conferenze e oltre 150 workshop di approfondimento incentrati sui nuovi scenari e i trend emergenti nel mondo digital. Un evento il cui scopo principale è anche e soprattutto educare, aziende ed imprenditori, a rimanere competitivi. «L’italia, infatti, stando ai dati DESI 2021 sulla digitalizzazione delle imprese, si posiziona al 10° posto rispetto agli altri Paesi europei, ancora debole rispetto alla diffusione dell’e-commerce (9% delle imprese in Italia vs 12% in UE); l’uso dell’ICT per la sostenibilità ambientale (60% vs 66%); i big data (utilizzati dal 9% delle imprese italiane rispetto a una media Ue del 14%) e l'intelligenza artificiale (18% vs 25%).» La sostenibilità, intesa nelle sue diverse sfaccettature, è forse il tema che più ha accompagnato l’evoluzione digitale, o per lo meno il tema il più caro agli italiani, visto che «il 47% di loro si aspetta che le aziende si impegnino a innovare e implementare in ottica di sostenibilità tutti gli aspetti relativi al processo di produzione e di acquisto online di un prodotto.» I player del mercato digitale sono chiamati dunque a mettere in discussione ogni ambito della filiera, «non solo nella scelta dei materiali e nella produzione, ma anche delle modalità di consegna e spedizione, con una sempre maggiore attenzione all’ambiente circostante, e del packaging, utilizzando materiali riciclati e a ridotto impatto ambientale.» Modalità di consegna eco-friendly, l’utilizzo di imballaggi sostenibili, attenzione allo spreco alimentare tramite servizi innovativi per dare nuova vita a prodotti in scadenza, ma anche l’utilizzo dei canali digitali per dar voce ai piccoli produttori e sostenere le realtà minori del nostro Paese: le soluzioni sostenibili sono in continua crescita.
Tra le tematiche più controverse c’è sicuramente il discorso data, che, dopo le accuse rivolte a Facebook e il dibattito sui cookie, è diventato un argomento di dibattito soprattutto in termini di trasparenza e consenso. Da un lato le aziende sentono il bisogno sempre più impellente di reperire dati e feedback sempre più accurati su ciascun utente, per garantire un’esperienza performante e personalizzata sulla piattaforma, dall’altra lo scetticismo e la resistenza dei costumer nel cedere il consenso all’utilizzo di quegli stessi data: «è questo il quadro, sempre più sfidante, in cui si trovano a operare le imprese attive online.» A questo proposito l’ipotetico avvento del Web 3, potrebbe giocare un ruolo inaspettato e cruciale: secondo Liscia infatti «implementare concretamente tecnologie come la blockchain e l’intelligenza artificiale significa senz’altro aumentare la sicurezza dei dati degli utenti e la competitività delle imprese. Questi strumenti consentono infatti la tracciabilità nel sistema produttivo, grazie alla connessione delle informazioni di cui le aziende stesse possono godere, facilitando ad esempio la creazione di distretti digitali per aumentare la loro competitività sui mercati nazionali e internazionali. Tecnologie che sono alla base del cambiamento dei processi dell'organizzazione e delle competenze, non solo per brand e aziende, ma per ogni settore, del commercio al turismo, dalla salute alla formazione.» Il futuro dell'e-commerce, tra sostenibilità e nuove tecnologie, riguarda tutti da vicino molto più di quanto si creda.