Anche ad A$AP Rocky piacciono i Tamagotchi
La tecnologia analogica è la migliore tecnologia
25 Marzo 2022
Mentre si esibiva durante l’edizione cilena del Lollapalooza, qualche giorno fa, A$AP Rocky si è presentato sul palco in t-shirt nera e un paio di jeans abbinati con una gonna. Ma è stato il curioso gioiello che gli decorava il collo ad attirare l’attenzione generale: una collana di perline il cui pendente era un vecchio gioco Tamagotchi. La reference era particolarmente nostalgica – dopo tutto i Tamagotchi, inventati in origine dai premi Nobel giapponesi Aki Maita e Akihiro Yokoi nel 1996, erano il non plus ultra della sofisticazione tecnologica e culturale se si era un under 14 a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000. Il gioco era il primo “simulatore di vita” a finire sul mercato di massa, un animale digitale che poteva mangiare, dormire e soprattutto morire come un animale vero. Il Tamagotchi di chi sta scrivendo, ad esempio, morì circa due settimane dopo Natale nei primi anni del 2000 causando un lutto immenso. Ad ogni modo, già l’avvento del Game Boy spazzò via i Tamagotchi dalla cultura pop, ma per oltre un decennio quei giocattoli erano gli oggetti più riconoscibili di sempre – e il fatto che oggi, a quasi vent’anni di distanza dal loro successo globale, A$AP Rocky abbia trasformato quel giocattolo che di solito si appendeva a zaini o cinture in una sorta di curioso gioiello la dice lunga sulla maniera in cui percepiamo la tecnologia del passato.
L’apparizione del Tamagotchi al collo di A$AP Rocky, in realtà, non è un caso isolato ma fa parte di una generale fascinazione che l’immaginario collettivo del web ha iniziato a coltivare nei confronti della tecnologia dei primi 2000. Ieri, @liljupiterr ha condiviso lo scatto di un cellulare Blackberry venduto presumibilmente nel negozio di un rigattiere accompagnato da un’etichetta che diceva “Circa 1980s? Vintage Phone Charger” mentre l’account @wireditgirls pubblica ogni giorno scatti di varie celebrità ancora intente a utilizzare auricolari col filo tra cui le gemelle Olsen, Bella Hadid e Zoe Kravitz, per citarne alcune. Il ritorno dell’analogico non è un semplice trend della moda ma si traduce, specialmente in campo musicale, in solidi termini economici: nel 2021, come riporta The Verge, le vendite di CD-ROM negli Stati Uniti sono salite per la prima volta dal 1996 con una revenue globale di 584,2 milioni di dollari annui. Secondo Yahoo! Finance, invece, le vendite di device analogici sono aumentate del 4,8% con un tasso di crescita annuale del 22,4% che ha superato la crescita azionaria del resto del settore tecnologico, che si è espanso del 21,8%.
In generale, l’intera sfera di Internet è stata travolta da un’ondata di nostalgia verso la tecnologia pre-social media, ovvero la tecnologia di quell’epoca che sapeva ancora meravigliarsi di fronte ai nuovi device, ma che li usava ancora in modo analogico, caricandoli con le pile invece che con la power bank o i caricatori wireless, scambiando Pokèmon connettendo due GameBoy con un cavo, navigando internet con iMac colorati e ascoltando musica con walkman prima, lettori CD poi e, infine, con gli iPod Nano. Perché, ci si potrebbe domandare, tutta questa nostalgia? La risposta più semplice è che a quei tempi la tecnologia non faceva paura: i cellulari non sembravano ascoltare le nostre conversazioni o ricerche su Google per riproporci pubblicità targetizzate online, nessuno fotografava il proprio cibo al ristorante, la subdola aggressività psicologica dell'influencer marketing non esisteva, la musica era solo quella proposta da MTV e Top of the Pops e tutti vivevano in un mondo privo di filtri, social media e via dicendo.
Ovviamente non erano tempi perfetti. Un tipo di conflitto tra estetica, sentimenti del pubblico e ideologie politiche che sul piano della moda è diventato più evidente, con molti commentatori che si sono domandati se il ritorno dello stile Y2K non significasse anche il ritorno di un’epoca in cui gli standard di bellezza fisica erano estremamente più restrittivi. A quei tempi c’era la guerra nella ex-Jugoslavia trascinatasi per un intero decennio; omofobia, sessismo e razzismo erano dilaganti; se non eri mai andato a Milano, il sushi era un cibo esotico e quasi mitologico; la moda aveva la propria sede sulle pagine dei magazine cartacei; Disney faceva ancora cartoni animati stupendi e non remake senz’anima; Chris Evans interpretava la Torcia Umana e non Captain America; per le serie tv bisognava attendere una settimana, consultare le guide tv comprate in edicole e sopportare tre o quattro interruzioni pubblicitarie, persino navigare su Internet e informarsi su Google erano operazioni lente e noiose – eppure erano entusiasmanti perché davano la sensazione di starsi affacciando sul futuro. La tecnologia era familiare e domestica, non si era ancora mangiata la realtà fisica – il metaverso esisteva solo nei libri di fantascienza cyberpunk che si potevano ripescare solo nelle piccole librerie di settore.
Oggi è tutto più normale e dunque più noioso eppure la cultura di quegli anni è si è trasformata in una serie di oggetti da indossare, di decorazioni e accessori che ci ricordano di tempi migliori ma che implicitamente ci ricordano che quei tempi sono ormai fuori portata. La stessa abbondanza di riflessioni, rimuginamenti e analisi culturali da parte della stampa sul perché quell'epoca ci affascini tanto ne dimostra la lontananza. Come diceva un famoso poeta italiano, «l’anatomia presuppone il cadavere» - e se dunque ci troviamo a dissezionare i nostri sentimenti per quegli anni significa che ormai questa è remota, del tutto aliena dalla nostra. Quella di oggi, dunque, è la museificazione di un’epoca che, stranamente, non è troppo lontana per molti eppure sembra un altro mondo – assai più problematico, ma anche molto più semplice.