Il ritorno del surrealismo in passerella
Palloncini, corna d’oro, vestiti illusionistici - mai come oggi alla moda piace sognare
15 Marzo 2022
Durante l’ultimo fashion month, un diverso approccio al design si è fatto strada nelle ultime passerelle, fatto di colori vividi e linee distorte, di un’estetica più vicina all’arte che all’abbigliamento in senso stretto e per questo difficilmente indossabile, ma capace di catalizzare su di sé tutta l’attenzione. Da Hermès le modelle sono passate attraverso colonnati in stile de Chirico stringendo Kelly Bag sbilenche, VTMNTS ha riportato in auge le nuvole di Magritte stampate su abiti a doppio petto e seguendo una traccia già esplorata da Virgil Abloh in Louis Vuitton, Glenn Martens per Y/Project ha omaggiato il Gaultier del 1996 sovrapponendo silhouette di corpi femminili e maschili in un'illusione ottica di corpi nudi in movimento, da Louis Vuitton i modelli avevano ali che parevano uscite da un dipinto di Bosch mentre la passerella di Chanel è stata una vera e proprio mise en abime, un spettacolo nello spettacolo in cui il pubblico guardava cappotti di tweed seduto su sgabelli di tweed stringendo inviti di tweed. Mentre le tendenze pandemiche del loungewear e dell’uniform dressing monopolizzano ancora le sfilate rendendo l’incontro tra moda e quotidianità più accessibile che mai, in un esercizio di escapismo alcuni designer hanno voluto catapultarci nel regno della loro immaginazione, tra tutti però alcuni si sono distinti per un’interpretazione onirica e sognante delle ultime collezioni: è il neo-surrealismo di Jonathan Anderson da Loewe e JW Anderson e Daniel Rosenberry da Schiapparelli.
Mini abiti a trapezio con un'auto intrappolata nell'orlo, scarpe interamente affondate in una specie di galosce e un sacco di palloncini: rossi schiacciati tra le cinghie delle scarpe o marroni e beige tagliati come reggiseni. La sfilata di Jonathan Anderson per Loewe è stata simbolicamente costruita attorno alla ‘torsione’ di un palloncino - «Un palloncino crea tensione, scoppierà, non durerà per sempre», ha spiegato il designer - oltre che ad un tripudio di riferimenti artistici da Meret Oppenheim a Lynda Benglis, sino al partner di lunga data dello stilista Anthea Hamilton. «Non voglio che le cose sembrino stereotipate, non voglio che le cose abbiano un senso» è invece la premessa per la collaborazione tra J.W. Anderson e Run Hany basata sui cartoni animati di culto coreani degli anni '80 stampati su borse e top, un gioco attraverso colori e stampe che ricorda l’ultima passerella del brand a gennaio, in cui l’abbigliamento da calcio veniva interpretato in chiave "camp e teatrale" con tanto di mocassini a forma di bulbo, top che ricordano i muppet e pochette a forma di piccione. In Schiaparelli la via di fuga è il passato, il direttore creativo Daniel Roseberry che è stato in grado di rendere attuali i simboli della maison in una collezione costruita attorno alla figura della sacerdotessa pagana, un’immagine che si inserisce nel bagaglio simbolico della maison, legato ad astrologia e onirismo, in una processione di pianeti e rosari che diventano oggetti votivi destinati al culto del bello. «Dopo due anni passati a pensare al surreale, mi sono ritrovato invece a pensare all'empireo: Il cielo come luogo di fuga dal caos del pianeta» ha dichiarato Roseberry.
Il surrealismo, il movimento che ha trasformato la tensione psicologica di massa prima della seconda guerra mondiale in arte alla fine degli anni '30, non è mai stato così insolitamente rilevante come oggi. Nato come ribellione al "razionalismo" imperante nella cultura e politica europea antebellica, i surrealisti hanno unito realtà e fantasia in una "realtà assoluta, una surrealità", come la definì André Breton, alle ricerca di nuove modalità di rappresentazione per esplorare al meglio la neonata sicenza della psicanalisi e dell'inconscio - l’intento che accomunava anche il sodalizio artistico tra Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì, che fu uno dei primi esempi di moda surrealista nell’ambito della haute couture francese tradizionale. Sempre un esempi. Una corrente d’avanguardia che ha lasciato il segno influenzando gli artisti a venire ed entrando nell’immaginario comune grazie, oltre alla moda, a eventi come il Ballo Surrealista di Marie-Hélène de Rothschild del 1972 che rimane negli annali come la più bizzarra e opulenta festa in maschera dopo il Ballo al Palazzo d’Inverno del 1903.
Oggi però il surrealismo ha assunto una doppia funzione: da un lato esso è escapistico e serve da reazione a un mondo sempre più contorto e problematico, in cui le precedenti categorie di pensiero sono sovvertite e, soprattutto, in cui la tradizione è stata esplorata in lungo e in largo aprendo la strada a nuovi tentativi di espressione e innovazione; dall'altro reagisce al caos del mondo riflettendolo e rielaborandolo. Abiti surreali per tempi surreali verrebbe da dire, capaci di diventare lo specchio del caos che percepiamo nel mondo, risposta alla normalità della convenzione ma anche come risultato del "crollo del senso" in cui un berretto può essere una borsa, un paio di tacchi possono includere l'orlo di un paio di pantaloni. E se in sullo scenario della moda post-Covid ai brand si richiede una partecipazione sempre più attiva sulle questioni politiche e sociali, la risposta di designer come Jonathan Anderson e Daniel Rosenberry è stata quella di sublimare le ansie del presente in un esercizio creativo liberatorio che equipara la moda all’arte.