Il 2021 e la fine delle sneaker per come le conoscevamo
Che sia davvero l'inizio della fine?
30 Dicembre 2021
Se potessimo riavvolgere il tempo e rivivere la fine di ogni anno, probabilmente troveremmo almeno un fashion editor di una testata giornalistica chino sul proprio computer a digitare quella che nella sua mentre è la prova definitiva della fine della cultura delle sneaker. Un rituale ciclico che puntualmente, ogni 365 giorni, si materializza nelle nostre menti per mettere la parola "fine" a un mondo che da anni sembra essere pronto a salutarci, con i suoi drop e le sue release limitate, ma che forse, questa volta, potrebbe essere davvero davanti al suo ultimo e glorioso giro di pista. Prima di parlare di una fine, è bene però mettere in chiaro che quel mondo, fatto di Jordan 1 e Yeezy 350, molto probabilmente non finirà mai, ma conoscerà, o ha già conosciuto, un fisiologico calo determinato da una lunga serie di fattori, alcuni casuali e altri meno.
Da un lato c'è la prematura scomparsa di Virgil Abloh, il nome che più di tutti ha contribuito a creare una sneaker community negli ultimi anni e che lascia Nike orfana di uno dei suoi creator di punta mente un altro, Travis Scott, ha visto una brutta battuta d'arresto nel suo rapporto con il brand dopo la tragedia dell'Astroworld e le sue dieci vittime. La stessa Nike, tra problemi di supply chain e un cambio di policy che sta progressivamente tagliando fuori molti store, sembra aver perso interesse verso la community, quella che un tempo era lo zoccolo duro del suo fatturato, preferendo spostare la propria attenzione su progetti come le sneaker digitali o le affiliazioni con gli atleti. Una serie di eventi che pur rimanendo in buona parte slegati al mondo delle sneaker avranno, nel breve o nel lungo periodo, un impatto sul modo in cui percepiamo e viviamo un settore che sembra essere in continuo cambiamento anche nel design. Che ci piaccia o meno, l'impatto avuto dalle Yeezy Foam Runner è sotto gli occhi di tutti e mentre anche i meno entusiasti provano a mettere le mani su l'ultima colorway uscita, l'arrivo delle Crocs firmate da Salehe Bembury o più semplicemente il successo delle Merrell Hydro Moc sono la prova di un cambio nell'estetica e nei gusti di una buona parte della community. Come se non bastasse Kanye West, uno dei nomi che forse hanno avuto l'impatto maggiore nel mondo delle sneaker, non solo sembra aver smesso di indossare sneaker, ma ha optato per un parziale cambio di rotta nel design delle sue ultime Yeezy, abbandonando la linea più classica vista su modelli come le 700 o le già citate 350, per trasformarla in uno stivale come nel caso delle Knit RNR Boot e delle NSLTD Boot.
Ma forse ancora più oggettiva è quella che potremmo definire la "banalizzazione" delle sneaker, passate dall'essere un oggetto simbolo di uno specifico gruppo di appassionati all'essere l'accessorio comune parte di qualsiasi outfit. Un esempio in questo senso è la parabola delle New Balance 550, nate come modello simbolo di un'estetica tra Aimé Leon Dore e la New York degli anni '90 e diventata una di quelle sneaker onnipresenti su TikTok o nelle home dei social in una storia che ricorda fin troppo da vicino quella delle Jordan 1 o, rimanendo sempre in casa New Balance, delle 991. Un processo che si intreccia anche con il lento declino del fenomeno streetwear per come lo conoscevamo, ma soprattutto con un cambio dell'estetica comune, ormai lontana da quella che avevamo imparato a conoscere negli scorsi anni, ma sempre più vicina a un immaginario portato avanti in parte dal luxury, clean e minimal, ma in molti casi semplicemente più adulto. Mentre loafers e boots sembrano essere diventati il nuovo must-have del footwear, l'estetica sneaker prova a cercare una ventata di novità nei mule o nell'estetica gorp delle Salomon come alternativa a un mondo che sembra averle finite. Se è vero che il mercato delle sneaker non è uno di quelli destinati a finire, è innegabile il cambiamento in atto nelle menti, e negli armadi, di buona parte degli appassionati.