Il futuro della moda secondo i designer di NABA - Planet Dresses
Abbiamo parlato con tre alumni dell’Area Fashion Design dell’Accademia che ci hanno raccontato i concept delle loro collezioni
26 Ottobre 2021
Alessia Galli
«Il tempo è il grande lusso e spendere del tempo dà valore agli oggetti che creiamo», ha spiegato Colomba Leddi, Fashion Design Area Leader di NABA pochi minuti prima dell’inizio del graduate show NABA – Planet Dresses che si è tenuto ieri a BASE Milano. Il concept alla base dello show ha una natura molteplice: il principale è quello di esplorare la lentezza come strumento di consapevolezza, ma anche come riflessione sulla circolarità ed esplorazione della propria voce creativa. C’è molto che si può capire dalle collezioni degli studenti di design, ciascuna delle quali è animata da elementi e ispirazioni personali ma che, complessivamente, restituiscono un quadro dei macro-temi che la moda del futuro si troverà a fronteggiare. Tre di questi designer intervistati da nss magazine, Julia Cristina Salvarani Diez, Andrea Boccadoro che ha presentato una collezione creata a quattro mani con Ipek Kara e Oliver Stromsater, pur firmando creazioni molto diverse tra loro hanno tutti accentuato i nuovi risvolti emotivi e personali della moda deve avere, sia da parte del designer che da quelli dell’utente finale, ma anche un interesse verso la circolarità, un senso di responsabilità che i giovani creativi percepiscono crescendo in un mondo della moda dominato dal vintage e dal secondhand, in cui da un lato si recupera ciò che è passato e dall’altro, per citare Leddi, c’è «molta attenzione per ciò che è nuovo ma che non ha trovato applicazione».
Per Stromsater è una questione di responsabilità del processo produttivo ma anche culturale: «Incorporare in una collezione ciò che già esiste è una maniera di inserire in forma fisica i riferimenti culturali». Per Salvarani Diaz gli abiti devono avere «diritto di esistere» dunque la circolarità diventa da un lato responsabilità e dall’altro legame emotivo. Per Boccadoro invece l’upcycling è una maniera di suggerire nuove combinazioni creative: «Mi piace molto vedere una cosa che cambia funzione e ne diventa un’altra e vedere in che modo un oggetto che continua ad avere la sua memoria cambia». Tutti valori e filosofie che, ora in un modo ora nell’altro, erano presenti anche nelle altre collezioni di Bertu Basoglu, Silvia Cannarella, Lucia Carmagnola, Nicola Cudazzo, Arianna Gaudioso, Francesca Quagliano, Marco Santini e Matteo Turchi.
Abbiamo chiesto ai tre giovani designer di raccontarci con parole loro l’idea dietro le loro collezioni che hanno sfilato ieri. Ecco cosa ci hanno raccontato.
«Il concept della collezione è quello di urlare di gioia, dire che siamo vivi. Quando indossiamo gli abiti credo che debbano renderti felici in qualche modo, rispecchiare la nostra gioia e la nostra vitalità. […] Credo sia importante trovare il perché ciò che voglio fare ha il diritto di essere creato – non solo perché mi piace ma perché deve avere una funzione non solo estetica, ma anche funzionale, e deve dire qualcosa, renderci felici».
(Julia Cristina Salvarani Diez, Fashion Designer)
«La sostenibilità è stata il mio obiettivo principale, così come la varietà di tessuti che è un riflesso della diversità degli individui. Il titolo della collezione è Personas e riguarda la maniera in cui certe identità estetiche ci influenzano stilisticamente ma anche in alcune situazioni sociali in cui siamo in grado di adottare nuove immagini».
(Oliver Stromsater, Fashion Designer)
«Volevamo proporre la gentilezza come atto di ribellione – essere gentili richiede coraggio e va contro quello che la società di insegna. Per questo abbiamo creato una collezione agender, colorata, divertente, che non si prende troppo sul serio. […] Vorrei che tornassimo a vestirci per gioco – è quello che faccio nel mio lavoro e nella mia vita. E quindi vorrei che tutti fossimo più contenti, tranquilli e che ci divertissimo molto di più».
(Andrea Boccadoro, Fashion Designer)
«Ci siamo voluti prendere del tempo, abbiamo voluto fare le cose con cura e con attenzione e introdurre processi virtuosi già nella fase progettuale - un grande cambiamento rispetto al passato. Questo fa parte di NABA da sempre: indagare l’identità dello studente e le sue qualità – ognuno trova la propria direzione. I nuovi designer procedono in una direzione più personale, provano a inventarsi qualcosa che non c’era prima, mestieri di cui non conosciamo neppure l’esistenza».
(Colomba Leddi, Fashion Design Area Leader di NABA)