Quando Maria Grazia Chiuri comprava i jeans in Via Sannio
La designer ne ha parlato a Muschio Selvaggio, parlando di identità e di quando l’economia circolare era una necessità
29 Luglio 2021
Dopo Alessandro Michele, l’ospite dell’ultima puntata di Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez e Luis Sal, è stata Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior e prima donna alla guida alla guida dello storico atelier francese. Nel corso della puntata, durata un’ora e un quarto, sono stati toccati molti temi, tra cui la sua carriera, il femminismo, i valori del Made in Italy. Ma uno dei dettagli più interessanti che è emerso nel corso della puntata riguardava l’adolescenza della designer e i suoi primi anni alla scoperta della sua passione per la moda. Anche Maria Grazia Chiuri, come tantissimi altri giovani appassionati di moda, amava le bancarelle vintage – e la storia che ha raccontato nel podcast di ieri ha fatto emergere alcune delle sue principali ispirazioni.
Prima di tutto, la designer, parlando della propria infanzia a Roma, ha spiegato il suo amore per i jeans e l’apparel militare – due elementi ricorrenti nelle sue collezioni, specialmente nella FW17 di Dior, interamente incentrata sul colore blu e sull’estetica da surplus militare; ma anche nella SS18 e nella più recente FW21:
«Io ho avuto una madre che mi vestiva sempre con i vestiti di mia cugina. L’economia circolare era proprio di fatto [ride]. Non esisteva roba mia che non fosse circolare. È ovvio che quel tipo di generazione, che è la mia, ha avuto un approccio, un desiderio di identificarsi con abiti che erano propri – perché ti venivamo messi vestiti di altri. Non ti appartenevano, non erano una tua scelta. Io andavo in Via Sannio a cercare un paio di jeans… I jeans per me rappresentano la libertà. Le giacche militari usate… Poi mi ci mettevo sopra i ricami fatti a casa, perché mia madre aveva una sartoria».
Chiuri è poi andata avanti raccontando delle sue prime borse fatte in casa, con i cerchi di bambù e la stoffa ma, come lei stessa dice: «Il mio sogno era fare la bisaccia militare» ma anche «la tolfa, la prima borsa di cuoio con la patta, quella era super-aspirazionale». Proprio la tolfa, una borsa nata che prende il nome dall’eponimo borgo nei pressi di Roma dove era nata come bisaccia per i contadini – una suggestione estetica confluita poi nella Bobby Bag di Dior, ma anche nella linea Diorcamp che ricorda l’estetica delle bisacce militari.
La storia raccontata da Chiuri può facilmente inserirsi e spiegare il recente trend del recupero del vintage: sia dal punto di vista dei brand, che usano il vintage e l’archivio come riferimento e identità per i propri design, sia per quello del lusso second-hand, che guarda al passato e all’economia circolare, democratizzando la moda per le nuove generazioni.