La nuova frontiera dell'upcycling hi-tech a Milano
D-House è un nuovo fashion hub in cui artigianato e tecnologia sostenibile si incontrano
30 Giugno 2021
Ha aperto qualche giorno fa a Milano D-House – Laboratorio Urbano, un nuovo fashion hub in zona Cimitero Monumentale che nasce per offrire ai principali brand di moda l'opportunità di trasformare e re-intervenire sugli stock invenduti per dargli nuova vita. Il progetto nasce da Dyloan, azienda di Chieti che da 30 anni è all'avanguardia sulle tecnologie più moderne applicabili alla moda come stampa 3D, tagli laser, termosaldature. Il progetto è nato dall'idea di Loreto di Rienzo, direttore D-house, e Stefano Micelli, Professore di Economia e Gestione delle Imprese all'Università Ca' Foscari di Venezia con la designer e attivista Marina Spadafora nella veste di sustainability advisor. Ecco come Spadafora ha spiegato il processo di upcycling:
L'idea è di parlare coi brand, capire che tipo di problema di magazzino hanno e lavorare con i loro creativi per capire come applicare le tecnologie creativamente. Una delle tecnologie migliori è quella dello shaping, che è stata usata per esempio con Balenciaga […] La sostenibilità del progetto consiste nel recupero dello stock e poi, dove è possibile, recuperare tessuti e scarti per capire come è possibile riutilizzarli. Io vorrei portare tutto al next level, dove non ci sarà nemmeno più bisogno di usare plastica.
Grazie alle tecnologie di D-house e la collaborazione di fashion designer, interior designer, artisti e creativi, l'azienda propone quattro diversi tipi di customizzazione e, grazie al team grafico, il progetto D-refashion lab offre la possibilità di vederne, in anteprima digitale, tutte le diverse possibilità. L'unione di metodologie tecniche di D-House consente così di evitare sprechi e creare filiere di produzione consapevoli, sia mescolando tecnologia e artigianalità, sia suggerendo modelli di consumo più innovativi e sostenibili. Un altro punto di forza del nuovo hub è quello di ospitare al suo interno i partner dei produttori delle tecnologie creando dunque sinergie fra le esigenze dei brand stessi e i reparti di ricerca e sviluppo per la creazione di nuove e più efficienti tecniche. Come l’ha definito Marina Spadafora, un «research & developement in corso d'opera».
La funzione di hub creativo crea un vero e proprio "laboratorio aperto". In un aneddoto che Spadafora racconta, ad esempio, si è provato a utilizzare nel lavoro di 3D printing materiali sostenibili al posto della tradizionale plastica: "Sono in fase di sviluppo dei polimeri a base di piante e l'idea è quella di muoversi verso questi tipi di materiali". In un caso una serie di t-shirt è stata rielaborata attraverso una serie di interventi grafici, poi declinata da diversi creativi su diversi materiali; in un altro il taping è stato utilizzato dal designer Tiziano Guardini per creare un capo “a mosaico” a partire da frammenti di maglieria.
Infine, D-House è dotata anche di un'academy dedicata a corsi e lezioni, conferenze e residenze artistiche che incorpora la sostenibilità del progetto nella sua stessa architettura ad esempio usando pannelli fonoassorbenti ricavati dal micelio essiccato. Con il passare del tempo alla struttura si aggiungerà anche un ristorante "coinquilino" di D-House che porterà anche il lifestyle, oltre alla tecnologia, nella location e aggiungerà al panorama della moda milanese un nuovo e indispensabile tassello.