Top e flop della Milan Fashion Week SS21
Cosa ha funzionato e cosa no nella Fashion Week appena conclusasi
28 Settembre 2020
L’edizione della Milan Fashion Week appena conclusasi è stata, a suo modo, unica. Le molte restrizioni sanitarie adottate quest’anno, infatti, hanno fatto sì che questa Fashion Week assomigliasse nello spirito a quelle passate, ma fosse radicalmente diversa nella pratica. Per moltissimi designer, infatti, è stato complicato produrre collezioni durante il lockdown e rispettando il distanziamento sociale – persino Miuccia Prada, nel suo Q&A con Raf Simons tenutosi subito dopo il suo show lo ha ammesso. Quanto agli show, non tutti sono stati digitali come per la scorsa edizione, ma la normalità dei tradizionali show fisici non è stata ancora ristabilita. I brand si sono ritrovati nel limbo del phygital – una strana via di mezzo tra show digitali, presentazioni e sfilate con distanziamento sociale. I risultati sono stati vari: c’è chi è riuscito a girare la situazione a proprio vantaggio, producendo collezioni riuscite nella cornice di stupende produzioni, e chi invece è stato messo in ombra, o per non aver fatto abbastanza o per aver prodotto collezioni e presentazioni deludenti.
Per questo nss magazine ha stilato una lista dei top e dei flop della Milano Fashion Week SS21.
TOP
Prada SS21 – Il miglior show della stagione
Quella di Prada era la sfilata che tutti attendevano con maggior entusiasmo – la prima collezione realizzata da Miuccia Prada in collaborazione con Raf Simons. Nonostante il programma iniziale prevedesse uno show fisico, il brand ha infine optato per uno show trasmesso su una piattaforma digitale, senza ospiti. La collezione ha rappresentato esattamente ciò che ci si aspettava da Simons e Prada, con dettagli personali di entrambi i designer e riferimenti ad alcuni dei migliori pezzi d’archivio di entrambi. La sensazione è quella di un quadro dipinto a quattro mani: Miuccia ha steso le sue eleganti pennellate che Raf ha arricchito con i suoi colori più anarchici. È stata una collezione diversa dalle altre, anche se i due non hanno voluto correre rischi. Si tratta solo del primo capitolo di una collaborazione orientata sul lungo periodo, ed è giusto considerare l'esorio di Miuccia e Raf come un duetto tra musicisti: inutile sprecare subito le melodie migliori o non rimarrebbe nulla per dopo. Il senso di un nuovo inizio è stato dato anche dal cast di modelle, tutte esordienti, e dalla location della sfilata, nuova anch’essa ma situata sempre nella Fondazione Prada.
Fendi SS21 – Un cast inclusivo per uno show intimo
E' stata la collezione di addio (al womenswear) di Silvia Venturini Fendi, che aveva preso le redini lasciatele da Karl Lagerfeld alla sua morte, che a breve passeranno a Kim Jones. Le ultime collezioni Fendi erano state alquanto sofisticate in termini di design, qualità ed estetica, e questa non è stata da meno. Il cast della sfilata co-ed è stato forse uno dei più inclusivi mai visti a Milano, sia in termini di varietà etnica che di età e di tipologie corporee. La collezione in sé era ispirata alla linea di arredamento di Fendi e voleva evocare un senso di familiarità e di vicinanza affettiva (lo stesso significato nascosto dietro l’invito a forma di pacco di pasta Rummo). Anche se alcuni dei pezzi avrebbero avuto bisogno di un ulteriore lavoro di lima, la collezione si è rivelata interessante: nella proposta femminile non è mancata la classica estetica di Fendi mentre quella maschile possedeva alcuni degli elementi che Kim Jones ha introdotto nelle sue collezioni di Dior.
Valentino SS21 – Un grande ritorno a Milano
La Fashion Week si è chiusa con lo show di Valentino che ha abbandonato l’opulenza delle grandi saloni parigini e ha portato la sua collezione alle Fonderie Macchi di Milano, con un'ambientazione vegetale allestita dall’artista Satoshi Kawamoto – un gesto di supporto alla comunità della moda italiana da parte di Pierpaolo Piccioli oltre che uno dei ritorni più apprezzati nella schedule della fashion week milanese. Piccioli ha provato a ridefinire, più che l’estetica del brand, la sua identità: un processo da lui definito “ri-significazione”. Il romanticismo tipico dei design di Piccioli, insieme alla raffinatezza dello show nell’insieme, e la semplicità degli abiti fluidi, quasi al limite del genderless in alcuni casi, ha fatto sì che la fashion week si chiudesse con un'ottima sfilata.
Marni SS21 – 48 prospettive diverse
Francesco Risso di Marni ha impiegato tutto il suo genio creativo nel progetto di quest’anno, chiedendo a 48 persone in giro per il mondo di filmarsi o farsi filmare in un ambiente familiare. Il risultato è stato un lungo film corale presentato sul sito del brand. L’inclusione sia di momenti quotidiani che di sezioni più creative ha fatto sì che il film possedesse una forte carica emotiva. La nuova collezione di Marni è apparsa sullo sfondo di New York, Milano, Parigi e molte altre città – un progetto ambizioso che non tutti i direttori creativi sarebbero stati in grado di realizzare. Gli abiti portavano la firma distintiva di Marni, con item decostruiti, ricostruiti e colori brillanti. Nonostante si trattasse di una collezione di pezzi coesi, ogni look raccontava una storia diversa in base al proprio setting e alla persona che lo indossava: un espediente che ha dato alla collezione un carattere e una vivacità unica.
Act No. 1 – Multicultralismo in scatola
Act No. 1 è stato uno dei giovani brand a proporre una delle presentazioni digitali più interessanti di questa Fashion Week. Il brand milanese ha infatti creato un video che rappresentasse il multiculturalismo in una scatola di vetro, mostrando diversi lati di persone all’interno di quella stessa scatola, che guardavano verso l'esterno. La line-up era composta da drag queen, ballerini e violinisti e da diverse performance. Anche se Act No. 1 non è un nuovo arrivato nel calendario della fashion week milanese, il brand ha saputo rendersi rilevante grazie alla sua presentazione.
We Are Made In Italy - L’arrivo della diversity a Milano
Per la prima volta, il CNMI ha collaborato con l’importante designer afro-italiana Stella Jean e con il designer americano (ma based a Milano) Edward Buchanan per promuovere il lavoro di cinque designer afro-italiani a Milano. Il risultato del progetto è stata la presentazione We Are Made In Italy che, per quanto riguarda la rappresentazione della diversità etnica nella scena italiana, è stato qualcosa di monumentale. Anche senza mostrare le collezioni complete di tutti e cinque i designer, è stato un primo passo verso una maggiore rappresentazione dei black talents che vivono e operano nella moda italiana.
FLOP
Dolce & Gabbana SS21 – L’ennesima collezione colorata
Quella di Dolce & Gabbana è stata l'ennesima collezione identica a quelle le precedenti. Ispirandosi all’idea del ricamo siciliano, il duo di designer ha presentato una collezione piena fino alla nausea di toppe, stampe e patchwork. Non c’è ormai molto da aspettarsi da Dolce & Gabbana, anche se il caos che riescono a creare ad ogni stagione rimane qualcosa d’interessante.
Moschino SS21 – Accuse di plagio
Questa stagione Jeremy Scott ha presentato la collezione SS21 del brand con un video popolato di marionette che riproducevano le fattezze di modelli e di volti noti, come quelli di Anna Wintour e Anna Dello Russo. Anche se produzione e presentazione sono state all'altezza dell'evento, lo show si è rivelato comunque un flop. In primo luogo perché la collezione sembrava effettivamente più adatta alle marionette che a veri modelli, con dettagli sartoriali e uno styling che non funzionavano; in secondo luogo per le accuse di plagio mosse a Scott dall’artista Kid Super. Il giovane artista ha infatti accusato Scott di aver utilizzato l’identico concept da lui scelto per la Paris Fashion Week di due mesi fa – accuse a cui il designer di Moschino non ha preso la briga di rispondere. I commenti dell'artista sono stati perfino cancellati da Moschino. Non è inoltre la prima volta che Jeremy Scott viene accusato di plagio.
Lo street style – Una mancanza notevole
Nonostante la presenza di alcuni show fisici, lo street style che di solito popola le strade di Milano è stato l'aspetto più colpito di questa settimana della moda. I look degni di nota non sono mancati, ma molti degli ospiti tradizonali dell'appuntamento non erano presenti o hanno preferito uno stile più rilassato e, rispetto al solito, informale. Dato che settembre è di solito il mese più importante per le sfilate, è stato un po’ triste vedere scomparire i volti e gli outfit che di solito illuminano ogni reportage di street style.