Cosa succederà alle fashion week di settembre?
Con l'aumento dei contagi, i brand procedono con cautela nella speranza di tornare alla normalità
28 Agosto 2020
All'inizio di quest'anno, quando il Coronavirus si è rapidamente diffuso per il mondo intero, l'industria della moda è stata costretta ad adattarsi in fretta e furia alle nuove regole imposte dai governi di tutti i paesi, implementando vari cambiamenti come, ad esempio, la digitalizzazione delle fashion week che si sono svolte a luglio. Anche se, almeno in termini di visualizzazioni, l'esperimento sembra essere riuscito, la community della moda è concorde nell'affermare che il valore artistico e commerciale degli eventi fisici sia qualcosa che il formato digitale non può sostituire.
Con l'arrivo di settembre, però, sono stati pubblicati i calendari per quella che di solito è la più importante fashion week dell'anno. Anche per questo ci si poteva aspettare un programma sovraffollato. Ma il calendario di Milano, che di solito prevede 30-40 sfilate fisiche, quest'anno ha annunciato che ne ospiterà meno di 20. Stando a quanto si legge nel programma, la stagione SS21 avrà un programma diluito, fluido, in cui gli show tradizionali si mescolano a diversi eventi digitali e altri ancora in attesa di conferma. Sono assenti brand come Gucci, Jil Sander e Bottega Veneta che hanno scelto di sfilare fuori dal calendario ufficiale, ma a pochissime settimane dall'inizio degli show sembra che molti altri brand siano ancora indecisi sul da farsi.
Alla luce di questa incertezza, la Copenhagen Fashion Week, che si è svolta due settimane fa, potrebbe essere il miglior esempio a cui guardare: essendo la prima vera fashion week europea da febbraio, è stato molto interessante vedere in che modo l'industria ha cercato di rivivere le sue tradizioni alla ricerca di una sorta di disperata normalità. Il giornalista Chidozie Obasi, che ha assistito all'evento in prima persona, ha raccontato a nss magazine:
“La Copenhagen Fashion Week ha dato un nuovo inizio alla realtà fisica della moda. C'è stato distanziamento con i posti a sedere, ma fino a un certo punto. La maggior parte delle presentazioni si è svolta normalmente, come se nulla fosse, e si stava vicini come se il Covid-19 non esistesse nemmeno. Le maschere erano obbligatorie in alcune sfilate, ma nella maggior parte dei casi non lo erano. Ovviamente questa vicinanza sembrava in qualche modo inquietante, dato che l'epidemia è ancora in corso, ma l'atmosfera era carica di ottimismo."
Un altro esempio ideale di sfilata che ha applicato le norme di distanziamento sociale è stato lo show per la collezione SS21 di Jacquemus, che si è svolto a luglio fuori Parigi, al Parco Naturale Regionale del Vexin.
A dispetto di annunci e pianificazioni, a tre settimane dall'inizio dell'evento le cose sembrano essere ancora incerte anche per chi lavora dietro le quinte Morena Ru, fondatrice della azienda di production Connecting Dots basata a Milano ha spiegato:
"Settembre è duro, in teoria stiamo preparando alcune sfilate fisiche con 100-150 ospiti rigorosamente alla distanza sociale consentita (probabilmente solo europei) e supporto video per tutti, ma in realtà dobbiamo aspettare e vedere cosa porteranno le prossime settimane. Solo allora sapremo se qualcosa cambierà dal punto di vista del Governo. Abbiamo visto tutti cosa è successo a luglio, e secondo me la settimana della moda digitale non è stato un vero successo, quindi penso che dobbiamo provare e sperare di avere gli eventi fisici."
Quello che doveva essere un mese pieno di novità interessanti e innovative per l'industria, come la prima collezione co-disegnata da Miuccia Prada e Raf Simons per Prada, o il debutto di Matthew Williams a Givenchy, è diventato al contrario solo un piccolo barlume di speranza a cui l'industria si sta aggrappando nel tentativo di far andare avanti le cose, per un verso o per l'altro, anche a costo di ridimensionare eventi, liste degli invitati e collezioni.
Indipendentemente dai set esteticamente gradevoli e socialmente distanziati, se le cose andranno avanti in questo modo non si può ignorare che una grande parte della fashion week dovrà inevitabilmente essere sacrificata, visto che le misure rigorose non consentiranno tutti quegli eventi di networking come presentazioni, cocktail o conferenze stampa che da sempre arricchiscono il calendario delle settimane della moda. Cosa significherà per il futuro del settore? A questo punto, nessuno può dirlo.