Come è andata la sfilata di Dior a Lecce
Un’opulenta celebrazione delle tradizioni e delle arti della Puglia
23 Luglio 2020
Ieri sera, la piazza del Duomo di Lecce ha ospitato il faraonico show per la collezione Resort 2021 di Dior che Maria Grazia Chiuri ha dedicato, in ogni suo dettaglio, alle maestranze e ai costumi del Salento. Novanta look e un accompagnamento canoro e coreografico hanno riempito i ventisette minuti della sfilata in mezzo a un’architettura composta dalle tradizionali luminarie artistiche salentine – fra cui figuravano per l’occasione i soliti slogan empowering in inglese e francese che la Chiuri aveva già utilizzato per la sua ultima sfilata. Con i suoi 2.400 metri quadri di estensione, il set ha persino superato in grandiosità l’allestimento visto l’anno scorso per la mostra al Victoria & Albert Museum e, insieme al ricco programma di eventi e progetti sia fisici che digitali organizzato da Dior per questa stagione, è mirato a rinforzare l’immagine del brand, specialmente dopo la crisi che ha segnato i primi mesi dell’anno, e segnalare una ripartenza in pompa magna.
Con solo un centinaio di ospiti presenti, tra Chiara Ferragni e consorte, oltre che Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, il pubblico dello show sono stati gli stessi cittadini di Lecce, assiepati intorno alle prime file e sui balconi – trasformando in realtà il concept di festa di paese ideato da Chiuri e interpretata in chiave di partecipazione collettiva dell’intera comunità allo spettacolo della sfilata. Il senso della collettività e il culto della tradizione antica si sono manifestati anche nei capi della collezione: il pizzo ricamato secondo la tecnica del tombolo che decorava uno degli abiti è stato realizzato dall’artigiana Marilena Sparaci mentre la fondazione Le Costantine si è occupata dei capi intrecciati. L’esperimento è riuscito: il tocco degli artigiani locali ha dato agli abiti una veracità senza filtri che le petit mains dell’atelier parigino del brand avrebbero forse reso anche troppo immacolata. L’esaltazione dell’artigianato locale, poi, ha confuso i limiti fra l’alto e il basso, contrapponendo alla fluidità delle forme la rigorosa costruzione degli abiti tipica del DNA Dior.
Lo show è stato inoltre una celebrazione delle donne del Sud, il cui messaggio questa volta (e forse per l’elemento personale posseduto dalla collezione) è apparso molto più circostanziato e meno generico delle precedenti sfilate di Chiuri, che ha detto a Vogue:
«A Parigi sono tutti orgogliosi della tradizione: la moda fa parte del patrimonio culturale. In Italia non c’è lo stesso atteggiamento. Forse è perché queste tradizioni sono create dalle donne nel contesto domestico – e sembrano faccende di casa. Nessuno pensa che sia un lavoro creativo. […] Con questo show, penso di poter dare un punto di vista diverso».