La direttrice delle Risorse Umane di adidas si è licenziata dopo le accuse di razzismo
Aveva descritto le discussioni sul razzismo come “rumori”
01 Luglio 2020
La direttrice globale delle Risorse Umane di adidas, Karen Parkin, ha deciso di dimettersi dopo che un gruppo di impiegati dell’azienda ha richiesto al consiglio di amministrazione di avviare un’indagine interna per discriminazione razziale. La vicenda è iniziata l’anno scorso quando Parkin, che ha lavorato per adidas per 23 anni, definì le discussioni sul razzismo come un semplice “rumore” di cui si parlava solo negli Stati Uniti, aggiungendo che l’azienda non aveva problemi a riguardo. Un’indagine del The New York Times, inoltre, aveva fatto emergere che, negli headquarter del brand in Nord America, solo il 5% degli impiegati di adidas si identificava come membro della black community e affermava di essere professionalmente marginalizzato – problemi che la Parkin aveva minimizzato. La ex-direttrice delle HR del brand ha detto:
«Ho capito che, per rendere più unita la nostra organizzazione, è meglio che io mi congedi e lasci spazio al cambiamento».
L’uscita di scena di Parkin non è rimasta priva di controversie stando ad Aaron Ture, project manager delle fashion collaborations per adidas. La mail con cui la donna si è congedata non menzionava infatti una scusa («Riconosco che l’attenzione su di me è diventata un ostacolo che impedisce all’azienda di andare avanti», avrebbe scritto Parkin) ma sembrava voler deflettere la colpa su chi si era lamentato di lei piuttosto che assumersela. Il CEO di adidas in persona, Kasper Rorsted, dirigerà le HR ad interim in attesa che si trovi nuova figura per il ruolo.
Nel frattempo, il brand ha promesso di donare 20 milioni di dollari a iniziative a favore della black community (che dovrebbero diventare 120 milioni entro il 2025), ha dichiarato l’istituzione di un comitato per la diversity, promesso che il Juneteenth sarà una vacanza pagata e si è impegnato ad assumere impiegati di background etnici e orientamenti sessuali diversi per il 50% delle posizioni attualmente aperte nell’azienda, oltre che avere un 20% di impiegati di colore in ruoli corporate e un 12% in ruoli di leadership.