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Demba wears full GUCCI look
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Toni wears full GUCCI look
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Iago wears Lucio Vanotti aprons , Ermenegildo Zegna hat & Marni belt, pants and shoes
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Couple wears Lauro Apraricio dress , shirt and skirt and Ermenegildo Zegna shoes
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Couple wears Lauro Apraricio dress , shirt and skirt and Ermenegildo Zegna shoes
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Demba wears Magliano suit
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Theo wears Kenzo sweaters and shorts & Acne Studios shoes
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Toni wear Gucci beanie, boots and whips, Kenzo blouse & Junya Watanabe archive dress
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Dress and skirt by Marni, puffer vest, Paul & Shark, skirt Brognano, dress Olimpia Macri, puffer vest Paul & Shark
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Theo wears full GUCCI look
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Couple wears full GUCCI look
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Dress and skirt by Marni, puffer vest, Paul & Shark, skirt Brognano, dress Olimpia Macri, puffer vest Paul & Shark
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Demba wears full GUCCI look

Nelle ultime settimane, il dibattito pubblico riguardante la natura e la definizione di mascolinità è stato in fermento. In seguito alle esibizioni di Achille Lauro al festival di Sanremo, che ha prevedibilmente scosso l’opinione pubblica con i suoi appariscenti outfit di Gucci ed esprimendo con grande trasparenza le proprie opinioni sul concetto contemporaneo di mascolinità, il dibattito pubblico attorno all'argomento si sta animando rivelando sia arretratezze culturali sia spiragli di apertura per il futuro. 

La questione è improvvisamente diventata molto popolare e sebbene molti l’abbiano trattata come una novità, la realtà è che la presenza di sfumature all’interno dello spettro della mascolinità è un concetto vecchio di decenni che l'Italia sembra aver appena riscoperto solo adesso. 

A livello internazionale, il concetto di mascolinità fluida è stato ampiamente normalizzato da celebrità come Billy Porter, Harry Styles ed Ezra Miller che ne hanno presentato al pubblico diverse declinazioni. Parlando dell’Italia, invece, il concetto ha iniziato a essere introdotto nel discorso pubblico da brand come Gucci e Ermenegildo Zegna, mentre più di recente da artisti come Achille Lauro e Ghali.
La terza Digital Cover di nss magazine è dedicata alla New Masculinity: con un editoriale del fotografo Boris Ovini abbiamo esplorato l'argomento cercando di incoraggiare il dibattito intorno all'argomento intervistando Guido Giovanardi, dottore di ricerca nel dipartimento di Psicologia dinamica e clinica dell'Università La Sapienza di Roma e psicoterapeuta che si occupa di identità di genere. 

 

Credits
Photography Boris Ovini
Photographer's assistant Marco Pistolesi 
Styling  Riccardo Maria Chiacchio
Casting Director Sabrina Mostrangelo
Hair Daniella Magginetti @closeupmilano 
Makeup Vanessa Geraci 
Creative Direction nss magazine
Creative Producer Jordan Anderson
Production Coordinator Ali Kiblawi
Production nss factory

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La terza digital cover di nss magazine esplora il mondo della mascolinità contemporanea in Italia

Le prime tracce del concetto di mascolinità fluida risalgono agli anni '70 e '80, un momento privilegiato per l'esplorazione delle diverse manifestazioni e interpretazioni della sessualità, dell’espressione personale e del linguaggio artistico. Fu quando figure come Boy George, Prince e David Bowie idearono un nuovo modo di esprimere se stessi e la propria musica attraverso costumi e apparenze androgine. L'esperienza visiva ed estetica delle loro esibizioni divenne tanto interessante e appagante quanto la musica stessa.

La risposta italiana coeva a queste spinte innovatrici giunse con Renato Zero, la prima pop star androgina del paese, che si allineò agli stilemi del glam rock utilizzando make-up e costumi vistosi e stravaganti. Ognuno di questi artisti era femminile in modi diversi, il che a sua volta ha reso accettabile e popolare l’ammirazione della figura femminile, rendendo di riflesso gli uomini più consapevoli del valore estetico del proprio corpo. 

 

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Questo fenomeno ha influenzato il senso della moda di un'intera generazione. Perfino gli uomini eterosessuali iniziarono a sfoggiare make-up a forma di fulmine per imitare David Bowie, lune argentate sulle sopracciglia e mullet per completare il proprio look. 

Da qualche parte negli anni '90 questo sentimento si è evoluto in un effetto più minimale, sull'onda grunge con artisti come Kurt Cobain e negli 2000, sembra essersi perso, dissolto dentro ad una mascolinità machista e plastica plasmata dall'estetica pop. È tornato a manifestarsi nuovamente nella musica hip-hop post-2010, quando rapper e artisti si sono ispirati a queste icone che hanno costruito con il proprio lavoro e la propria estetica quella che ora è conosciuta come la nuova mascolinità

Per comprendere l'impatto di questo nuovo modo di intendere la mascolinità, bisogna prima capire il rovescio della medaglia, cioè la mascolinità tossica. In psicologia il termine si riferisce a comportamenti e standard maschili culturali tradizionali che possono essere considerati dannosi per altri uomini, donne e per la società in generale. Non è un termine che allude solo all'essere maschio, ma si riferisce più all'adesione ad una serie di regole stereotipate che definiscono gli uomini come figure dominanti nella società che è spesso accompagnata da omofobia e misoginia.

Questo tipo di mascolinità diventa tossica soprattutto quando promuove rabbia e violenza contro le donne e stigmatizza o limita le emozioni nei ragazzini e negli uomini. È il bisogno di competere in modo aggressivo e dominare gli altri che comprende evitare e talvolta condannare qualsiasi forma di femminilità associata all'esperienza maschile. Di esempi se ne incontrano vari ogni giorno: dalle battute sessiste in diretta televisiva nazionale fino al bullismo nelle scuole, che creano il retroterra culturale per allevare maschi che colmano una perenne insicurezza attraverso la competizione e l'ostentazione del successo. 

L'evoluzione della nuova mascolinità si è formata in opposizione come una sorta di cura a quella tossica. È stata la sfida di tutte le norme tradizionali della mascolinità e un'esplorazione per sfocare i ruoli di genere tradizionali. Questa nuova mascolinità non solo abbraccia e promuove il benessere emotivo dei maschi, ma accoglie anche la libertà di esprimere aspetti e comportamenti tradizionalmente considerati femminili. 

Questo perché quando una figura maschile, in particolare una che è stata riconosciuta come eterosessuale, si afferma in una luce femminile, ad esempio indossando una gonna o un vestito o persino truccandosi, è vista come una denuncia di questi tratti tradizionali velenosi e distruttivi perché in pratica, l'antidoto della mascolinità tossica è ovviamente la femminilità. 

Ciò ha avuto un grande impatto nel mondo della musica hip hop soprattutto perché è un genere noto per i testi e il comportamento omofobo, dominato inoltre da minoranze razziali in cui l'omofobia è dilagante. Un esempio è quello di Eminem che difende l'uso della parola faggot: "frocio" per me non significa necessariamente persone gay. "Frocio" per me significa solo togliere la tua virilità. Sei una femminuccia, sei un codardo" e tanti altri artisti che usano continuamente la frase “no homo” in tutti i loro testi. Questo è stato un segno importante della mascolinità tossica in quanto era l'epitome delle eterosessismo, cioè il pregiudizio contro gli omosessuali sul presupposto che l'eterosessualità è il normale orientamento sessuale. 

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Quando altri rapper e personalità come Young Thug, Jaden Smith, Tyler The Creator e Pharrell Williams hanno iniziato a spingere i confini della mascolinità attraverso la moda, è stato il segno di qualcosa di monumentale all'interno del settore perché significava dissociarsi dallo stereotipo. Young Thug ha indossato un abito di Alessandro Trincone sulla copertina del suo album del 2016 e Jaden Smith ha posato in gonne e abiti per diversi copertine. Era una sorta di movimento culturale che prevedeva l'espressione del proprio lato femminile, che era visto come sinonimo di vulnerabilità, umiltà e di un certo tipo di sicurezza nella sessualità e nell'identità. 
Nel numero di New Masculinity del 2019 di GQ, Pharrell Williams si è scusato e ha preso le distanze dal video di Blurred Lines (in cui appaiono lui e Robin Thicke circondati da modelle) a causa delle sue sfumature sessualmente predatorie. 

“Mi sono reso conto che c’è una forte cultura sciovinista nel nostro paese. Non me ne ero reso conto prima e non avevo realizzato che alcune delle mie canzoni la rinforzassero. E la cosa mi ha fatto impazzire”, ha spiegato. 

Il suo allontanamento, come quello di molti altri, da questo tipo di comportamento tossico è stato un passo importante nel passaggio verso una mentalità più culturalmente sensibile, in particolare seguendo il movimento #METOO in cui venivano esposti aspetti importanti e pericolosi della mascolinità tossica. 
La capacità di mostrare con orgoglio i propri tratti femminili, nsieme alla sfocatura dei ruoli di genere da parte della comunità LGBTQ+, ha influenzato la moda e la cultura generalista. Secondo uno studio del Williams Institute del 2016, 1,4 milioni di adulti negli Stati Uniti non si identificano con il loro genere di nascita, offrendo ulteriori prove del fatto che molte persone, in particolare quelle appartenenti alla Gen Z, non si sentono più vincolate dalle nozioni binarie del genere.

“Secondo me la gente è un po' confusa riguardo alle norme di genere. Sento che non capiscono davvero. Non sto dicendo di averlo capito, sto solo dicendo che non ho mai visto alcuna distinzione. Non vedo abiti da uomo e abiti da donna, vedo solo persone spaventate e persone a proprio agio", ha spiegato Jaden Smith in un'intervista a British GQ Style. 

In Italia, però, l'ondata di gender fluidity si sta muovendo un po' più lentamente. Ciò si riflette nel modo in cui la gente pensa e agisce in reazione al mescolamento dei sessi attraverso la moda.
Alcune settimane fa durante, la Fashion Week milanese, Ghali ha scelto di indossare un cappotto rosa per la sfilata di Gucci. Non molto tempo dopo aver pubblicato le immagini del look, il rapper ha ricevuto diversi commenti omofobi su Instagram da follower che non erano d'accordo con il suo look apparentemente troppo femminile. 

Alcune settimane dopo, l'artista Achille Lauro si è esibito sul palco del Festival di Sanremo indossando una serie di look Gucci e proponendo inoltre la sua interpretazione della canzone Gli uomini non cambiano mai di Mia Martini. In seguito, l'artista ha pubblicato alcuni appunti che ripercorrevano la sua esperienza e che toccavano temi come la costruzione della mascolinità tradizionale e l'omofobia in Italia. 

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Il feedback generale è stato un misto tra commenti positivi e negativi, ma ha acceso il dibattito sul perché l'Italia sia così indietro nell'evoluzione della sua coscienza collettiva. Secondo Guido Giovanardi - l'attaccamento dell'Italia alla mascolinità tradizionale è più profondo. 

“Penso che in Italia abbiamo radici culturali che a volte sembrano essere più mediterranee che europee, ci allineiamo di più alle culture presenti in Nord Africa, Turchia o Grecia in cui i ruoli di genere sono piuttosto forti e consolidati come risultato della nostra storia. Se fai un giro in molti paesi dell'Italia di oggi, puoi assistire a matrimoni che sembrano usciti dagli anni '50. Non abbiamo avuto quel processo immersivo di democratizzazione che un paese come la Spagna è stato in grado di avere. Naturalmente ha anche a che fare con la presenza del Vaticano e l'importanza dell'educazione cattolica nella scuola, improntata a rafforzare questi ruoli di genere. A poco a poco le cose stanno cambiando ma molto lentamente” 

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I marchi di moda italiani hanno tenuto il passo internazionale per rimanere rilevanti alle nuove generazioni, motivo per cui brand come Gucci, Zegna e più recentemente Fendi, sono stati le forze trainanti per un approccio più aperto alla mascolinità e al genere. Per l'ultima sfilata maschile di Gucci, nata con l'intento di distruggere il concetto di mascolinità tossica, il designer Alessandro Michele ha creato una collezione che combatte l'ideale della società occidentale della virilità macho. 

“La mascolinità tossica, infatti, nutre abusi, violenza e sessismo. ... produce oppressori e vittime allo stesso tempo. Sembra necessario suggerire una diserzione, lontano dai piani e dalle uniformi patriarcali. È tempo di celebrare un uomo libero, di praticare l'autodeterminazione, senza vincoli sociali, senza sanzioni autoritarie, senza stereotipi soffocanti", si legge nel comunicato stampa del brand. 

Ermenegildo Zegna, d'altra parte, avendo a lungo creato menswear classico, ha recentemente collaborato con una delle più importanti organizzazioni umanitarie italiane, CESVI, per promuovere cambiamenti comportamentali positivi, attraverso una campagna che mette in discussione What Makes a Man. Piuttosto che spiegare che cos'è la mascolinità, lo scopo è quello di facilitare la discussione e l'esplorazione di diverse manifestazioni e interpretazioni della mascolinità. Ma la moda ha davvero un potere tale da riuscire ad introdurre un nuovo modo di pensare? 

“Credo che i marchi di moda possano sicuramente contribuire ad influenzare questo tipo di cambiamenti. Ad esempio, l'intera esperienza di Achille Lauro al festival di Sanremo, sotto un alto livello di omofobia e anche di sessismo con i recenti commenti di Amadeus. È stato in grado di aprire una conversazione su cosa significhi essere maschili, indipendentemente dal fatto che il feedback fosse positivo o negativo, il punto era che la conversazione era aperta e i suoi vestiti avevano un ruolo simbolico nell'aprire quella porta”, ha spiegato il dott. Giovanardi. 

Questi gesti, insieme alla generazione Z, essendo uno delle Generazione più aperte nella loro visione delle norme di genere, sono i principali fattori di ciò che accelererà il ritmo delle cose a livello locale.

"Sono abbastanza fiducioso che le cose cambieranno con questa generazione. A scuola, il comportamento omofobo è stigmatizzato. Uno dei principali fattori psicologici di protezione contro il bullismo è la possibilità di avere alleati, di avere persone e amici che ti supportano e proteggono, e credo che questa comunità di supporto sia cresciuta notevolmente, grazie al nuovo materiale scolastico, agli aspetti culturali e serie tv che propongono immagini positive. Questa generazione di adolescenti è anche molto aperta, non solo alla sessualità, ma sta sperimentando con la fluidità e neutralità di genere, sta gettando via tutte le etichette e aprendo uno spazio potente in cui la sperimentazione sana si svolge", ha concluso il dott. Giovanardi.

Ciò significa che a livello locale, sebbene le cose si stiano muovendo lentamente, si stanno comunque muovendo verso la direzione giusta, e nonostante la Gen Z negli Stati Uniti sembrerebbe essere più avanti nell'accettazione e nella normalizzazione della sfocatura dei ruoli di genere rispetto alla Gen Z in Italia, l'importante è che siano entrambe altrettanto aperte. Il semplice fatto che stiamo avendo questa conversazione in sé è un segno che il terreno è stato ufficialmente mosso per un cambiamento positivo.