Fast Retailing supera H&M come secondo più grande rivenditore di moda al mondo
La crisi di H&M viene confermata dalla crescita di Uniqlo
15 Ottobre 2019
Quando circa una decina di anni fa Tadashi Yanai, fondatore e CEO di Fast Retailing, dichiarò che il suo gruppo sarebbe diventato il più grande rivenditore di moda al mondo entro il 2020 in pochi gli avevano creduto, ma, considerati i risultati attuali, l’obiettivo del businessman sembra sempre più vicino. La società giapponese ha infatti appena scalzato H&M dal secondo posto sul podio del fast fashion. Il merito è di un fatturato del 2018 di 2,3 trilioni di yen (19,4 miliardi di euro). Tra questi, 1 trilione di yen (840 milioni di euro) è stato guadagnato da Uniqlo, sempre più proiettato verso il successo come confermano una crescita delle vendite del 14,5%, utili operativi in aumento del 17% e le nuove aperture all’estero (a Milano lo store è arrivato lo scorso settembre).
Se secondo gli analisti le azioni di Fast Retailing sono in aumento dal 2015, in gran parte grazie alla sua espansione internazionale e al miglioramento della logistica, l’esatto opposto sta accadendo ad H&M. Da diverso tempo, l’azienda scandinava sta attraversando un periodi di crisi, soffocata dalla sovraproduzione (e quindi dalla merce invenduta). Nonostante la riduzione degli investimenti per l’espansione fisica dei suoi marchi per concentrarsi sul rafforzamento digitale e gli altri sforzi per tornare alla redditività e al contatto con il consumatore, i suoi ricavi relativi al 2018 si fermano a 210 miliardi di corone svedesi (circa 19,2 miliardi di euro). Una cifra insufficiente per ottenere il secondo posto (che conservava dal 2015) tra i maggiori rivenditori di moda al mondo. La differenza di 167 milioni di euro di vendite nette tra H&M e Fast Retailing è costata a H&M la retrocessione.