
I brand potrebbero perdere $1,5 miliardi di dollari con gli influencer
Lo rivela un nuovo studio che indaga le pratiche scorrette su Instagram
25 Luglio 2019
L'avvento e l'esponenziale crescita del valore e del ruolo degli influencer ha cambiato radicalmente il modo in cui i prodotti - in particolare di moda - vengono sponsorizzati, promossi e venduti, soprattutto su Instagram.
Se fino a qualche anno fa le grandi campagne pubblicitarie andavano a ricoprire enormi cartelloni posizionati strategicamente tra i grattacieli della città, con immagini perfette, studiate nel dettaglio per attirare l'attenzione di tutti i potenziali consumatori, oggi è tutto molto più semplice: basta una foto postata su Instagram dall'utente giusto per avere lo stesso effetto, se non maggiore. Ricorrere all'impiego di influencer è ormai prassi consolidata nel mondo della moda, portata avanti da brand di ogni fascia e prezzo, lo fanno i giganti come Nike e adidas, e maison come Fendi e Dior - che ha rilanciato la Saddle Bag sostanzialmente su Instagram. Marchi di questo tipo non solo hanno a disposizione budget enormi, ma dietro al lancio di un nuovo prodotto si nascondono proiezioni di vendita e studi approfonditi: il successo di un item lo si conosce già a priori, ma di certo non fa mai male che ci siano anche quelle dieci o venti persone che scrivono su Instagram quanto vale la pena comprarsi la nuova sneaker di Nike.
Sono queste pratiche, definirle truffe forse è un po' eccessivo, ma in inglese il termine utilizzato è proprio fraud, che mette in luce un nuovo studio condotto dall'azienda di cyber security Cheq in collaborazione con l'Università di Baltimora, e pubblicato qualche giorno fa. Nel 2019 i brand hanno investito oltre $8.5 miliardi di dollari nell'influencer marketing, un dato destinato a salire a $10 miliardi l'anno prossimo. Quello che la ricerca rivela è che entro l'anno prossimo oltre $1.5 miliardi di dollari di quegli investimenti potrebbero andare persi, e non perché Instagram non sia più la piattaforma giusta dove vendere, ma semplicemente perché i "trucchetti" messi in atto dai mega influencer hanno smesso di funzionare, e sono stati scoperti. Il numero di follower, likes e commenti sono ormai dei dati inaffidabili per determinare l'efficacia e l'effettiva portata comunicativa di un influencer, perché sono i dati più facilmente manovrabili.

Andrea Zendali
Esistono app dedicate così come bot che permettono di acquistare sia follower che likes. Considerando che un influencer può guadagnare anche $12 mila dollari per un post, e che l'acquisto di 1000 follower costa $16 dollari, è evidente che il sistema alla base è di per sé già corrotto. Per determinare l'autenticità di un profilo la componente da tenere in considerazione è quindi un'altra, cioè l'engagement, quanti likes e commenti totalizza un post. Nel caso dell'influencer con 2.6 milioni di follower che non è riuscita a vendere 36 T-shirt è evidente che il suo pubblico non era totalmente autentico, e questo è ben visibile proprio nell'engagement di ogni post. Tecnicamente anche il tasso di engagement non è un fattore su cui poter far affidamento al 100%, dato che è pratica comune tra gli influencer partecipare ai cosiddetti "pod", vere e proprie community i cui gli utenti si scambiano likes e commenti sotto i rispettivi post.
Un altro metodo spesso utilizzato dagli influencer per "truffare" i brand è quello dei finti post sponsorizzati, vale a dire postare una foto indossando un determinato brand facendo credere di essere stati pagati per pubblicizzare quel brand. Se ad un primo impatto questa operazione potrebbe sembrare fine a sé stessa, in realtà è una mossa quasi astuta: se un brand vede un post sponsorizzato significa che un altro marchio si è fidato di quell'influencer, che è quindi una figura seria e professionale, e con cui sostanzialmente vale la pena di lavorare. Come spiega Guy Tytunovich, fondatore e CEO di Cheq, la frode è ormai una componente intrinseca del digital marketing. Dallo studio emerge infatti che il 25% dei follower di circa 10 mila influencer è fake, mentre due terzi di 800 brand e agenzie di pubblicità hanno collaborato con influencer con follower comprati.

Su Shan Leong
Sembra solo questione di tempo prima che la bolla degli influencer scoppi definitivamente, svelando ombre e difetti di un sistema ormai al collasso.