Lo spazio interno del mondo
30 Aprile 2011
"Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo all'interno di noi stessi il luogo della nostra origine, per rinascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente."
Rainer Maria Rilke.
Angeli che vagano nella città come entità apparentemente contaminate. Angeli urbani, angeli solitari, angeli malinconici. Sussurri invisibili e impercettibili, osservatori incapaci d'interazioni con il mondo fisico ma che dei suoi respiri si nutrono, in una condizione di distante presenza che permette loro di vedere i passanti e di ascoltare i pensieri che scivolano lenti e disconnessi sui marciapiedi. Personalità angeliche fuori dallo stereotipo il cui motivo di vita vieni a strutturarsi sul desiderio di vedere, memorizzare e preservare la realtà in una continua riflessione sul passato, presente e futuro. Sullo sfondo una realtà in bianco e nero e un cielo denso e torbido: il cielo sopra Berlino.
Ed è proprio li lungometraggio capolavoro di Wim Wenders con la sua penetrante delicatezza ad ispirare la collezione per l'A/I 11/12 di ILARIA NISTRI: sublimi protagonisti, gli angeli che si trascinano sulla scena berlinese in una atmosfera nostalgica quale quella della Guerra Fredda alla fine degli anni Ottanta, gli stessi che vivono nelle poesie di Rainer Maria Rilke.
E' un viaggio interiore alla riscoperta dell'Io e di una intimità preziosa sollevata dall'inutilità degli orpelli, una disconnessione dal mondo circostante per calarsi in una sorta di gabbia dorata quale quella della "veste", con le sue porte chiuse verso l'esterno ma aperte su un corpo apparentemente calmo. Sulle note dei "Nike Cave and the Baad Seeds" l'abito inizia la sua lenta evoluzione: i tagli spirilizzati avvolgono l'intero corpo in una completa torsione partendo dalle maniche, quasi come in un prezioso raccoglimento dell'io su se stesso; la densa maglieria lavorata a mano, scivola su linee essenziali, in un fitto intreccio disfatto in punti focali ad intravedere minuziose rarefazioni metalliche per un'anima che traspare lucente dalle trame.
Alpaca e mohair, inserti di jersey ton sur ton, nastri metallici e lamine argento che esplodono nell'incontro con il raso o la georgette, morbidi movimenti enfatizzati da sinuosi effetti di chiaro-scuro ed elegante trasparenza o di riflessi specchiati.
Importanti capospalla si innalzano intorno al corpo, lo circondano e lo proteggono in una corazza soft di pelle stretch o lavata a volte foderata di jersey infeltrito a donargli il confortevole calore di un guscio. Mantelle barocche rivisitate, new parka, colli ad imbuto, cappucci strutturati a celare apparentemente il volto ed ancora una pioggia di evidenti cerniere in un continuo scorrere lungo le linee morbide degli ampi volumi in evoluzione, aperture queste, pronte a schiudersi sulla realtà interiore dei fragili angeli urbani. Il tutto nelle tonalità del calce come protezione e del nero come potenza ad esaltare le sfumature dell'oro che incorniciano questa collezione, quasi a celebrare la centralità dell'Io stesso.
Una personalità quindi libera di esprimersi e di evolversi all'interno di una ricerca interiore ma che si circonda di capi definiti e interpretabili allo stesso tempo. E se la solitudine per Rilke significa "finalmente so tutto", le soprannaturali e romantiche identità di Ilaria Nistri riscoprono in questo isolamento di trame e volumi una serenità propria, e attraverso se stesse uno spazio, uno spazio interno, un altro mondo.