La sostenibilità secondo Timberland
Abbiamo intervistato Marianella Cervi e lo studio Giò Forma sul rapporto tra design e sostenibilità
11 Aprile 2019
Se siete passati all'interno di Brera Design District, per la Milano Design Week 2019, probabilmente avrete notato un'enorme installazione alta 6 metri e realizzata interamente da materiale ricilato. Si tratta di RoBOTL, il mostro della sostenibilità progettato da Timberland in collaborazione con lo studio creativo Giò Forma, lo stesso che nel 2015 ha realizzato l'Albero della Vita a Expo. Cristiana Picco e Florian Boje, designer dello studio creativo, davanti all'Arco di Porta Garibaldi, ci spiegano il significato dell'umanoide di plastica
"Robotl è il palco di un racconto, deve raccontare visivamente il processo del riciclaggio. Il nostro lavoro è proprio quello di progettare palchi, mettiamo in scena dalla prima alla Scala al palco di Ghali, il nostro compito è mettere in scena una storia in movimento, per questo ci siamo ispirati all'opera Futurista Forme Uniche Della Continuità Nello Spazio, di Umberto Boccioni."
RoBOTL è l'installazione che vuole stimolare il discorso sulla sostenibilità, al centro della Milano design Week e tema attuale nelle strategie dei brand di moda.
Abbiamo voluto chiedere proprio a Marianella Cervi, Head of Sustainability & Responsibility per Timberland EMEA, cosa significhi essere un brand di moda nel 2019 e in quale livello si inserisce l'azienda di Boston, tra le prime a produrre abbigliamento utilizzando materiale di scarto.
#1 A che punto è la moda nel processo di consolidamento di una coscienza di rispetto nei confronti dell'ambiente?
10 anni fa non c’era la stessa consapevolezza di oggi, ora sostenibilità è una parola di cui ci si riempie la bocca, noi in particolare però abbiamo iniziato questo percorso molti anni fa, sperimentando tanto e per questo ora ci troviamo ad avere una base solida.
Tocca a noi continuare a pensare a come diventare net positive in futuro, a non inquinare e a lasciare un segno positivo, sentiamo di avere una grande responsabilità
#2 Da quanto tempo Timberland investe nel campo della sostenibilità?
Timberland è nato nel nord degli Stati Uniti, in una zona di boschi in cui l’outdoor è parte della quotidianità e per questo la cura dell’ambiente era già allora un tema che stava a cuore ai fondatori. Di conseguenza abbiamo iniziato a produrre prodotti di vario genere, continuando a porci tra i pionieri nel percorrere strade sostenibili, un atteggiamento che ci ha portato ad essere stati i primi a creare uno scarpone con gomma riciclata, cotone e cuoio in condizioni non inquinanti.
#3 Stai avvertendo un cambiamento o un aumento di attenzione da parte di tutto il movimento?
Oggi la consapevolezza è aumentata dal consumatore, i giovani di oggi fanno discorsi diversi da quelli che facevamo noi e soprattutto fanno ricerca. In Italia la consapevolezza è arrivata solo negli ultimi anni, in Inghilterra, Germania e più in generale nel resto del nord Europa già tempo prima.
#4 Quanto è difficile convincere il cliente finale che un approccio sostenibile non preclude la qualità? In quali campi il riciclaggio può avere ancora notevoli margini di impatto in termini di qualità del prodotto?
Non si riesce ancora per tutti i materiali ad avere gli stessi livelli di qualità, per alcuni l’innovazione sta ancora lottando per una qualità accettabile per gli standard del brand. Per esempio la plastica riciclata per una scarpa da jogging estiva è ok, ma ha ancora molto margine per prodotti destinati ad altre stagioni. Per materiali come il cuoio siamo ancora lontani da risultati rilevanti, con il cotone stiamo invece iniziando a sperimentare una tecnologia che permette di usare scarti non solo di produzione ma anche post consumo.
#5 Pensi che realizzare prodotti nel rispetto dell'ambiente rappresenti la più concreta forma di attivismo?
Assolutamente si, è il modo che ha un brand per fare attivismo, un’azienda non dovrebbe andare in piazza perché ha a disposizione un’arma unica, l’espressione più chiara di ciò a cui tieni.
Gli impiegati Timberland hanno 40 ore (5 giorni lavorativi) all’anno per fare volontariato, già questo è espressione di quanto per noi la sostenibilità si faccia con i fatti.