Back where we started from: “Only the Strange and Beautiful”
19 Febbraio 2011
Basterebbe dire Steve Strange, Steve lo strano per arrivare ad immaginare lo scenario poliforme e camaleontico che si racchiude in una sola figura. Siamo a Londra, nell’epoca dei Blitz Kids, nei primi anni ottanta. Erano gli anni del New Romantic, un movimento che si rifaceva ad echi di mode passate, anche di secoli prima, unendole insieme in un’esplosione di stile che mischiava insieme tantissimi filoni che riuscivano a convivere in una sola notte al Blitz Club. A giudicare chi poteva o meno prendere parte a cotanto spettacolo alla porta del regno c’era Steve Strange che seguiva la filosofia “Only the Strange and Beautiful”.
Nella sua corte fatta di eclettica follia si alternavano personaggi perfetti, tutti insieme, tutti in un solo posto. Un giovanissimo Boy George che proprio lì incontra Jon Moss con cui fonderà i Culture Club, Marylin, Billy Idol, la cantante e dj Princess Julia, l’eterno rivale Philip Sallon, Carl Teper e Martin Degville. Come non ricordare poi gli Spandau Ballet e Rusty Egan che si occupavano della selezione musicale della serata.
La notte si popolava di affascinanti figure che mescolavano crinoline, gorgere e knickerbocker in stile vittoriano, con capigliature che sfidavano le leggi di gravità, coordinate ad un trucco quasi spaziale e decisamente glitter. Si omaggiava anche l’oriente, le corti più disparate e il tribale sia nel make up che nelle mise alle volte orientaleggianti. Insomma tutto ciò che era passato, bello, strano e riutilizzabile doveva essere sfoggiato in una nuova veste che riuscisse a soddisfare Sir Steve che effettuava una selezione talmente rigida con in mente un solo Dio, The White Duke, da riuscire a scacciare, come vuole la legenda, anche un certo Mick Jagger.
Tutto poteva essere indossato, sconvolto e utilizzato. La meraviglia stava nel fatto che esisteva una sorta di selezione naturale senza alcuna logica, se non quella degli weirdo. Tutto era ammesso, ogni genere di personalità, senza alcun limite alla propria e discutibile eleganza. Tutto era tenuto in piedi da quelli che poi sarebbero diventati i colossi degli anni 80 e che hanno portato in auge una filosofia che in tanti hanno provato a imitare, con scarsi risultati ahimè, non capendo che il vero messaggio dietro tanto splendore e costruzione mostrata, in realtà si nascondeva dietro il talento di quelli che sapevano mischiare con naturalezza la storia, trasformandosi una sera in Zazù, l’altra in sciamani e poi in neoedoardiani, in un turbine senza fine che appagava la creatività e il potere del chaos.