Focus on: calzini
23 Novembre 2010
Non vorrei ritirare in ballo la nonna, considerando però che è l’anno del tricot e dei calzettoni di lana e lei è la maga sia del tricot sia dei calzettoni, ne sono “costretta”.
Sono “costretta” a cominciare il mio intervento sulla nuova (beh, non proprio di primissimo pelo) accoppiata fashion scarpa+calzettone, partendo da quelli dell’infanzia, che lei amorevolmente sferruzzava per le mie fredde estremità, per tenerle calde durante il sonno.
Ho pure provato una volta a unire codesti calzettoni di lana un po’ spessa, a dei sandali bondage di ultimissima generazione, per cavalcare quell’ondata boho-chic, che pur mi appartiene. Naturalmente, il filo era troppo grosso, il modello abbondante e il sandalo troppo esile e delicato nella struttura, per contenerli entrambi: calzettone più piede numero 40.
Fallito sul nascere questo vano tentativo, ho deciso di rinunciare all’homemade, e ho comprato quelli che il mercato mi propinava, con grande slancio promozionale. Se c’è una cosa che non manca oggi, in ogni negozio o linea di abbigliamento, infatti, è la calzetta da abbinare con gusto alla scarpa, da portare alta o bassa sulla caviglia, per aggiungere un po’ di pepe e di glamour alla mise, che altrimenti a colpo d’occhio sembrerebbe vacante, priva del suo quid.
Al potenziale fashion di questa coppia non resiste quasi nessuno. Se fate un giro sfogliando le pagine virtuali del web, potete del resto rendervi conto da soli di come i calzettoni sono ovunque, anche là dove una certa idea di eleganza e raffinatezza proprio non ce li vorrebbe. Si portano con i decolleté di ultima edizione (li abbiamo beccati sulle Palais Platform Curvy di YSL) così come in certi sandali scultura, che mai nessun altro trend prima avrebbe osato violare.
Si portano poi bassi alla caviglia a mo’ di prolungamento della scarpa stessa, o alti fin su il ginocchio, creando un effetto ottico particolare, che se si è fortunate slancia la gamba, se non lo si è, al contrario (e perdonatemi ma è la maggioranza dei casi) la stronca, trasformano la temeraria indossatrice in una protagonista del cartoon, Il Paese dei Puffi, senza l’abbronzatura blu, ovviamente.
Va da sé comunque che come ogni altra tendenza quella di cui sopra, richiede una piccola dose di raziocinio per essere applicata, insieme a un bello specchio grande per essere visualizzata prima della scesa in campo.
Insomma amiche, una volta provato l’ensemble e testato che la scarpa non rischia di scoppiare per la troppa roba inseritavi dentro, che la vostra gamba conserva centimetri di epidermide sufficienti a salvaguardare l’immagine da “arto” senza farvi sembrare un hobbit, che tutto il completino sia perfettamente armonizzato e non appaia come rubato ad una contadina dell’ Ossezia, allora è fatta. Siete dentro, anzi a cavallo del trend e potete godervelo. Se al contrario almeno due delle tre cose non si verificano, mi sa che è meglio scendere e aspettare la prossima corsa.
Di certo, next time, sarete più fortunate.