Veasyble: essere ed apparire in unico accessorio
14 Giugno 2010
Per non sentire: una gorgiera che diventa un cappuccio.
Per non odorare: una passata che diventa maschera.
Per non vedere: un fermaglio che diventa una visiera.
Per non toccare: una borsa che diventa un guscio.
Veasyble ci dà la possibilità di scegliere quale senso rendere latente, grazie ad un set esclusivo di oggetti che permettono di trovare rifugio nell’intimità del proprio mondo, anche se si è in mezzo alla gente. Piccole protesi cartacee che nascono come accessori e che, all’occorrenza, si rivelano efficienti schermi di separazione dal mondo esterno. Insomma, un accessorio in due tempi: quello dell’apparire e quello dell’essere. Vediamo cosa ci dicono le menti (e le braccia!) che hanno avuto questo progetto tanto innovativo da aver ricevuto una menzione speciale da Artex Scenari di Innovazione 5th Edizione e da PAD Design and Mediterranean between Present and Future e da aver trovato esposizione presso lo showroom Mozaik di Istanbul durante il Design Week Istanbul.
Come nasce il vostro progetto?
Veasyble nasce in maniera del tutto spontanea da una chiacchierata sull’abitare contemporaneo e sull’esigenza sempre più condivisa di una mobilità estrema. Di qui concept e forma hanno preso vita quasi in contemporanea: curiosità e sperimentazione, unite a provocazione e fascinazione estetica, hanno dato vita a Veasyble. Unfold a beautiful intimacy, set di dispositivi ready to use per un’intimità a più livelli, ovunque e in qualunque momento. Un sistema di pieghe elementare si è trasformato in qualcosa di più, in uno stile di vita, un modo di essere.
Normalmente gli accessori si indossano per farsi notare. Perché i vostri si dovrebbero indossare per nascondersi?
Lo scopo del progetto non è celare, al contrario, è porre l’accento su di uno stato d’animo frequente. Visible + easy. Un modo facile per essere evidenti.
Ignorare l’altro, isolarsi, sentirsi in dissonanza con l’ambiente circostante, ricercare intimità dove questa sembrerebbe negata: è esibizione prepotente della propria individualità.
Come tutti gli accessori, Veasyble è portatore di un valore estetico forte: una barriera estetica dominante, un’estetica della privacy.
Che materiali usate?
In questo caso siamo partite da carta comune, la quale è stata accoppiata a polietilene, stoffa e pelle nel corso dell’elaborazione. Ma le vere materie prime cui attingiamo sono confronto, osservazione e spirito di contraddizione. Veasyble è il nostro primo progetto insieme, ma non lo riteniamo affatto vincolante.Dunque il vostro materiale principe è la carta.
Come vi ponete rispetto alla cura dell'ecoambiente?
Veasyble è prima di tutto performance, solo in seconda istanza prototipo e, in potenza, prodotto. Al momento della sua genesi, non prevedendone una produzione massiva, il problema dell’eco-compatibilità, nella sua comune accezione, non si è posto. Restando salda l’importanza di un’attenzione speciale al nostro ecosistema da parte di progettisti e aziende, riteniamo che non debba essere perso di vista l'impegno individuale, dovere che ognuno di noi ha nei confronti della collettività, in qualità di soggetto responsabile. Come gruppo, Gaia non è altro che un atelier, un laboratorio sperimentale per la “messa in scena” del design in serie limitata. In quanto tale, si sottrae alle logiche industriali, limitando così il proprio impatto ambientale.
Quale pensate sia il vostro target?
Il popolo di Veasyble è fatto di sognatori, umili e arroganti insieme. Bisognosi di attenzione, ma schivi allo stesso tempo. Non importa l’età o il luogo di origine, ciò che conta è il grado di estro. Bastian contrari, estroversi e irrequieti, non si accontentano di un’esistenza scontata.
Che progetti avete per il futuro?
Ultimamente siamo state molto occupate singolarmente, ma abbiamo il proposito di riunire presto il gruppo per proporre al nostro pubblico una nuova dose di elegante bizzarria. Come piace a noi. Non importa il tema. Un tavolo e un buon tè bevuto assieme ci porteranno nuova ispirazione.