Raffaele Sermoneta
NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Roma
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Triennio in Fashion Design, I anno
22 anni
Roma
Le industrie del fashion e del design sono state fra le più colpite dall’isolamento. In qualità di consumatore e di futuro addetto ai lavori, quali saranno le conseguenze peggiori di questa crisi?
Al riguardo non ho un punto di vista tanto pessimista quanto quello che mi pare di intendere dalla domanda. Di certo il “come prima” non sarà mai un vero “come prima”, e viste le molte tematiche su cui questo periodo di clausura forzata ci ha aperto gli occhi, e che di sicuro vi vengono ora subito in mente, sarebbe stupido andare a cercare un ritorno al passato. Di certo le sfilate, il lavoro delle modelle, le campagne pubblicitarie e la loro diffusione vedranno un cambiamento nella loro proposta sul mercato e nel modo di essere impiegate. Ma a disperare sui pezzi di un modo di vivere il fashion che è ormai passato trovo non si vada molto lontano. Credo molto più interessante cercare di immaginare quale sarà il futuro approccio che la moda apporterà a sé da quanto accaduto negli ultimi mesi, e pensare a come poter operare a favore di questo rinnovamento.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. Qual è la soluzione per continuare ad essere creativi?
Ci sono piante che nascono da un piccolissimo seme, portato chissà come in una fenditura fra la roccia con qualche granello di terra, a centinaia di metri di altezza su di una parete a strapiombo. Eppure quella pianticella riesce a sviluppare se stessa pure nelle condizioni estreme in cui si trova. La creatività, per chi possiede questa dote, è una caratteristica spontanea che, per sua natura, non si lascia rinchiudere in gabbia e tende a svilupparsi da se non appena gliene si presenta la possibilità. Qualsiasi cosa, pure la più banale che possa trovarsi in un appartamento qualunque può essere fonte d’ispirazione, basta lasciare che il seme si sviluppi.