Claudia Potycki
Università Iuav di Venezia
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Design della Moda, III anno
22 anni
Verona
Le scuole sono state fra le prime strutture ad adeguarsi alle nuove misure di emergenza. Il tuo Istituto in che modo si è comportato? Quali sono secondo te i pro e i contro delle lezioni da casa?
Dal mio punto di vista i pro sono molti: io sono pendolare, quindi non mi sono dovuta alzare ancora con il buio, non ho dovuto farmi quattro ore di viaggio ogni giorno, non ha avuto a che fare con treni pieni o in ritardo. Inoltre mi sono trovata molto bene con le lezioni online. Nel nostro corso abbiamo spesso il problema di sovraffollamento nelle aule, quindi si segue male la lezione, molto spesso i docenti non usano il microfono, quindi si perde parte del discorso. Con le lezioni online questi problemi non ci sono più. In ogni caso questo perché i professori sono stati efficienti nell’utilizzo delle nuove piattaforme ed è stato molto semplice per noi studenti adeguarci. Un contro può essere la mancanza di contatto fisico, ma dal mio punto di vista, nei corsi teorici non c’è, nel senso che siamo più di cento studenti in un aula, il professore spiega e fine. Difficilmente ci conoscono di persona. Per quanto riguarda i laboratori invece, è diverso. Si instaura una relazione con il professore, si condividono idee e ci si conosce a vicenda. Di conseguenza è difficile mantenere questo rapporto online. Però le lezioni a distanza hanno dato più flessibilità nelle revisioni: se ho una domanda, la pongo in chat subito, non devo aspettare la settimana dopo per andare a lezione. Inoltre, non potendo assisterci direttamente, ho l’impressione che i professori si siano fidati e ci abbiano lasciati più liberi, e credo che questo abbia migliorato il rapporto con il docente. Quindi per me alla fine sono tutti pro.
Le industrie del fashion e del design sono state fra le più colpite dalle conseguenze dell’isolamento. In qualità di consumatore ma anche in qualità di futuro addetto ai lavori, secondo te quali saranno le conseguenze peggiori di questa crisi?
Credo che la cosa peggiore che potrebbe accadere sia un collasso del sistema moda. Questo causerebbe la moria di tutti quei piccoli e medi compartimenti che miracolosamente sono riusciti a sopravvivere, favorendo in questo modo il mercato del fast fashion e in generale delle multinazionali che hanno a disposizione dei capitali molto elevati. A mio parere credo che questa sia la conseguenza peggiore, perché la crisi che stiamo vivendo ha mostrato chiaramente che il sistema moda ha preso una direzione insostenibile. Troppe collezioni, troppe novità in un tempo brevissimo. Questo è un male sia per il creativo, che non ha il tempo per sviluppare profondamente un’idea, sia per il consumatore, che è in un perenne stato di stress perché bombardato continuamente da nuovi beni che da un lato sente di dover acquistare. Per non parlare dell’inquinamento e i danni ambientali che il sistema moda provoca. Spero che questo isolamento crei una nuova coscienza comune, sia da parte dell’industria che del consumatore. Spero che da quantità si passi a qualità, da massa ad individuo, da mero profitto a interesse per il cliente. Non ha senso rifarsi il guardaroba ogni anno, magari con capi scadenti che dopo averli messi due volte sono già rovinati. Spero si abbandoni questa mentalità in favore di una moda più sostenibile, più personale e a sostegno delle imprese locali. Invece che comprare in un grande magazzino una t-shirt che migliaia di persone comprano identica, rivolgersi magari ad un piccolo brand o a un negozietto di nicchia. Vorrei che le collezioni delle case di moda parlassero di più, avessero delle idee più solide, più profonde, e tutto questo si può fare solo rallentando il ritmo, che, inoltre, porterebbe ad un miglioramento dell’ambiente lavorativo.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena, qual è la soluzione per continuare a essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Personalmente la mia soluzione è stata di ricercarla nella mia intimità, in ciò che mi caratterizza e nei miei gusti. Sono molto sensibile agli stimoli esterni, sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, anche per confrontarmi con quello che vedo e che sta andando in questo momento. Avendo diminuito drasticamente i contatti diretti con l’esterno, non sono stata “contaminata” da influenze che hanno rovinato il mio lavoro. La mia collezione è personale, rispecchia completamente me stessa e se non l’avessi fatta in questa condizione di isolamento non avrei mai raggiunto questo risultato.