Ilaria Galante
IED Roma
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Corso di formazione avanzata in curatela museale e gestione di eventi
23 anni
Roma
Le scuole sono state fra le prime strutture ad adeguarsi alle nuove misure di emergenza. Quali sono i pro e i contro delle lezioni da casa?
Le lezioni da casa ti fanno perdere il gusto di fare la pausa caffè tra una lezione e l’altra. A casa non c’è pausa. Se tu volessi, potresti andare a oltranza nello studio e nel lavoro, perché sei sempre li, notte e giorno. Non devi prendere macchina, autobus, treno, non devi spostarti, giustificarti o scusarti dei tuoi ritardi, a meno che certo, la connessione Wifi non ti abbandona. Lo IED ha messo sicuramente in atto una buona modalità di lavoro e studio da casa, fornendo molti degli strumenti necessari per il corretto svolgimento delle lezioni. Primo fra tutti l’impegno costante del personale amministrativo e del corpo docenti, grazie ai quali ci si coordina anche a distanza.
Le industrie del fashion e del design sono state fra le più colpite dall’isolamento. In qualità di consumatore e di futuro addetto ai lavori, quali saranno le conseguenze peggiori di questa crisi?
Oserei dire che le industrie maggiormente colpite sono quelle legate, più genericamente, al settore artistico. Questo perché, nella visione comune, l’arte, la moda, il design non sono legati ad aspetti necessari e primari. Si può vivere senza mostre, senza un capo, senza una sedia ma non senza acqua o senza cibo. Allo stesso tempo, però, non si può vivere senza un lavoro. Dunque, tutto ciò che non è “necessario” può diventarlo in funzione di ciò che lo è. Voglio dire che se Prada, Armani o Fendi hanno cominciato a produrre mascherine da non necessari sono diventati necessari, apportando un contributo fondamentale in un momento tanto critico. Certo, non potremmo dire lo stesso per gallerie d’arte o musei. Sappiamo bene che tali contesti vivono, o meglio sopravvivono, grazie alle visite di un pubblico, che oggi purtroppo viene meno. Pertanto la soluzione a questo ultimo caso è ancora lontana. Ed è a tal proposito che le istituzioni pubbliche dovrebbero intervenire con maggiore interesse e autorevolezza, cercando di salvare ciò che oggi raccoglie parte della nostra storia e della nostra contemporaneità. Perché forse non c’è danno peggiore che non avere più memoria di ciò che è e di ciò che è stato.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. Qual è la soluzione per continuare ad essere creativi?
La creatività credo sia un modo di vivere. Dico questo perché nella mia visione delle cose, la creatività ha sempre un ruolo centrale. Ed anzi è proprio grazie ad essa se, anche in momenti difficili come questo che stiamo vivendo, riesco a percepire la realtà da un punto di vista più alto, diverso. Mi spiego. Lo stato di isolamento, vissuto negli ultimi due mesi, mi ha portato spesso ad osservare il mondo dalla finestra della mia cucina ed è dall’osservazione distante e asettica della realtà che la mia immaginazione ha elaborato lavori, spunti, riflessioni che spesso nel tram tram della vita quotidiana, di fretta e sempre all’ultimo minuto, non ricordo di aver fatto o non appunto mai. Ecco, l’appunto. Questo è stato per me un periodo di cose scritte qua e la. Di scrittura. Di lettura. Di continue cartelle salvate in Note sul mio iPhone, in cui ho salvato innumerevoli opere, articoli, letture, immagini riconducibili tutte, o quasi, ad un grande tema, che oggi ci porta qui a rispondere a queste domande: “l’isolamento”, la “distanza sociale”, “il cambiamento”. Dunque, credo che questa pandemia, in fondo, seppur devastante, rappresenti un nuovo capitolo della nostra storia, una condizione che ci sta portando inevitabilmente a vivere in maniera differente. E per chi si occupa di “arte”, come me, non c’è cosa più stimolante che avere dell’altro da raccontare.