Camilla Chiavegato
Politecnico di Milano
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Design for the Fashion System, I anno (Magistrale)
22 anni
Bologna
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Prima che iniziasse il lockdown sono tornata a casa mia a Bologna. Avendo finito la sessione a fine gennaio venivo da un periodo piuttosto rilassato a livello di carico di lavoro, per questo non vedevo l’ora di ritornare alla mia routine universitaria, fatta di consegne, progetti e amici. Solitamente ero abituata a trascorrere la settimana a Milano, tra lezioni, nottate insonni passate su Illustrator, aperitivi in Piazza Affari, spese alla Pam e lavori di gruppo improbabili. Spesso durante il weekend tornavo a Bologna e regolarmente mi lamentavo di quanto fossi stanca, e di come la mia vita fosse troppo frenetica. Ora ovviamente ho capito che nonostante mi piaccia lamentarmi, la mia fast life milanese mi manca tantissimo, con i suoi pregi e i suoi difetti. Mi mancano addirittura i 40 minuti di viaggio sulla 92 da Bovisa a Loreto.
Continuo a seguire le lezioni online, provo a studiare e cerco di non impazzire portando avanti i lavori di gruppo a distanza, facendo i conti anche con differenze di fuso orario avendo molti compagni cinesi o sudamericani. Ovviamente passo anche tantissimo tempo su Netflix, sono ormai arrivata al terzo rewatch di RuPaul’s Drag Race.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Naturalmente trovare spunti creativi in questo momento è molto difficile. Al Politecnico sin dal primo giorno mi hanno insegnato che le idee non arrivano fissando il foglio bianco. Spesso un giro al parco, o un caffè con un’amica sono molto più stimolanti di una ricerca su Pinterest. Per questo mi sono rivista molto nelle parole di Renzo Piano: “Io penso molto più volentieri per strada, nei cantieri, nei caffè, camminando sui marciapiedi. Adesso penso in modo diverso. […] La creatività è sempre condivisa.” Purtroppo, in questa situazione tutti noi creativi ci siamo dovuti adattare e io non disdegno un giro in terrazza o la sopracitata ricerca su Pinterest.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
La cosa che mi fa più paura è non potere avere questo tempo indietro. Ci sono persone che non avrò occasione di rivedere una volta tornata a Milano perché magari hanno già deciso di continuare il loro percorso di studi in un’altra città l’anno prossimo. Poi ho paura di non riuscire a portare a termine i miei obiettivi e i miei piani, come ad esempio l’Erasmus.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Nel futuro post-Coronavirus spero che le persone vedano il mondo da un’altra prospettiva. Chi si mostrava scettico nei confronti della tecnologia dovrebbe imparare quanto questo strumento sia importante e funzionale. Allo stesso tempo chi era fin troppo legato ai dispositivi digitali mi auguro riscopra la bellezza dell’analogico.