Teresa Paterlini
Politecnico di Milano
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Fashion, II anno
23 anni
Milano
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Diciamo che la mia quotidianità è stata abbastanza stravolta da questa paradossale situazione. Innanzitutto ero a studiare all'estero e sono dovuta rientrare in Italia. Svolgevo gran parte delle mie giornate in laboratorio a cucire e molto spesso nei weekend andavo a visitare musei, esposizioni, librerie, piccoli negozi e archivi per piacere personale e ricerca di ispirazioni. Ora continuo a fare ricerca principalmente per la tesi di laurea, leggendo moltissimi libri di sociologi o ricercatori principalmente legati al mondo dell'arte e del design. È un modo di fare ricerca che prima non ho mai molto considerato, ma che mi sta aiutando a sviluppare delle competenze critiche riguardo al mio settore. Inoltre ho iniziato a crearmi un background cinematografico seguendo le rassegne di MUBI e alcuni film d'autore che mi hanno sempre incuriosita principalmente per scenari e fotografia. Essendo io molto attaccata al saper fare manuale cerco di tenermi allenata ricamando piccoli progetti (ho sempre voluto avere un insettario ricamato), scartamodellando qualche capo d'abbigliamento o facendo la maglia ai ferri. Poi ovviamente ci sono tutte le attività da quarantena che stanno spopolando sui social: cucina, vai a fare ginnastica, impara a fare i cocktail come il tuo bar preferito eccetera.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Le piattaforme web legate ai creativi durante questa quarantena hanno davvero offerto una serie di opportunità fantastiche. Su Instagram seguo alcune interviste dei miei giornali preferiti a vari personaggi tra moda arte e design, sono affezionata alle interviste di Cabana che ti portano ad esplorare interni di case incredibili. In oltre alcune associazioni come quella di McQueen hanno proposto una serie di incontri aperti a tutti con diversi personaggi del mondo della moda. Ho divorato documentari in cui raccontano il lavoro dietro la preparazione delle sfilate, trovo estremamente interessante vedere come i diversi stilisti lavorano. Sono molto appassionata di arte quindi ho seguito alcuni documentari e sono riuscita ad intrufolarmi in delle chiamate Zoom dove alcuni curatori di musei di Milano raccontavano specifiche mostre. Infine con alcune fidate amiche appassionate del nostro lavoro abbiamo un gruppo in cui ci condividiamo sempre articoli o podcast interessanti che ci aiutino a riflettere su quello che facciamo e qual'è il nostro ruolo adesso e spunti di ispirazione per stimolare la nostra creatività.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
La mia più grande paura è di annoiarmi, anche di quello che mi appassiona, e di non avere le competenze per mettermi in gioco come si deve quando ci sarà l'occasione e, se devo essere sincera, ho timore di quale futuro può esserci per me nel modo lavorativo post-COVID-19 vista la mia imminente laurea.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Ovviamente sì! A tratti mi spaventa ma in realtà penso che sarà una grandissima opportunità per l'azienda della moda e una stupenda sfida per noi creativi. Sì, mi spaventa che il mondo lavorativo possa essere difficile per noi giovani che ci affacciamo sul modo del lavoro, ma penso che questa tempesta possa smuovere alcune dinamiche sopratutto legate al mondo della moda che negli ultimi vent'anni si sono affermate e hanno preso il sopravvento. I designer (o almeno parlo per gli italiani) hanno l'occasione di riconquistare quei valori culturali e sociali senza i quali la moda perde ogni significato e diventa usa e getta.