Silvia Rossetti
IED Milano
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23 anni
Milano
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
La mia quotidianità è cambiata per un motivo principalmente: prima non vivevo quasi mai la casa, passavo tutto il mio tempo fuori, in IED (lab, parco, Bezzecca) anche se, per la maggior parte delle volte, non avevo lezione, IED era un luogo di incontro, un crogiolo di creatività e visioni diverse, dove ho dato vita a tutti i miei lavori. Non ho mai capito, infatti, come alcuni compagni potessero lavorare ognuno da casa propria senza vedersi mai, per me è dal confronto e lo scambio di idee che il progetto parte, cresce e arriva al suo apice. Ecco per me IED era questo, il mio studio creativo e la casa un luogo dove tornare a dormire e ricaricarsi. Ora la casa è tutto, luogo di lavoro, di svago e luogo creativo.
Non sono mai stata una persona con una routine, perché la vita secondo me è piena di imprevisti da cogliere come opportunità, ma ora me la sono dovuta creare e, per alcuni versi, mi aiuta e mi gratifica. Ho trovato sfogo nello sport, come non facevo da tempo, e mi sono presa del tempo per ri-aggiornarmi e per pensare al mio futuro lavorativo più che al presente come facevo prima ma soprattutto ho mantenuto i contatti con tutti, amici e colleghi, con cui faccio delle session di ore e ore in videochiamata per parlare dei progetti. Insomma, la mia vita è cambiata sì, ma non del tutto in negativo.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
La soluzione è senza dubbio viaggiare con la mente e mantenerla aperta, nutrirla ogni giorno in modi differenti. Ognuno di noi deve prendersi momenti per ascoltare buona musica, chiudere gli occhi e immaginare; oppure, tramite la visione di film o un documentario; seguire influencer, designer e brand sui social facendosi ispirare e soprattutto fare vere e proprie session in team dove ci si scambiano idee ed opinioni su ogni argomento. Lo scambio è vita.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
Non aver fatto cose che potevo fare e che ho paura che non si potranno più fare come prima; viaggiare ed i contatti interpersonali nello specifico. Ho paura che le persone non si abbracceranno più senza motivo, che non si apriranno più come prima.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Sì, nonostante pochi giorni fa mi sia resa conto di essere particolarmente ottimista a riguardo. Vedo un futuro in cui le persone saranno più consapevoli della precarietà delle loro vite e più pronte ad accogliere le opportunità, mettendo da parte la paura di perdere quelle piccole sicurezze che si sono rivelate così volatili. Vedo un mondo che si sentirà più unito, questa pandemia ci ha coinvolti tutti e ci ha posto davanti il fatto che di fronte alle minacce siamo tutti uguali; anche perché senza questa consapevolezza non riusciremo a riprenderci. Infine, vedo un mondo più responsabile anche sotto il punto di vista ambientale, perché abbiamo avuto tempo per fermarci e riflettervi e vedere come pochi mesi di stallo abbiano portato un grande beneficio al pianeta.