Anastasia Marčelja
NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
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Design, III anno
23 anni
Fiume, Croazia
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Dal momento che si è meno condizionati dalla frenesia esterna dai muri casalinghi, la riconciliazione col mio essere interiore è stato inevitabile e sembra aver ripreso un certo ritmo bilanciato. Le giornate hanno preso più colore contemplativo, specialmente negli elementi circostanti, permettendo all’attenzione di vagare nei minimi particolari, animando il loro possibile potenziale. Partendo dalla rielaborazione di certi spazi interni e nuovi modi d’uso di certi elementi, alla sperimentazione culinaria e ai sfoghi interpretativi su carta e tela. Ho riavuto il tempo per finire certi lavori grafici e per continuare con la passione letteraria e la coltivazione botanica, che mi hanno portato alla germinazione del percorso di ricerca della tesi.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Gli spunti per continuare ad essere creativa li trovo all’interno di me confiscati come voglie e pensieri, come anche da tutto ciò che mi circonda e le attività che impiego. Nonché l’immenso spirito di avventura di scoprire l’ignoto che ci viene fisicamente imposto.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
Ho paura di non riuscire a vedere la mia famiglia e le persone a cui tengo per un po’ di tempo. Altrettanto, per coloro che non riescono ad adeguarsi nel presente, vivendo nel passato e temendo il futuro.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
Il futuro potrebbe portare un’ossessione esagerata verso la sanità causata dal ripetitivo avviso delle varie precauzioni. Si estingueranno coloro che vengono presi dal panico della massa, mentre si rafforzeranno quelli che consapevolmente e razionalmente sapranno risolvere l’isolamento. Purtroppo, le generazioni minori potrebbero essere danneggiate psichicamente di più, data la loro scarsa capacità di resilienza e potrebbero abituarsi fin troppo allo star in casa, ripartendo poi con un piede diffidente verso la realtà. Tutto ciò spero non accadrà, se ognuno continua a vivere nel presente seminando idee che pian piano cresceranno con l’individuo, che è ormai l’artefice prevalente del destino sulla vita terrestre.