Luca Roncalli
Università Cattolica del Sacro Cuore
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20 anni
Milano
Com’è cambiata la tua quotidianità? Che cosa fai per impegnare la tua giornata?
Sinceramente quasi in meglio, prima mi dividevo tra lavoro in Svizzera e lezioni a Milano. Era uno strazio. Ora posso fare entrambi da casa, ma devo dire che mi manca un sacco uscire le sere per gli apertivi e il contatto umano in generale. Sono contento comunque perché ora riesco ad avere ritmi più tranquilli, ma è l’unico punto a favore che posso trovare.
Il tuo lavoro si nutre di creatività. In questa quarantena qual è la soluzione per continuare ad essere creativi? Quali sono i tuoi spunti?
Continuo a leggere, scrivere e guardare documentari che non ho mai avuto tempo di vedere.
Qual è la tua paura più grande in questo momento?
In questo momento spero che mio padre si riprenda dalla malattia così come tutti gli altri suoi colleghi medici. Spero che il tessuto economico ne esca il meno danneggiato possibile e che l’Italia attivi presto le politiche d’aiuto di cui continua a parlare.
Stai già immaginando un futuro post-Coronavirus?
A livello lavorativo prevedo un boom di ordini e movimentazioni. A livello personale-emotivo temo sarà devastante. Penso che tutti faremo fatica a dare un abbraccio, entrare in un luogo affollato o a prendere un mezzo pubblico. Ci sono degli istinti di protezione che faremo fatica a perdere prima di tornare alla vita di prima. Le conseguenze saranno devastanti per ogni tipo di relazione e questo mi devasta. Spero che le persone sconfiggano presto la paura e che trionfi il buon senso, così da poter tornare ad essere di nuovo quelli che eravamo, solo con qualche precauzione in più. Spero che le vie di Milano tornino quelle di prima, i bar così pieni ed i locali pure. La prima cosa che farò sarà un aperitivo, seguito da una cena ed una serata, ahimè mi immagino già la coda al Plastic.