La censura delle statue ai Musei Capitolini
I motivi della polemica
27 Gennaio 2016
Un museo non è solo un luogo in cui si accumulano delle opere da esporre per meriti di fama e prestigio. Un museo è testimonianza di un’identità nazionale, è un’eredità materiale ed è simbolo di libertà, perché la cultura e la consapevolezza della storia che “fu” è libertà, sia di espressione che di pensiero. Un museo è simbolo di uguaglianza: chiunque può entrare, uscire, guardare o distrarsi, ed è comunque uguale a tutti gli altri e gode degli stessi diritti e doveri.
Sulla base di questa forte consapevolezza, e del fatto che un Paese democratico si definisce tale perché ha scelto volontariamente di non appartenere a un regime di terrore, oligarchia e proibizionismo, perché nella capitale di questo stesso Paese avvengono episodi come quello della censura delle sculture antiche dei Musei Capitolini, ritraenti dei nudi, in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani?
Per evitare un “incidente diplomatico”, il premier Matteo Renzi decide di far coprire le statue con severi scatoloni, per “rispettare” le rigide leggi iraniane che proibiscono tassativamente l’esposizione, seppur sottoforma di opera d’arte, del nudo femminile. Impazza subito la polemica di chi crede che tuttavia questo “rispetto” non sia altro che sottomissione, e che questo oscurantismo sia una vergogna per il nostro Paese.
Sono tanti gli interrogativi che emergono come conseguenza di questa vicenda: perché mettere un bavaglio alla nostra cultura e attenersi a un servilismo che non è contemplato nella nostra democrazia? Perché far prevaricare una “subcultura” che ignorantemente compiace il moralismo becero e non condiviso dalla maggioranza dei Paesi occidentali?
Una cosa del genere non avveniva dai tempi del Concilio di Trento (1545).
Questo è rinnegare se stessi, questo è essere sommersi da un idealismo nemico delle nostre idee, a cui non rispondiamo difendendoci con la nostra pacifica libertà, ma a cui rispondiamo con paura e abbassando la testa.