Prada Marfa compie 10 anni
da opera di nicchia a mito globale
20 Ottobre 2015
Prada Marfa compie 10 anni. L’iconica istallazione, opera del duo composto da Michael Elmgreen e Ingar Dragset, rappresenta uno dei paradossi artistici più affascinanti nell’era del consumismo: si tratta di un negozio senza clienti, ma con migliaia di visitatori, nel bel mezzo del deserto del Texas, in prossimità della città di Marfa, appunto.
La struttura, realizzata nel 2005 con l’ausilio degli architetti Ronald Rael and Virginia San Fratello, costò 80.000$ e fu progettata per non essere mai riparata, bensì consumata dall' inesorabile scorrere del tempo. L’opera fu tuttavia vittima di atti vandalici per ben due volte, costringendo gli autori a riportarla rapidamente allo stato originale. L’aspetto più interessante dell’intero progetto è senza dubbio il rapporto tra l’artista ed il brand, nello specifico Prada.
Al contrario di quanto molti potrebbero pensare, l’opera non è stata commissionata da Miuccia Prada, ma la designer ha immediatamente apprezzato l’idea, lasciando gli artisti liberi di utilizzare il logo del suo brand senza alcuna conseguenza legale. Nel 2014 l’opera venne accusata di essere un cartellone pubblicitario illegale, polemica ovviata grazie alla classificazione successiva dell’edificio come Museo.
In una intervista esclusiva rilasciata al magazine Dazed & Confused, i due artisti hanno rivelato ad Emma Hope Allwood i retroscena dell’opera che ha ridefinito per sempre i confini etici della pop art. Scopriamo ad esempio che Miuccia in persona ha selezionato ed inviato in Texas gli accessori della collezione autunno/inverno 2005 che sono stati utilizzati per le vetrine dell’istallazione: “Miuccia ha selezionato gli oggetti, che sono stati scelti in maniera molto intelligente in toni sabbiosi poiché ci troviamo nel bel mezzo del deserto, dove tutto ha questi colori polverosi della terra. Quindi le borse e le scarpe della collezione autunno/inverno 2015 erano perfetti perché corrispondevano a questa palette” dice Elmgreen. “È stata molto generosa, ci ha scritto una lettera nella quale diceva che potevamo usare il logo liberamente e che non ci avrebbe perseguito legamente per questo. È una situazione molto diversa rispetto all' essere commissionati da Prada” aggiunge.
Anche in seguito al primo attacco vandalico, Miss Prada non smise mai di sostenere il progetto: “Eravamo molto shockati e tristi dopo la prima notizia di attacchi a soli tre giorni dall’apertura. Praticamente eravamo stati derubati – qualcuno è arrivato con un furgone e ha portato via le scarpe sinistre e le borse, fortunatamente avevamo ancora i piedi destri per rimpiazzare i prodotti e la signora Prada ha inviato subito altre borse” e lo stesso fece la popolazione locale: “Il rinnovamento è stato abbastanza rapido, e la comunità locale voleva davvero che tutto tornasse a posto” conferma Elmgreen.
Al contrario di ogni aspettativa iniziale, il logo emblema dell’istallazione divenne uno status symbol: “Non avremmo mai potuto immaginare che l’opera avrebbe ricevuto così tanta attenzione e significato così tanto per il nostro lavoro. All’improvviso l’insegna con le miglia che separavano la strada da Prada Marfa comparve in Gossip Girl e Beyoncé si fece un selfie di fronte alla struttura e poi tutto perse il controllo, diventando una meta ambita dalle persone” confessano i due.
Quando l’opera fu creata, nel 2005, Instagram e Facebook erano solo un miraggio. Il modo in cui la struttura viene percepita oggi è pertanto mutato: da Mecca dell’arte contemporanea a ottima scusa per l’ennesimo selfie il passo è breve, ma i due autori sono stati in grado di comprendere e perfino apprezzare l’evoluzione mediatica della loro opera. “Crediamo che le idee che stanno alla base dell’opera sopravvivano e speriamo che questo renda sempre più persone interessate all’arte contemporanea e al potenziale dell’arte in generale” afferma Dragset.
La potenza mediatica dell’opera ha condotto negli anni numerosi marchi ad approcciare i due creativi per interessi simili, ma l’etica artistica dei due ha prevalso. Solo Prada ha meritato il privilegio di essere scelto senza la minima richiesta e, trattandosi di due artisti americani, un certo orgoglio italiano è lecito.