Archistar
Quando l'architettura del museo ruba la scena al suo contenuto
15 Maggio 2014
Il processo di estetizzazione dell'opera d'arte ha raggiunto livelli ed esiti, nel corso dei secoli, notevoli:
attraverso mille-più-uno modi ed espedienti per rendere accattivanti gli allestimenti, per cui i curatori si affannano, lavorano e fanno ricerca senza sosta elaborando nuove strategie (a volte, dati i risultati, inutilmente!), ma soprattutto con l'architettura stessa del museo che ospita opere e 'mirabilia' varie.
Sempre più complessa, monumentale, spettacolare e protagonista: l'architettura dei musei passa da contenente a contenuto stesso, e tutto ciò che è al suo interno rischia di passare in secondo piano.
Per gli architetti, anzi gli "Archistar", il progetto del museo è quello tanto agognato, è momento di svolta per la carriera, è occasione per affermarsi e per mostrare al mondo la propria firma.
Molti progetti sono un vero sogno di design, ma un incubo in fatto di funzionalità e fruibilità degli spazi; altri invece sono il prodotto di un dialogo aperto e attento tra architetti e curatori che insieme mirano alla prerogativa principale di un museo ovvero la riprogrammabilità, che è intesa in questo caso come possibilità di riabilitare il museo, di volta in volta, a seconda delle tendenze che sono in atto in determinate epoche, e come possibilità di poter far vivere al visitatore un'esperienza appagante, stimolante e di crescita culturale.
Museo Dalì, Saint Petersburg
National Gallery, Washington
Museo Maxxi, Roma
Mucem, Marsiglia
Guggenheim Museum, New York
Guggenheim Museum, Bilbao
Centre Pompidou, Parigi