Mark Jenkins - To look over or look around
26 Aprile 2012
Il teatro urbano e la teatralità del quotidiano. Sono due degli aspetti su cui l'artista americano Marc Jenkins punta a farriflettere specularmente. ''Incontrare'' una delle sue opere da strada vuol dire imbattersi in fantocci di pvc di altezza e fattezze umane, ricoperti di vestiti veri, intenti a compiere le più banali attività della più normale delle giornate infrasettimanali. Solo che loro schiacciano un pisolino su un'amaca arrangiata tra due pali delle luce oppure in un comodo cassonetto dei rifiuti, rigorosamente per la raccolta differenziata della plastica. Qualcun'altro legge, invece, il giornale sdraiato per terra ed è esso stesso totalmente rivestito di pagine di quotidiani ormai da buttare, c'è poi chi si abbevera con il busto immerso in enormi fontane e chi tenta di rimanere in equilibrio sulla cima di un palazzo.
Marc Jenkins vuole stupire, far girare la testa, indurre a rallentare: si rivolge a tutti i passanti che distrattamente affollano le nostre strade ignorando quello che accade ai margini, ricorda loro che non è sempre sufficiente guardare solo avanti ma che spesso occorre guardarsi intorno. La sua è una forma di street art tradizionale nell'intento ma geniale nella resa: piuttosto che muri disegnati utilizza manichini iperrealistici di cui si scopre la natura artificiale solo ad uno sguardo ravvicinato e attento. C'è chi ha reagito con stupore, chi con spavento, chi nel dubbio ha chiamato l'ambulanza per poi sentirsi un'idiota.
Decine di scatti a documentare i suoi bizzarri esperimenti con protagonisti l'uomo e la città, che raccontano storie di corpi inanimati abbandonati a se stessi e l'acquiescenza di un pubblico che non ha chiesto di vedere quello spettacolo (dunque guarda e passa avanti nella maggior parte dei casi), nella sua prima monografia intitolata ''The Urban Theatre'', che egli ha voluto come atto di consacrazione del suo lavoro, insieme alle personali allestite nei più importanti del museo del mondo, tra cui ricordiamo la tappa romana presso la Wunderkammern organizzata in collaborazione col MACRO, perché rappresenta l'unico modo di rendere eterna un'arte che per definizione sfiorisce nel turbinio di fatalità quotidiane. I suoi manichini sono come quelli delle vetrine dei negozi, ti invitano analogamente a scoprire uno stile di vita: ma non si tratta di un invito a nozze, piuttosto ti ricordano di quello stato di marginalità che per alcuni è invisibile abitudine.
The urban theater and the theatricalism of everyday life. These are two of the themes that Mark Jenkins treats in his pieces of street art. His pvc mannikins have human features and real clothes and you can find them sleeping in a dustbin, reading on the groundfloor or in equilibrium on the top of a building. He aims to astonish you, to make your head turn around and to slow down your run: are they real? Are they telling me something? Yes, they are telling you to remember that for some kind of people a marginal life is an invisible habit.
''The Urban Theater'' is his first monograph and it rapresents his way to bring street art from walls to istitutional channels and to make it remains forever.