Dobbiamo sbarazzarci della Monna Lisa?
Se lo chiede Jason Farago, critico d’arte del New York Times
08 Novembre 2019
Poche opere nella storia dell’arte sono ignorate quanto “Le nozze di Cana” al Louvre. Appeso sulla parete opposta a quella della Monna Lisa, il capolavoro di Paolo Veronese è la vittima perfetta del fascino dell’opera di Leonardo. Questo quadro monumentale è il caso più eclatante di grande arte offuscata dalla fama superficiale di un’opera assurta al rango di icona, anche se nessuno capisce veramente il perché. E' da questa riflessione che parte il critico d’arte Jason Farago, nel suo provocatorio articolo del New York Times pubblicato il 6 Novembre, intitolato: “È ora di rimuovere la Monna Lisa”.
L’opinione di Farago suona radicale, come radicali sono i suoi toni nel definire il quadro di Leonardo: “un pericolo per la sicurezza, un ostacolo all’educazione e nemmeno un’attrazione soddisfacente nella vostra lista di cose da fare”. Prosegue dicendo che “in quest’epoca di turismo di massa e narcisismo digitale, è diventata un buco nero di anti-arte che ha messo sotto sopra il museo”. Il critico poi enumera qualche dato: cita il sondaggio che nomina la Monna Lisa l’attrazione più deludente del mondo, parla di quanti problemi il minuscolo quadro con il suo sproporzionato seguito abbia creato al museo sia sul piano logistico che su quello culturale, dato che la sua fama, da sola, eclissa agli occhi del pubblico il valore della collezione d’arte più grande d’Europa.
Il curatore del Louvre, Jean-Luc Martinez, ha proposto soluzioni puramente logistiche, come biglietti a tempo e nuovi ingressi, ma, come il critico del New York Times ribatte: “Il Louvre non ha un problema con il sovraffollamento, ma con la Monna Lisa”. La soluzione che invece viene avanzata nell’articolo è molto più semplice: la spropositata attenzione che il quadro attira merita uno spazio tutto per sé, separato dal resto del museo, dove le oceaniche folle di turisti del Louvre (che hanno sfiorato i dieci milioni l’anno scorso) possano dirigersi, facendo in modo che il resto della collezione possa uscire dalla sua gigantesca ombra. Questa idea è modellata sul caso del Guernica di Picasso al Reina Sofia di Madrid, a cui è stato assegnato un padiglione proprio.
Sperimentare l’arte significa, fra le altre cose, esercitare il proprio spirito critico, non cedere al richiamo fatuo della fama, con l’effetto controproducente di diventare solo più insensibili e passivi e appiattire quella grande esperienza che è l’arte, ma ricercare attivamente ciò che ci emoziona e colpisce il nostro cuore e il nostro cervello. Forse servirebbe esplorare l’arte con uno sguardo più ingenuo, indagando opere e correnti alternative ma altrettanto importanti, come quelle che sono appese in tutto il resto del Louvre. Forse servirebbe visitare il museo per vivere un’esperienza personale, intima e non soltanto per alimentare i contenuti del nostro feed. Non è forse questo l’obiettivo di tutta l’arte? Come il sole offusca le stelle, così certe opere troppo famose possono offuscare tutte le altre ed è quindi giusto chiedersi: è ora che la Monna Lisa tramonti?