La grande bellezza dei Musei Capitolini
Immortalata dall'obiettivo di Marcello Grassi
06 Marzo 2014
Sottile, pungente, dichiaratamente felliniano, dai toni bruschi, violenti, ma così intensamente vero e attento a cogliere anche i particolari più squallidi e le più diffuse sovrastrutture delle relazioni tra persone e soprattutto in certi contesti sociali, dove a far da passepartout sono determinate etichette, determinati frasari, atteggiamenti, maschere.
"La grande bellezza" di Sorrentino trasuda tutto questo e l'intricato circolo di queste vite e di questi racconti è inserito nel contesto dell'Urbe per eccellenza, l'immensa ed eterna Roma.
Spezza il fiato la parentesi che Sorrentino ritaglia all'interno del film, dedicandola a un giro notturno dei più bei 'palazzi' di Roma, e in questo fugace tour compaiono anche i Musei Capitolini, e alcune opere tra cui il Galata morente, tragico e sofferente nella sua fitta penombra.
I Musei Capitolini sono un vero e proprio scrigno di meraviglie molto spesso trascurate da un pubblico molto più attento a rigide e standardizzate tappe turistiche da pacchetto viaggio.
A tal proposito è da annoverare il progetto fotografico "Anatomia del tempo", dell'artista Marcello Grassi, che coglie nei suoi scatti, tutta la consistenza fredda, candida, liscia del marmo, con le sue venature e scanalature che formano monumentali volumetrie corporee a cui manca solo il sangue nelle vene e scatto dinamico nei tendini, tanto evidenziati dai forti chiaroscuri e contrasti tra luce ed ombra.
La capacità di Marcello Grassi di estrapolare tutta la verità di queste opere, e i loro aspetti più umani è sorprendente, anche attraverso banali ombre che evidenziano o nascondono dei lineamenti, o scorci particolari e tagli violenti delle inquadrature.
Il tutto si riconduce all'ossimoro della distratta società e del patrimonio artistico della città:
"Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile".